NON CHIAMATELO SILENZIO STAMPA

Il Napoli è in "silenzio stampa". Cala un sipario sulle bocche degli azzurri, malsana benché opinabile abitudine del tragicomico teatrino che il club di Soccavo offre ogni anno. Quando le cose vanno male, tutti zitti. Non è la prima volta in questa stagione, non sarà l'ultima. La cultura del silenzio stampa è però diversa. Ben lontana dalla concezione con la quale viene usata da giocatori e dirigenti napoletani. Fermo restando che i rapporti con i media in una città come Napoli andrebbero gestiti diversamente, dando spazio a tutti e non solo a lacchè cortigiani, scudieri filosocietari e paggi di ventura, la questione è un argomento alto e importante. Provate infatti per un momento a immaginare un mondo senza i media. Cioè, proviamo a pensare perenne la situazione attuale, momento in cui per il Calcio Napoli tv, radio e giornali non esistono. Un momento in cui anche parte del panorama editoriale cittadino sta pian piano cambiando fronte. Pubblicità ridotta a zero, rinuncia a distribuzione d'immagine gratuita, interrelazioni squadra-ambiente al lumicino. Non che ciò interessi molto agli stessi media, visto che il giornalista (sportivo e non) può tranquillamente lavorare senza il supporto dell'intervista, ben consapevole che il danno, alla lunga, logora società, squadra e pubblico, non certo editore e redazione. E' per questo che il silenzio stampa, che ingenuamente i sindacati di categoria hanno in passato cercato di rendere "fuorilegge" (a che pro?), dovrebbe essere il momento in cui una squadra vuole ritrovarsi dopo un momento di generale entusiasmo: un po' come avrebbe fatto meglio a fare il Palermo prima delle due sconfitte consecutive lontano dal Barbera. Insomma, un silenzio-stampa punitivo verso la stampa non ha ragione di esistere proprio perché non raggiungerà mai l'obiettivo per cui nasce. Quel meraviglioso boomerang lanciato da calciatori e dirigenti della SSC Calcio Napoli presto ritornerà a Soccavo, e allora gli impagabili addetti al marketing, che abbiamo avuto modo di ascoltare in una recente conferenza stampa su "Sport e Territorio", quantificheranno in altre migliaia di tifosi disamorati il danno prodotto. Pertanto, non chiamiamo quello dietro il quale si rifugia il Napoli "silenzio stampa", quello è ben altra cosa: dietro di esso c'è una storia e una cultura. La mossa del Napoli andrebbe letta come un silenzio di dignità. Tuttavia, poiché abbiamo visto come questa parola non faccia parte dell'arricchimento lessicale del team partenopeo, diciamo piuttosto che si tratta di un'ovvia conseguenza delle abitudini di un gruppo di lavoro non abituato a guadare in faccia alla realtà e abito scalatore di specchi. Non chiamiamolo, perciò, silenzio stampa.

 

Marco Santopaolo                                        21/1/2004 

 

 

 

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