IL
DERBY DELLA VERGOGNA
Cos'è
diventata, oggi, una partita di
calcio!
Cariche
della polizia, scontri fisici con
armi improprie, sassaiole, atti di
vandalismo, coltellate, feriti.
No,
non è più sport, è una guerra.
Il
derby campano Avellino – Napoli,
che mancava agli appassionati di
calcio da tanti anni, si è
ripresentato nel peggiore dei modi
possibili.
Un
ragazzo di appena vent'anni combatte
tra la vita e la morte, un
vicequestore picchiato brutalmente e
colpito da infarto, venticinque
feriti.
Ma
dove è finita l'allegria della
trasferta al seguito dei propri
beniamini, la voglia di guardare le
partite, l'esultanza di grandi e
piccoli ad una rete della propria
squadra?
Qui
si sta perdendo, o forse si è già
perduto, il senso delle cose, il
senso della vita, addirittura.
Ma
perché si va allo stadio, in
trasferta, senza i biglietti, quando
a Napoli ne sono stati inviati
seimila ed oltretutto si fa casino
per entrare anche senza?
Vergogna.
Perché
la polizia ha caricato all'interno
dello stadio? Anche il più
sprovveduto sa che con tanta gente
che affolla spazi chiusi il rischio
di provocare tragedie è enorme.
Vergogna.
Dov'era
il servizio di soccorso quando il
ragazzo è caduto dagli spalti?
Mezz'ora di agonia,
nell'indifferenza.
Vergogna.
Perché
di fronte alla sofferenza di tanta
gente c'è chi squallidamente si
preoccupa di avere la partita vinta
a tavolino?
Vergogna.
Al
Partenio ci si aspettava una festa
del calcio. Abbiamo assistito alla
vergogna dello sport.
Rino
Scialò
21/09/2003
Proverò,
amici, a non sconfinare nella consueta
retorica in cui è facile finire
quando succedono determinati episodi
negli stadi. Quel che è successo ad
Avellino, lascia basiti, il povero
Sergio Ercolano sta lottando per
sopravvivere, tutti vogliamo che ce la
faccia, il funzionario di p. s.
colpito
da
infarto è fuori pericolo, queste sono
le ultimissime che ho, ora la dinamica
dell’evento non è chiara. Dicono
che l’incidente, se di questo si
tratta, sia accaduto all’ingresso di
tifosi in esubero in un impianto non
all’altezza, il malcapitato sia
caduto ed i soccorsi avvenuti in
ritardo. Ho
difeso
la legge varata dal governo in
proposito e continuo a farlo, però
quando manca il buon senso delle
persone tutto è inutile, responsabili
un po’ tutti, in questo caso. I
tifosi che non avevano il biglietto
non dovevano sostare nei pressi della
struttura sapendo di non poter
entrare, chi ha
organizzato
la partita doveva scoraggiare a venire
il pubblico senza biglietto, se
l’impianto non è in grado di
ospitare una partita è preferibile
non giocarla lì, l’Heysel non ha
insegnato niente? Anche se i soccorsi
a quanto pare, sono avvenuti con un
ritardo, colpevolmente, di circa
trenta
minuti, entrare sul terreno di gioco a
scatenare una guerriglia non serviva e
ha solo causato altri feriti. Il colmo
se, come si era diffuso, la gara si
giocava. Le accuse finali di Casillo,
napoletano, patron irpino che dice che
è stato tutto organizzato apposta,
vorrei non commentarle, per non
mancare di rispetto a chi sta
soffrendo, che è certamente più
importante. Vi raccomando, presidenti,
lega, forze dell’ordine, quanti
altri, aprite le solite discussioni
inutili invece di darvi da fare a
troncare queste
schifezze. Con rammarico.
Luigi
Petagna
21/9/2003
SABATO
DA BUTTARE
E'
difficile, molto difficile parlare
di calcio dopo una serata
funestata da avvenimenti che con una
sfera che rimbalza su un prato verde
hanno davvero nulla a che
vedere. Anzi, è impossibile. Era
il match di cartello,
Avellino-Napoli, ci eravamo
mobilitati e indispettiti per la
designazione di un arbitro sentendo
anche un esperto. Poveri illusi. Il
destino, un tremendo destino, ha
voluto che Luca Palanca non
arbitrasse alcuna partita di calcio.
