IL
CORAGGIO DI RESTARE ZITTI
Ancora
una volta, al termine dei novanta
minuti, il tifoso napoletano resta
deluso dalla sua squadra. La
tautologica impressione si è
trasformata ormai in
tradizione, con buona pace di chi
del Napoli è malato e beve
all'amaro calice dal sette
settembre. Il silenzio a volte
sarebbe oro, il rispetto per
tifosi degenti in corsie
casalinghe, davanti a una Tv
immobili ed esterrefatti, è ormai
stato dimenticato. Al punto che
non si ha l'onestà intellettuale
di urlare la propria pochezza, la
fragilità circostanziale e la
scelleratezza di alcune non-mosse.
Il Napoli prosegue col viatico del
silenzio-stampa dei giocatori,
concedendo il permesso di parlare
soltanto al suo, chiacchierato,
allenatore. Il quale anche dopo
una partita palesemente sofferta
anche in doppia superiorità
numerica riesce a sproloquiare
sulla bontà della squadra e sul
cinismo della malasorte. Non
riesce il Cagliari nell'intento di
cacciare il suo tecnico, non
riesce nonostante tutto ad
ammainare il vessillo dell'onore
nonostante un tecnico che in
panchina, al gruppo e alla
dirigenza, on va più bene. Eppure
il Napoli non approfitta dei
cadeaux del Cagliari che manda due
dei suoi sotto la doccia in
anticipo. La contromossa - lecita
per chi segue calcio e per chi osa
conoscerne un pochino - sarebbe
quella di cercare l'affondo, in
modo da non essere in continua
balia di un avversario che,
sospinto dalla pochezza tattica
avversaria, mira al surclassamento.
Riuscendoci appieno. Approfittando
del fatto che prima,
inopinatamente,
"l'avversario" non aveva
cercato di chiudere i conti grazie
al Conti mancante, inserendo
magari un uomo in grado di
archiviare la pratica. Del
Cagliari - e soprattutto di
Ventura - di tutto si può dire
tranne che sia ingenuo. E così
ecco che il tappeto rosso è
srotolato sul sentiero dei
rossoblu, che arrivano al pareggio
e sfiorano la vittoria. Impagabile
Zola, pacco espresso "made in
London" promesso da Naldi ma
recapitato in Sardegna non per un
errore postale ma grazie alla
sagacia di Cellino arrivato per
primo sul fuoriclasse ex idolo
azzurro. La professionalità del
Gianfranco e di molti altri suoi
compagni, non frenati dall'anelito
di cambiare ma sospinti
dall'orgoglio professionale,
consente al Cagliari di
raggiungere un pari insperato in
inferiorità numerica. E,
nonostante questo, fanno restare
il tecnico sulla graticola.
Nonostante una grande reazione e
un risultato meritato ma, per come
si erano messe le cose, dal gran
valore. All'opposto, il collega in
sala stampa mangia il panettone
chiacchierando con la stampa, lo
ribadiamo, della bontà della sua
squadra e della sfortuna oberante
il suo lavoro. Ha parlato solo
Agostinelli e ha detto questo. La
domanda, dal profondo del cuore,
giunge terribile. Era il caso? O
forse era meglio lasciar passare
l'allenatore e portare dai
giornalisti i vari Montervino,
Pasino, Tosto, veri protagonisti
della gara? L'interrogativo lascia
libera interpretazione. Anche se
la sensazione è che la risposta
sarebbe un plebiscito.
Marco
Santopaolo
03/11/2003
|