JOSE' ALTAFINI, "CORE 'NGRAT"

 

 Ricordarlo solo per l’appellativo coniato da Romolo Acampora all’indomani di Juventus-Napoli 2-1 del 6 aprile 1975 (gol decisivo di José al minuto ottantotto) per evidenziare “o tradimento” di uno dei giocatori più amati in assoluto dalla tifoseria azzurra sarebbe, comunque, profondamente ingiusto. Certo fu una grave “botta” per tutti i napoletani che vedevano svanire il sogno di una vita a causa del brasiliano, “Re” (e non suddito) insieme a Sivori nei favolosi anni ’60 azzurri. 

Arrivò in Italia nel Milan subito dopo i Mondiali vinti nel ’58 con la maglia del Brasile (con il contributo di una sua rete) ed immediatamente vinse lo scudetto facendo poi il bis nel ’62. L’anno dopo è il grande protagonista della 1ª vittoria di un Club italiano in Coppa dei campioni realizzando una doppietta (Milan-Benfica 2-1); qualcosa però comincia ad incrinarsi con il Direttore tecnico Gipo Viani (uomo tutto di un pezzo, all’antica) che mal sopporta il carattere scanzonato di José. Gli propone un contratto a gettone, situazione così mortificante per un giocatore della sua levatura, quindi non gli resta che preparare i bagagli e tornarsene in Brasile facendo il disoccupato di lusso. 

A gennaio però viene richiamato a Milano; la squadra vola, è in testa con 7 punti di vantaggio sui cugini nerazzurri, ma inspiegabilmente proprio dall’ingresso del “carioca” i rossoneri cominciarono a perdere colpi, tanto da dilapidare tutta la dote consegnando lo scudetto ai cugini “bauscioni”. Gioco forza, Altafini divenne il capro espiatorio e stavolta anche lui si rende conto di dover fare le valigie definitivamente ed approdare a Napoli in quella che lui stesso dichiara “mi sembrava di stare nella mia terra, ricca d’entusiasmi e di sole”. 

Con lui gli azzurri si classificarono 2º nel ’68 e 3° nel ’71, con 71 reti realizzate dall’“uomo di piracicaba”; quando si dice che “le promesse sono state mantenute”. 

Al termine della stagione ‘71-’72 anche il Napoli (come il Milan) commette l’errore di non avere più fiducia in José, e non trova di meglio che offrirgli un contratto a prestazione. Altafini considerando la sua età, stavolta ci fa il pensierino ad accettare, non considerandosi forse più all’altezza della sua fama. Così non la pensano Boniperti ed Allodi che lo vogliono insieme a Dino Zoff con la maglia bianconera della Juventus. 

Con lui nasce un modo di dire ancora oggi in uso “giocatore utilizzato all’Altafini” che nasce dal suo utilizzo (sempre o quasi) nei secondi tempi. 

Grazie ai suoi gol “in extremis” si toglie lo sfizio di vincere altri 2 scudetti nel ’73 e nel (già purtroppo citato) ’75. 

Realizzò un gol decisivo anche in Roma-Juventus 1-2 del 20/05/1973, vittoria che clamorosamente consentì il sorpasso sul Milan (la famosa “fatal Verona dei rossoneri”). 

Ha chiuso la carriera a 38 anni con gli svizzeri del Chiasso. Anche dopo aver attaccato le scarpette al chiodo è rimasto popolarissimo. E’ da circa 20 anni e passa che (grazie al suo colorito linguaggio) è un commentatore principe nella speciale categoria degli “ex calciatori”. 

“Altaneddoti”

 ·        All’inizio della sua carriera in Brasile era conosciuto come “Mazzola” (per un po’ lo chiamarono così anche in Italia) per una vaga rassomiglianza con il capitano leggendario del “grande Torino”. 

·        E’ il 4º cannoniere di tutti i tempi in Serie A con 216 reti (dopo Piola, Meazza e Nordhal). 

·        Ha disputato un mondiale anche con l’Italia nel 1962 conclusosi purtroppo infaustamente per i nostri colori (in totale 5 gol in 6 presenze). 

·        E’ stato alla ribalta anche della cronaca rosa. S’innamorò (lui già sposato) ricambiato della moglie di Paolone Barison, suo compagno e grande amico fin dai tempi del Milan (i maligni dicono che grazie alle sue pressioni il Napoli l’acquistò nel 1967). La vicenda naturalmente (considerando, ma non tanto, i tempi) creò un enorme scalpore; comunque non è stato assolutamente un capriccio da parte di entrambi visto che ancora oggi il loro legame continua. Il povero Barison, invece ha continuato a non aver fortuna nella vita di tutti i giorni, concludendola tragicamente in un gravissimo incidente stradale nel 1979 insieme all’amico e allora allenatore del Torino Gigi Radice. 

·        Ai mondiali del Cile del ’62 prima della gara con i padroni di casa, Paolo Mazza, D.T. degli Azzurri, gli comunica che non sarebbe partito titolare. E José “cabarettisticamente” cosa ti inventa? Si mette a mimare colpi di testa, scatti, dribbling, affermando “Vedete come sono in forma?”. Quello che doveva essere uno “sketch” fuori programma stravolge le intenzioni di Mazza e José entra regolarmente in campo dal 1º minuto! Quella partita purtroppo venne però persa per 2-0 grazie alla complicità dell’arbitro inglese Aston che favorì sfacciatamente i sudamericani. Rimane quella l’ultima prestazione di Altafini con la maglia dell’Italia.

 

Emanuele Orofino                                 9 settembre 2003  

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