GRAZIE NALDI!

Che tristezza!

E' morto un mito. Ciò che è stato cancellato dal verdetto del Tribunale di Napoli non è solo e semplicemente la Società Sportiva Calcio Napoli.

I giudici partenopei hanno reciso una sorta di cordone ombelicale che teneva uniti nella passione, nell'amore per una maglia, milioni di uomini, di donne, di bambini, di anziani. Da Napoli a Milano, dal Sud al Nord, dall'Italia all'Europa, al mondo intero.

Una fede, un amore grande per una sorta di mamma per tutti coloro che sono cresciuti con nelle orecchie la dolce musica di un dialetto conosciuto, parlato, cantato in tutto il mondo.

Che tristezza!

Una parte di noi tutti è morta. Ed è una ferita che non potrà rimarginarsi tanto in fretta.

Ma era inevitabile. I giudici hanno fatto solo il loro lavoro. Né si poteva pretendere che Bassolino o Iervolino facessero il miracolo. Chi doveva fare di più, e meglio, non lo ha fatto, provocando una vera e propria sciagura.

Toto Naldi, rampollo con molti vizi e poca concretezza della borghesia napoletana, ha portato alla distruzione il calcio a Napoli. Ha buttato via un mare di soldi ma non è riuscito a combinarne una buona. Alla fine non era neanche più padrone dei suoi soldi. La famiglia, il fratello, la moglie, lo hanno messo nell'angolo, l'hanno sculacciato a dovere e il povero Toto ha abbandonato il suo giocattolo.

Che personaggio!

Poveri noi, illusi, che fino alla fine abbiamo sperato, sofferto, tribolato. Grazie Naldi per quello che hai fatto alla città di Napoli e ai milioni di tifosi della maglia azzurra.

Ma a deludere non è stato soltanto lui ma anche tutta la classe imprenditoriale napoletana, provinciale, meschina, chiusa nei suoi gretti interessi di bottega, incapace di esprimere un'immagine vincente non solo nel calcio ma nella stessa attività economica, sociale e civile della città.

Ed anche per questo era inevitabile che finisse così.

 

 

 

Rino Scialò                                                            3/8/2004

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