Ottenuto
dal
Comune
di
Torino
il
diritto
di
superficie
sul
Delle
Alpi,
la
Juventus
ha
affidato
la
gestione
dello
stadio
a
una
neonata
societ?
legata
attraverso
due
fiduciarie
ai
figli
di
Franzo
Grande
Stevens.
Da
quasi
un
anno
presidente
della
vecchia
signora.
MARCO
LIGUORI
SALVATORE
NAPOLITANO
Via
del
Carmine
?
una
lunga
strada
del
centro
di
Torino,
che
ha
pi?
di
un
legame
con
il
calcio
cittadino.
Verso
la
fine,
e
precisamente
al
numero
civico
29,
vi
si
trova
infatti
la
sede
della
societ?
granata,
mentre
poco
dopo
averla
imboccata
da
piazza
Savoia,
al
numero
2,
c'?
lo
studio
del
presidente
della
Juventus,
l'avvocato
Franzo
Grande
Stevens.
Proseguendo
per
circa
duecento
metri,
al
numero
civico
10,
sorge
invece
un
palazzo
signorile
che
fa
angolo
con
via
dei
Quartieri.
Al
secondo
piano,
nello
stesso
ufficio,
ci
sono
le
sedi
di
due
societ?
fiduciarie:
la
Nomenfid
e
la
Simonfid.
In
realt?
secondo
le
visure
della
Camera
di
Commercio,
in
quello
stesso
palazzo
c'?
anche
la
sede
di
una
terza
fiduciaria,
la
Sofegi,
che
controlla
con
il
76,72%
la
Simonfid.
Ma
al
citofono
la
Sofegi
non
appare.
Tutte
e
tre
hanno
un
legame
particolare
con
il
mondo
del
calcio,
che
scopriremo
tra
poche
righe.
E'
utile
fare
ora
un
passo
all'indietro
nel
tempo
e
ricordare
cosa
?
accaduto
lo
scorso
luglio
2003:
il
giorno
15,
il
Comune
di
Torino
e
la
Juventus
hanno
stipulato
l'atto
con
il
quale
?
stato
costituito
il
diritto
di
superficie
per
99
anni
sullo
stadio
Delle
Alpi
e
sulle
aree
adiacenti:
in
cambio
della
ormai
famosa
mancia
di
25
milioni
di
euro
(la
miseria
di
4,68
euro
annui
al
metro
quadro,
quando
solo
per
installare
un
banco
per
la
vendita
di
libri
usati
o
di
fiori
ne
occorrono
76,65)
la
societ?
bianconera
ha
avuto
il
diritto
di
edificare
su
un'area
di
54mila
metri
quadrati
un
centro
commerciale,
una
multisala
cinematografica,
la
sede
e
il
proprio
museo.
L'area
complessiva
?
peraltro
di
circa
350mila
metri
quadrati.
Dunque,
tra
le
altre
cose,
la
gestione
del
Delle
Alpi
?
passata
dal
Comune
alle
mani
bianconere.
Occorreva
perci?
trovare
chi
se
ne
occupasse:
con
la
rapidit?
che
contraddistingue
i
vertici
dirigenziali,
il
28
luglio
la
Juventus
ha
costituito
una
nuova
societ?
la
Semana,
della
quale
detiene
il
30%
del
capitale.
Il
restante
70%
?
in
mano
alla
E.S.E.,
un'azienda,
come
si
legge
nel
bilancio
bianconero,
Ťoperante
nel
settore
della
gestione
degli
impianti
sportivi?
Infine,
il
12
agosto
la
Juventus
ha
sottoscritto
con
la
Semana
un
contratto
di
appalto
per
la
fornitura
dei
servizi
relativi
alla
gestione
del
Delle
Alpi.
Tutto
normale?
Non
proprio.
La
professionalit?
dei
dirigenti
di
corso
Galileo
Ferraris
?
continuamente
riconosciuta:
e
allora
perch?
affidare
la
gestione
dello
stadio
alla
E.S.E.,
che,
come
risulta
dal
Registro
delle
imprese
tenuto
dalla
Camera
di
Commercio
di
Torino,
?
stata
costituita
l'8
maggio
2002?
Quali
esperienze
nella
gestione
degli
impianti
sportivi
poteva
vantare
per
essere
scelta
per
un'operazione
cos?
importante?
Forse,
la
societ?
era
di
nascita
recente,
ma
i
suoi
soci
avevano
maturato
esperienze
significative.
E
qui
si
amplia
il
mistero.
Degli
azionisti
della
E.S.E.
si
sa
soltanto
che
sono
due,
ma
non
se
ne
conosce
l'identit?
il
90%
del
capitale
?
infatti
custodito
dalla
Simonfid,
il
restante
10%
dalla
Nomenfid.