Non siamo qui a raccontare di nessun
derby campano, di nessuna sfida
campanilistica e di nessun torto
arbitrale. Al cronista sportivo
subentra quello di cronaca. Nera.
Nera come quel sabato 20 settembre.
Doveva essere una festa. Non lo è
stata, qualcuno ha voluto che
non lo fosse. Il caso, il destino.
Un'imprudenza, un incidente. Ma non
solo. Anzi, tanto altro ancora
che con la fatal ruota della vita
hanno poco a che vedere. Chissà.
Sta di fatto che un giovane di nome
Segio Ercolano è ricoverato in
condizioni disperate in un nosocomio
irpino. Lui la partita la sta
giocando. E accanto ha milioni di
tifosi. Quelli veri. L'avversario è
difficile, molto, è quello che alla
fine ci lascia vincere tante
battaglie, ma l'ultima mai. Il
pronostico è "uno", di
cuore, e speriamo di averlo
azzeccato perché Sergio ce la può
fare, deve farcela. Purtroppo però
al caso si affianca anche la
stupidità, la follia, e
l'ignoranza, che hanno messo in
pericolo un'altra vita umana
funestando una giornata di sport
rimasta allo stato potenziale. La
vita in questione è quella di un
vice-questore avellinese, colto da malore
e in seguito, inginocchiatosi a
terra, malmenato e riempito di
botte da un gruppo di belve.
Ora l'ufficiale è fuori
pericolo. Ma se l'è vista brutta. L'episodio
che ha scatenato la folla, "il
ritardo dei soccorsi", non
giustifica alcunché. Vergogna!
Vergogna! Vergogna! E' davvero
vergognoso, un linciaggio verso una
persona che non c'entrava
assolutamente niente con l'accaduto,
aveva soltanto "la colpa"
di essere un tutore dell'ordine. E
di essere un uomo. Non lo hanno
dimostrato tutti quelli che hanno
massacrato un essere umano inerme e
debole. Ma l'indignazione non è
generata soltanto dall'assurdo accanimento
contro il signor Gennaro Rega. Tanto
cinismo non si era mai visto, la
cattiveria immonda vista sui volti
di quei pseudo-tifosi ha messo in
atto una guerriglia in campo e
fuori che non trova alcun
appiglio di giustificazione, quando
invece bisognava soltanto restare in
silenzio a pregare, a sperare.
Quelli non sono tifosi di Stefano.
Tutte quelle persone che si sono
riversate sul terreno di
gioco e in preda ad una furia
cieca hanno cominciato a distruggere
tutto, hanno divelto cartelloni,
strappato le reti, lanciato razzi
verso il civilissimo pubblico di Avellino.
Ecco, immaginate cosa sarebbe
successo se il pubblico irpino
-presente in 20 mila e più unità-
avesse risposto. Probabilmente
quello dell'Heysel sarebbe stato
soltanto uno sbiadito ricordo.
Per fortuna tutto ciò non è
successo. Tuttavia, la rabbia per
quella che doveva essere un derby
affascinante, atteso da più di
dieci anni, non diminuisce anzi
aumenta. Come consolarsi?
Dicendo le solite frasi di
circostanza tipo "quella non è
Napoli"? Perfettamente
inutile, sappiamo che una città
come Napoli non può essere
identificata in una massa belluina.
Chi è intelligente, lo sa: Napoli
è ben altra cosa. Però
davvero non ci possiamo consolare.
Non c'è argomento che tenga. Solo
la speranza. La speranza e
quant'altro possano tenere in vita una
persona vittima di che cosa? Di un
sabato nero. Punto. Inutile
continuare a fare retorica. Quella
non aiuterà certo un
ragazzo che ha bisogno soltanto
di un aiuto dall'alto, la
medicina non basta. Gli uomini,
purtroppo, hanno già fatto già
tanto. "I miracoli li fa Dio,
gli uomini fanno i disastri". Ha
ragione Cellino. E speriamo che la massima
si realizzi in toto, e non solo a
metà. Auguri, Sergio. Di
cuore.
Marco
Santopaolo
21/9/2003
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