MA
QUANDO è
GIUSTO FERMARSI?
Giovedì
scorso moriva sul campo,
durante la partita
Camerun-Colombia della Confederartion
cup, il calciatore Marc
-Vivien Foe. Subito si è
cercato di dare una
spiegazione a quanto accaduto,
malore improvviso, dovuto a
che? Problemi
al cuore, un male improvviso,
i cattivi hanno parlato di
doping. La consorte
di Foe disse che lui aveva
avuto la gastrite qualche
giorno prima e non
avrebbe dovuto giocare.
L’allenatore dei leoni
indomabili ha confessato
che stava
per sostituirlo qualche attimo
primo, fatalità. Si è detto
che quattro anni
fa, poi, Foe non aveva
superato le visite mediche col
West Ham, cardiomiopatia
ipertrofica, aveva problemi
che non gli consentivano una
regolare
carriera di calciatore. Ora
l’argomento di cui voglio
parlare non è il metodo
di controllo medico più
meticoloso in Italia che in
altri paesi ed i rischi
che ne conseguono. Ma la
questione è: doveva per forza
essere disputata la
finale, dopo il dramma? E’
importante capire perché the
show must go on,
a
tutti i costi, Blatter
ha imposto la disputa della
partita, ricordando Foe in
altri modi;
ora d’accordo che la vita va
avanti, ma per una volta, dato
che la
morte era avvenuta in campo,
non si poteva interrompere il
torneo, almeno posticipare
la finale? Era grave che
nell’albo d’oro della
Confederation cup ci
fosse rimasto edizione 2003
non assegnata? Ci si è
fermati in altre occasioni,
omicidio Spagnolo, torri
gemelle, non meno drammatiche,
non si
poteva fare altrettanto?
Con che spirito possono
aver giocato Francia e Camerun,
che mi sembra non avrebbero
voluto giocare? Perché
l’aspetto affaristico
deve venire sempre prima, il
ricordo di Foe andava onorato
un po’ meglio.
di
Luigi Petagna
2/7/2003
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