LA
CRISI DEL CALCIO
Quello
del calcio sull’orlo del collasso è un discorso che va ripreso per essere
affrontato più ad ampio raggio.Calo delle presenza negli stadi, tifosi sul
piede di guerra contro tutto e tutti in particolare sulla questione anticipi e
posticipi, crisi economiche di società importanti.
Ora la Roma rischia la messa in mora se entro il 30 giugno non provvederà ad
onorare gli stipendi dei giocatori. Cosicché anche la società campione
d’Italia due anni orsono va ad aggiungersi alla lista dei club squattrinati.È
in ottima compagnia, volendo considerare l’ormai cronica difficoltà del
Napoli ed i problemi sia pure in via di risoluzione della Lazio.Ma denaro a
parte e tralasciando pure gli stadi visti come luoghi sempre meno sicuri a
causa di una violenza che si sta affacciando anche sugli stessi campi da gioco,
sono i rapporti umani a latitare in questo calcio. Squadra contro allenatore,
allenatore contro presidente, tifosi contro giocatori; c’è ingratitudine e
memoria corta, bisogna vincere sempre e comunque e se perdi rischi
l’incolumità se metti il naso fuori di casa.Non si sa più cosa sia la
“parola data”. Ferlaino, presidente di un Napoli che fu, prendendo le
redini del Ravenna, ricorda con nostalgia un calcio fatto di suoi colleghi con
una statura morale ora introvabile. Bastava una stretta di mano o una semplice
parola e l’affare era siglato; non cambiava nulla se poi si intrometteva un
terzo incomodo offrendo una cifra doppia o triplicata. Oggi ci si rimangia
tutto in una giornata, si tirano pacchi, si mettono in piazza giocatori
fantasma per regolarizzare le plusvalenze inventando anche l’esistenza di un
parente qua o là per aggirare l’ostacolo del tetto degli extracomunitari.
Intendiamoci, ben vengano le rivalità quando si limitano ai cori delle curve o
ad una maggiore determinazione sul campo; quando però arrivano a coinvolgere
le dirigenze allora c’è da riflettere. Che almeno chi è super partes si
dimostri superiore in situazioni particolari, usi buon senso e, se proprio
vuole trascendere, si ricordi di Boniperti e Viola e di un righello d’oro
regalato per consolazione di uno scudetto perso per pochi centimetri.
Antonio
Gagliardi
26/06/2003
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