LA
BATTAGLIA NEL PALLONE
L’estate
scorsa il calcio chiese lo
Stato di crisi, si rinviò
l’inizio dei campionati e si
disse che le squadre dovevano
agire in austerity, qualche
passo è stato fatto non
spendendo più cifre normali
fino all’anno scorso, ma
gli stipendi sono ancora
altissimi vista l’abitudine,
post legge Bosman, a fare
contratti lunghissimi ai
calciatori, quasi dei vitalizi
a paga crescente nel tempo,
(ad esempio si veda nel Napoli
il caso Sesa).
Il
gota del calcio non si sente
sicuro di niente, nemmeno di
improbabili aiuti governativi
ma subito l’Europa, per
bocca del Commissario Monti,
ha anticipato tutti tuonando
contro ogni tipo di aiuto
fatto al settore calcio
proveniente a vario titolo
dallo Stato. Ciò ha fatto
imbestialire Galliani e soci,
che ora immaginano terribili
scenari per il pallone:
megacampionati da 36 squadre,
divisioni della A e B in due o
quattro gironi, ecc.. Ma non
si diceva che da noi si
giocava troppo e che i
calciatori non riuscivano a
tenere il ritmo?
Il
discusso Carraro così
risponde a Monti:
"Lasciamo stare i
moralismi" dice il
dirigente della Federcalcio
"il decreto spalma
perdite è legale e
attuabile". Sarcastico
invece Serse Cosmi:
"Servirà per aiutare
cinque o sei club, non di più,
perché nel caso del Perugia
bisogna spalmare solo
l'attivo".
Trapattoni,
uno dei CT più fallimentari e
meno amati dagli italiani, così
commenta la situazione:
"Bisogna fermarci, il
calcio è andato a una velocità
superiore a quella consentita,
bisogna fermarsi a pensare, lo
devono fare soprattutto le
società. Io provengo da una
famiglia di paese, sono un
uomo di paese e quindi capisco
che c'è gente che si indigna
per certi nostri privilegi. Ma
questo fa parte delle regole
della vita".
Ma
come aiutare il Pallone senza
cadere nel ridicolo dello
stato di crisi dei Paperoni
del nostro Bel Paese? Il
dibattito sul
decreto-salvacalcio si è già
aperto. Favorevoli e contrari
hanno detto la loro sul
dilazionare le perdite in
molti anni, spaccature si sono
avvertite in seno alla Lega.
Emergono i primi effetti
collaterali, come la
contestazione dei
cassintegrati e dei centri
sociali genovesi nei confronti
della Nazionale in
allenamento, prima
dell'amichevole con il
Portogallo.
Fischi e insulti non solo per
le ottusità delle scelte
trapattoniane ma per i conti
correnti dei nazionali. La
crisi non colpisce solo il
calcio.
In realtà il problema non è
guadagnare di più, ma gestire
meglio e perdere mano soldi,
forse la soluzione è nel
ritornare ai valori che hanno
ispirato questo gioco agli
inizi del secolo scorso,
quando ragazzi male in arnese
che rincorrevano un pallone
accendevano le folle, oggi si
potrebbe ripensare al ruolo
dei giovani del vivaio. Ogni
squadra potrebbe dover
schierare un certo numero di
giocatori della Primavera e
tagliare i contratti più
onerosi risparmiando sul lungo
periodo.
Dopo
tutti questi scontri tra
presidenti, e tra presidenti
Europa e Governo, la Lega
Calcio ci mette del suo,
assumendo su di sé la
competenza per riformare i
campionati di A e B, la
Federcalcio contesta ed
afferma che spetta solo a lei
fare passi così importanti.
Insomma una battaglia nella
battaglia, e si potrebbe dire,
parafrasando Sergio Leone,
tutto per qualche euro in
più.
12/02/03
Raimondo
Miraglia