Infuocata conferenza
stampa all'Hotel Mediterraneo,
dove sono volate parole d'accusa
pesanti come macigni nei
confronti di Giorgio Corbelli,
accusato esplicitamente dal
presidente Napoli di perpetrare
un ricatto nei confronti di
Naldi. Un' esplicita accusa
dunque nei confronti del patron
di Telemarkt: "Ci ha
consegnato una società allo
sbando, un pacco pieno di
debiti" ha tuonato
l'amministratore delegato del
Napoli Luigi Albisinni.
Naldi
ha poi usato toni duri anche nei
confronti del duo Ferlaino-Corbelli:
"Sono stato la loro banca,
li ho salvati dal
fallimento" e verso Enrico
Preziosi: "A Preziosi posso
dare un consiglio, si è
affidato ad un consulente che ha
dimostrato mancata concretezza.
Se è veramente interessato al
Napoli, alzi il telefono e parli
col sottoscritto".
L'attenzione, però, è stata
prevalentemente dedicata a
Giorgio Corbelli, reo di aver
avanzato un'istanza di
fallimento nei confronti della
Saf (Società alberghiera Flora,
azienda di Naldi), per ottenere
il pagamento di 60 miliardi di
vecchie lire per il
completamento dell'acquisto del
Napoli. La tesi dei legali di
Naldi è che l'imprenditore
bresciano stia pretendendo
qualcosa che non era affatto
previsto dai contratti:
"Corbelli sapeva benissimo
cosa era previsto nel patto e lo
ha firmato. Il contratto
prevedeva una chiarezza per le
modalità e i termini del
pagamento".
Nella conferenza stampa sono
stati quantificati anche i
danari fin'ora sborsati da
Naldi: "33 miliardi di
vecchie lire del primo 20% del
club, poi i 41 miliardi che
hanno salvato Corbelli e
Ferlaino sull'orlo del
fallimento, poi 40 miliardi in
sede di copertura delle perdite,
oltre ai 60 miliardi della prima
tranche". Luigi
Albisinni ha apertamente
denunciato la situazione
debitoria ereditata da Naldi.
"Corbelli ha consegnato una
società allo sbando e sull'orlo
del fallimento che solo un
impegno finanziario concreto di
Naldi è stato in grado di
salvaguardare. Ci ha dato un
pacco pieno di debiti ma è
sempre stato rispettato: ora non
può cercare di andare avanti
creando pressioni psicologici.
Non accettiamo azioni di
disturbo da parte sua".
Il Napoli ha accusato Corbelli
di scorrettezza; al sodalizio di
Soccavo non è andato giù che
l'imprenditore romagnolo, abbia
chiesto al Tribunale di Roma, di
accertare e dichiarare il
fallimento del club. "Siamo
stanchi, stufi. Adesso non se ne
può più" - ha detto
Albisinni- Corbelli non può e
non deve mettere in atto
situazioni strumentali per
conseguire obiettivi che non gli
spettano, nella piena e totale
consapevolezza degli atti
scritti e firmati. Corbelli
vuole creare pressioni
inaccettabili e strumentali e
propone un' istanza di
fallimento illegittima,
inaccettabile, gravemente lesiva
degli interessi della Saf che
valuterà anche gli ingenti
danni che Corbelli sarà tenuto
a pagare per un comportamento
illecito. Abbiamo pattuito
interessi legali dal 2,5 al 3%
ma non possono essere certo
dell'8-10-12%. I suoi problemi
personali sono suoi. Non
possiamo prenderci sulle spalle
i problemi di Corbelli".
Naldi ha poi dichiarato di aver
rifiutato un incontro con il suo
ex socio che sabato scorso aveva
fatto sapere di essere a Napoli:
"Come avrei potuto
incontrarlo di fronte al ricatto
che ha posto in essere?".
Poi è arrivata la replica
di Corbelli che ha contestato
Naldi e i suoi legali su tutta
la linea: "Salvatore Naldi
crea confusione per non far
capire realmente come sta la
situazione. In questo momento
non sta facendo altro che alzare
un polverone. Il contratto di
acquisto del Napoli - afferma
Corbelli- prevede dei termini
essenziali: quindici miliardi
entro il 30 giugno 2002 e gli
altri 45 entro il 30 luglio
sempre del 2002".
Per Corbelli, Naldi è
inadempiente e deve pagare i
debiti e spiega di essersi
rivolto al tribunale proprio per
ottenere quanto gli è dovuto.
Il patron di Telemarket rifiuta
l'accusa di ricatto, formulata
da Naldi e suoi legali: "Se
rivolgersi ad un tribunale per
avere riconosciute le proprie
ragioni è un crimine allora io
sono pronto e sereno ad essere
processato. I miei avvocati non
hanno fatto altro che rivolgersi
al tribunale per vedere
riconosciuto un mio diritto. Il
vero crimine sta nel non pagare
i debiti".
Corbelli, inoltre, nega che
Naldi lo abbia salvato dal
fallimento: "Non è vero
che mi ha fatto da banca, non so
proprio a cosa si riferisse. E´
vero, lui ha versato dei soldi
ma se uno compra una cosa che
costa una cifra e di quella
cifra ne versa solo una parte
non ha compiuto l´operazione
per intero; manca ancora
qualcosa".