È
probabilmente
la
partita
più
importante
nella
stagione
del
Napoli.
Un
incontro
che
riporta
alla
memoria
emozionanti
sfide
di
ben
altre
situazioni,
in
ben
altra
serie.
È,
tra
l’altro,
la
sfida
contro
la
prima
in
classifica,
ma
è
soprattutto
un
derby.
Tuttavia
nell’avvicinarci
a
questa
gara
colma
di
significati,
un
pensiero
fa
breccia
delle
nostre
menti,
un
solo
sentimento
accomuna
i
tifosi
di
entrambe
le
tifoserie
e
questo
pensiero
non
ha
nulla
a
che
vedere
con
il
calcio.
Già,
perché
la
morte
nulla
ha
a
che
vedere
con
il
calcio.
È
inaccettabile
il
solo
pensiero
che
un
qualcosa
che
voglia
definirsi
“gioco”
o
“sport”
possa
causare
in
maniera
più
o
meno
diretta
la
fine
della
vita
di
un
giovane,
colpevole
solo
di
trovarsi
nel
posto
sbagliato
al
momento
sbagliato.
Fa
rabbia
poi
pensare
che
il
posto
sbagliato
sia
stato
uno
stadio
di
calcio,
un
luogo
dove
si
recano,
tutte
le
settimane,
persone
di
qualunque
età,
mossi
dall’affetto
per
la
propria
squadra
e
dall’amore
per
uno
sport
nel
quale
si
cerca
un
po’
di
gioia
e
un
riparo
dagli
affanni
quotidiani.
Sergio
Ercolano
era
una
di
queste
persone.
Un
amante
del
calcio
come
tanti,
vittima
di
uno
stato
di
follia
che
quel
maledetto
20
settembre
si
è
impossessato
di
taluni
presenti
al
Partenio
di
Avellino,
uno
stato
di
pazzia
pura
che
ha
causato
l’intollerabile.
Una
partita
di
calcio
non
è
così
importante
da
giustificare
la
perdita
di
una
vita
umana.
Il
calcio,
il
concetto
di
sport
stesso,
crolla
di
fronte
ad
accadimenti
di
tale
serietà
ed
a
noi
tutti
viene
da
chiederci
se
ha
motivo
d’esistere
uno
sport
che
può
provocare
tali
disgrazie.
Eppure,
drammatica
legge
nella
vita,
the
show
must
go
on,
lo
spettacolo
deve
continuare
ed
il
solo
modo
per
farlo
è
tenendo
vivo
il
ricordo
di
Sergio.
Questa
partita
servirà,
a
distanza
di
poco
più
di
un
anno,
da
monito
affinché
ciò
che
è
accaduto
non
si
ripeta
più,
sperando
che
questo
ricordo
non
si
materializzi
solo
in
occasione
di
questa
gara,
ma
si
mantenga
vivo
in
noi
tutti
per
sempre,
insieme
a
quello
delle
altre
centinaia
di
vittime
della
violenza
negli
stadi,
grave
piaga,
non
solo
del
calcio,
ma
della
società
tutta.
Continuare
in
memoria
di
Sergio
deve
essere
dunque
l’imperativo,
sperando
che
un
giorno
rimanga
il
solo
ricordo
di
questi
tragici
episodi
e
che
non
servano
più
vite
umane
per
far
capire
quanto
ignobili
siano
tali
atteggiamenti
all’interno
e
fuori
dagli
stadi.
Utopia?
Anche
se
così
fosse
vogliamo
continuare
a
sognare…nel
ricordo
di
Sergio…
Eduardo
Letizia
15/10/2004