NON
LI
ABBANDONIAMO
Le
emozioni
di un San
Paolo
colmo di
tifosi e
straripante
di gioia
per un
sogno
ritrovato,
rischiano
di
diventare
materia
oggetto di
studio ad
opera di
sociologi-psicologi,
impreparati
dinanzi a
tanta "ingiustificata"
euforia.
La
città di
Napoli, o
meglio i
napoletani
non solo
di Napoli,
hanno
riscoperto
la voglia
di parlare
di calcio,
di
confrontarsi
e di
scontrarsi
su di una
palla
persa
ingenuamente
dallo
Scarlato
di turno,
o ancora
sulla
opportunità
di
schierare
il 4-4-2
invece del
3-5-2,
fingendo
all'uopo
di
conoscere
a menadito
la sconosciuta
formazione
dirimpettaia,
solo per
la voglia
di tornare
ad
inseguire
un sogno:
quello
azzurro.
Allora,
cari
tifosi, se
le cose
stanno cosi, come
si può
dar torto
a coloro
che in
improvvisate tavole
rotonde
televisive,
provano a
dar una
spiegazione
inspiegabile
a tutto ciò,
coinvolgendo esperti
della
oscura
materia della
psicologia?
Forse,
da
napoletano
(da tifoso
napoletano) ritengo
che
l'oscurantismo
calcistico
vissuto
negli
ultimi
anni, e
abbattutosi
con la
forza
straripante
di un tifone
estivo
sulla
storia
della
S.S.C.N
spazzandola via
in pochi
giorni, ha
lasciato
non solo
devastazione
e
desolazione,
ma dopo i
primi
momenti di
giustificabile
disperazione
sportiva,
ha fatto
intravedere
un luce
fioca, ma
intensa, quasi
a voler
tracciare un percorso
da
seguire,
con un
obiettivo
da
perseguire,
ricordandosi
però che
la
inesperienza
(rectius:
incapacità)
dell'ultimo
patron, e
la competenza
(rectius:
scaltrezza)
del
padre-padrone
di un
Napoli che vinceva, d'ora
in avanti
non devono
più
essere
elementi
essenziali,
indispensabili, del
nuovo
Napoli.
La
capacità
ritrovata
del nuovo
presidente
De
Laurentis
di riunire
intorno a
un prato
verde
70.000
spettatori,
cosi come
solo i
grandi del
passato, tramandatici
dalle
gesta
epiche di
leggendari
personaggi,
riuscivano
a fare
intorno a
un tavolo,
non deve
caricare
di
responsabilità
i nostri
undici
cavalieri
che
rincorrono,
insieme ad
un intero
popolo di
tifosi,
quel sogno
di
ritornare
quanto
prima nel
mondo del
pallone
che conta.
La
sconfitta
di Fermo
non va
sottovalutata,
ma non va
neanche
sopravvalutata;
gli undici
messi in
campo da
Ventura
hanno
accettato
una sfida
difficilissima,
quella di
vincere ad
ogni
costo, e
chiunque
conosce un
pò di
calcio sa
che si può
perdere
anche
contro una
squadra
meno
forte, ma
più
preparata
fisicamente.
L'impotenza
del Napoli
oggi è
evidente,
ma lo
sapevamo...sapevamo
che il
dazio da
pagare
sarebbe
stato
questo; ma non
li
abbandoniamo
già, in
fin dei
conti
hanno dato
il cuore
per 90
minuti,
non si
sono mai
risparmiati,
non hanno
mai tirato
indietro
la gamba;
per ora
accontentiamoci
delle
emozioni
di un San
Paolo
nuovamente
straripante
di gioia,
e
credetemi,
se per un
attimo
ricordiamo
da dove eravamo
partiti,
non è
poco.
Ferruccio
Fiorito
22/10/2004