La
Juventus
se
ne
sar?
domandata
il
perch?
Certo,
?
una
curiosa
casualit?
che
due
soci
distinti
affidino
le
proprie
quote
a
due
diverse
fiduciarie,
la
cui
sede
si
trova
per?
nello
stesso,
identico
ufficio.
Non
?
l'unica
gustosa
coincidenza:
della
Simonfid
si
?
gi?
detto
che
il
controllo
appartiene
ad
un'altra
fiduciaria,
la
Sofegi.
A
sua
volta,
essa
ha
tre
soci:
Franzo,
Riccardo
e
Cristina
Grande
Stevens,
ovvero
padre
presidente
bianconero
e
relativi
rampolli.
E
la
Nomenfid?
E'
controllata
dai
soli
figliuoli:
il
52%
?
di
Riccardo,
il
18%
di
Cristina.
Ricapitolando,
la
Juventus
ha
affidato
la
gestione
dello
stadio
Delle
Alpi
a
una
neonata
societ?
la
Semana,
il
cui
controllo
?
nelle
mani
della
E.S.E.,
a
sua
volta
nata
da
poco,
i
cui
azionisti
hanno
scelto
due
fiduciarie
controllate
dalla
famiglia
Grande
Stevens
per
farsi
custodire
le
quote.
Anche
qui,
come
nel
caso
della
Gea
World,
ci
sono
intrecci
tra
figli
e
genitori
famosi.
Saltando
da
un
nodo
all'altro,
come
presidente
e
amministratore
delegato
della
Semana
?
stato
nominato
Alessandro
Gilardi.
E'
un
cognome
che
ricorre
nelle
vicende
di
casa
Juve
dal
30
giugno
2003:
egli
?
proprio
l'amministratore
delegato
di
quella
Costruzioni
Generali
Gilardi
Spa
che
ha
permesso
alla
societ?
di
corso
Galileo
Ferraris
di
chiudere
con
un
modesto
utile
di
2
milioni
e
150mila
euro
il
bilancio
dello
scorso
anno.
Tutto
grazie
all'originale
scambio
imperniato
sulla
cessione
del
27,2%
della
Campi
di
Vinovo
Spa,
controllata
dalla
Juventus
e
proprietaria
dei
terreni
di
Vinovo
e
Nichelino
sui
quali
sorger?
il
progetto
cosiddetto
Mondo
Juve
(con
i
futuri
campi
di
allenamento
delle
squadre
bianconere
oltre
a
una
nuova
colata
di
cemento
per
mettere
su
un
centro
commerciale)
al
prezzo
di
37
milioni
e
300mila
euro,
con
una
plusvalenza
di
ben
32
milioni
e
mezzo
di
euro.
Perch?
originale?
Perch?
contestualmente,
la
Juventus
ha
concesso
alla
Gilardi
il
diritto
di
rivenderle
la
stessa
quota
appena
acquistata
allo
stesso
prezzo.
Si
potrebbe
obiettare
che
se
il
27,2%
della
Campi
di
Vinovo
?
stato
valutato
37
milioni
e
300
mila
euro
quella
cifra
sia
congrua.
Macch?
facendo
una
semplice
proporzione,
quel
prezzo
equivale
a
una
valutazione
totale
della
Campi
di
Vinovo
pari
a
137
milioni
e
132
mila
euro.
Nell'ultimo
bilancio
annuale,
chiuso
al
30
giugno
2003,
essa
ha
ottenuto
un
utile
complessivo
pari
a
4mila
euro.
C'?
un
indicatore
rozzo
ma
efficace
per
capire
se
la
valutazione
?
in
linea
con
i
fondamentali
economici:
?
il
rapporto
tra
prezzo
e
utili.
Il
valore
medio
storico
per
le
societ?
quotate
in
Borsa,
dunque
estremamente
significativo,
si
aggira
intorno
a
13.
Vuol
dire
che,
a
parit?
di
utili
conseguiti,
l'investimento
iniziale
viene
ripagato
in
13
anni.
Come
si
verifica
facilmente,
nel
caso
della
Campi
di
Vinovo,
il
rapporto
?
pari
a
34.283:
un
imbattibile
record
mondiale.
Peraltro,
non
c'?
nulla
di
nuovo
sotto
il
sole:
pane
(nella
veste
moderna
di
tanti
soldi),
amore
(sotto
forma
di
intrecci
familiari)
e
fantasia
(nelle
valutazioni
di
bilancio).
Ma
purtroppo
non
?
bello
come
il
film
di
Luigi
Comencini,
interpretato
da
Vittorio
De
Sica
e
Gina
Lollobrigida.