IL FALLIMENTO DELL'INGEGNERE

 

La storia del nuovo Ravenna Calcio ha inizio il giorno dopo in cui, nel luglio dell'estate del 2001, il vecchio Ravenna Calcio viene escluso dalla serie C1 per eccesso di indebitamento. Il tribunale di mezzo, brutta storia che si confonde con la tragedia di Fernando Torcal Cabal, proprietario della Continental che aveva acquistato il club giallorosso, morto a breve disatanza dall'affare. La FIGC è irremovibile: visto che il Ravenna non è la Fiorentina, deve ripartire dall'Eccellenza. Un gruppo di imprenditori locali si rimbocca le maniche e si mette all'opera per la ricostruzione. Con un chiaro obiettivo: tornare perlomeno in serie C. Detto fatto. Due anni e due campionati vinti a mani basse, l'Eccellenza prima e la serie D poi. Campionati tosti, mica torneucci. Arriva dunque la serie C2. E con essa i sogni di gloria: a Ravenna ci prendono gusto a vincere, e così viene aperta la porta ad altri imprenditori. Magari gente disposta ad investire. Qualcuno procura il contratto con il "gruppo Ferlaino", che entra in scena poco dopo la promozione tra i prof del Ravenna. Roba della scorsa estate. Ferlaino entra nel Ravenna. Con un progetto, chiaro. Articolabile su tre punti: un investimento sullo stadio, da ristrutturare completamente, e sull'area edificabile attorno al vecchio Benelli; un allargamento della società all'imprenditoria locale; naturalmente, la serie B da conquistare in poco, pochissimo tempo. Tant'è che Ferlaino - la presidenza e il controllo totale della società al figlio Luca ed ai fidi Franco Chiappetti e Raffaele Russo - chiede subito il ripescaggio in C1. Richiesta respinta per etica sportiva, ovvio. Ferlaino allora parte alla carica e costruisce una squadra competitiva per il salto. Il mix è buono ma ha bisogno dell'amalgama giusta. Ecco che però la fretta di vincere a volte fa male: dopo tre giornate, il tecnico delle promozioni, Gadda, viene esonerato per far posto ad un santone della serie C, Osvaldo Jaconi, che di promozioni in questa categoria ne ha parecchie alle spalle. Jaconi però va avanti a suon di pareggi e la squadra precipita nel calderone dei play-out. Inevitabile il nuovo cambio: viene richiamato Gadda. I risultati continuano a non arrivare, cominciano a girare strane voci sulla salute della società. Luca Ferlaino annuncia le sue dimissioni, i calciatori restano a secco di liquidità dopo essersi anche auto-sospesi lo stipendio. Con un incredibile sprint finale, dovuto anche al modestissimo tasso tecnico del girone B di C2 - un coacervo di matricole, simpatiche anche per il buon vino e per i buoni prodotti tipici che offrono - il Ravenna risale fino a sfiorare i play-off per un punto. Sesto posto il piazzamento finale. Cominciano però i problemi seri: Ferlaino annuncia l'intenzione di cedere, prima però cerca di risolvere le pendenze con i tesserati che impongono alcune condizioni che non piacciono a Luca. Che annuncia di mettere la società in liquidazione. L'intervento last-minute di Gianni Fabbri, imprenditore locale, scongiura un secondo fallimento a distanza di pochi anni, che avrebbe infamato nuovamente Ravenna, condannata nuovamente a ripartire dall'Eccellenza. Così, i Ferlaino escono di scena da Ravenna. Stavolta, da sconfitti. Perché hanno comprato la società per 1,3 milioni di euro e l'hanno rivenduta a 600mila euro. Perché non hanno messo le mani sul suolo edificabile. E perché nonostante una discreta campagna acquisti, hanno sbagliato tutto sulla gestione della rosa, non centrando neanche l'obiettivo minimo dei play-off.
Ora l'ingegnere dice basta al calcio. Naturalmente, per ora. A Napoli tengono gli occhi aperti: "Dio liberi - dice la gente - che non ritorni da queste parti". L'ultimo Ferlaino, tra l'altro, non si è dimostrato il primo Ferlaino. L'ultimo Ferlaino, però, dice di non essere interessato né al calcio né al Napoli.
E' più facile credere a lui, presidente di anni d'oro, o alle promesse di altri presidenti?
 

Marco Santopaolo 

                                      8/7/2004

 

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