LITE DA COMARI PER LA PRESIDENZA DI LEGA

 

 

Ahinoi! Le comari sono uscite sul ballatoio. Urla e strepiti senza più freni.

Anche Galliani, di solito sottile nelle sue risposte, si è immerso nella chiacchiera grassa da lunedì televisivo.

“Della Valle mi aveva chiesto di fargli ottenere 30 milioni da Sky altrimenti mi avrebbe rotto le scatole” ha detto il presidente della Lega. “Siccome io non sono un dirigente di Sky e non potevo fare nulla per lui, ha iniziato a rompermi le scatole. Bisogna ammettere che Della Valle è una persona coerente”.

Eh si, se fino a ieri Galliani era stato fine diplomatico, oggi anche lui si è volgarmente immerso nella palude delle liti da cortile.

Cosa non ti combina il dio denaro, signore incontrastato del calcio odierno. L’asse Giraudo, Galliani, Moggi, commercialmente fortissimo e perciò arrogante, ha deciso di ricacciare indietro l’armata brancaleone di chi vuole solo più soldi per la propria parrocchia.

Moralizzazione? Modernizzazione? Macché, qui è solo una questione di vil danaro.

In tutto questo egoismo economico, in tutta questa fame di soldi, dov’è finita la passione autentica della gente, in che considerazione viene tenuta da chi dirige e vuole continuare a dirigere il calcio italiano? I sentimenti, l’amore dei tifosi per la propria squadra offesi, diremmo quasi vilipesi (perché il tifo ha in sé qualcosa di sacrale) dai vampiri della televisione, dagli sponsor  che ingrassano dirigenti e calciatori.

Un presidente che prima dice di non volersi ricandidare e poi improvvisamente cambia idea e comincia una battaglia all’arma bianca per essere rieletto, un altro che dopo aver beneficiato dei favori del palazzo ha deciso che la sua fetta di torta non era sufficiente e ha deciso di sparare su quello stesso palazzo. Un’intera categoria, la serie B, che un anno fa decide di scioperare e di non giocare le prime partite di campionato, polemiche e sospetti all’ordine del giorno, arbitri allo sbaraglio ormai da anni, una nazionale semiabbandonata dalla federazione.

Ci domandiamo dove si vuole arrivare. Fortuna che per una partita di serie C si vedono ancora sessantamila tifosi sugli spalti, ma il calcio non è indistruttibile.

Continuando così, oltre a dare nuova linfa alla violenza negli stadi, si rischia di provocare danni davvero gravi.

Possibile che quello che è successo al Napoli e che sarebbe dovuto succedere anche ad altri grandi club non abbia insegnato niente?

 Rino Scialò                                             17/10/2004

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