--------------------------IL PUNTO--------------

 

ESCLUSIVA DI PIANETAZZURRO

 

Il giornalista del Corriere dello Sport fa le carte al campionato cadetto

 

PEDULLA': "LA B NON SVELA L'ARCANO"

 

<<Tutto è ancora in discussione. Società sana e riconferma di molti giocatori per il rilancio del Napoli>>

Parlare con Alfredo Pedullà di calcio e di serie B è un piacere per ogni calciofilo. Chi si occupa di serie cadetta, parlando con il massimo esperto di B del Corriere dello Sport, è preso da una vivace conversazione che spazia su ogni aspetto del campionato. Riusciamo a raggiungerlo al telefono fra un impegno e l'altro, mezz'ora abbondante di full-immersion sulla serie B che regala parecchi spunti interessanti. 

 

- Pedullà, questo campionato pian piano comincia a parlare una lingua comprensibile: mancano meno di dieci partite, dunque è possibile cominciare ad ascoltare e capire. Ci dica quello che questa serie B le ha detto: secco, chi va in A e chi retrocede. 

"Può sembrare strano, ma le giornate sono ancora tante. Sbilanciarsi è pericoloso, molto pericoloso, sebbene qualche porta sembra effettivamente già chiusa con i chiavistelli. Tre posti per la A a mio avviso sono già occupati: Palermo, Messina e Livorno sono squadre di categoria superiore, la corazzata rosanero ad esempio deve decidere solo giorno e ora del trionfo. Hanno tutte un calendario difficile. E a proposito di calendario: c'è un Piacenza-Cagliari che vale sei punti e sarà determinante per il quarto o quinto posto. L'Atalanta nonostante tutto dovrebbe spuntarla. E sono sei. Chi può inserirsi? La sola Fiorentina, ma se la squadra di Della Valle perderà un solo altro colpo dovrà dire addio ai sogni di gloria. In coda, l'Avellino ha pagato due mesi di black-out, i giovani non sono riusciti subito a cogliere il messaggio di Zeman e queste sono le conseguenze. Purtroppo anche il Como è vicino al ritorno in C1, il resto è una lotteria e sarà tutto aperto fino alla fine".

 

- Una maratona estenuante, al traguardo molte grandi verranno meno. Come mai mentre Messina, Livorno, Catania e Triestina stanno al sole, squadre come Torino, Genoa, Bari e Napoli piangono? 

"Ci sono delle logiche in ogni crisi così come in ogni sorpresa. Prenda il Torino: c'è stata una gestione del gruppo sciagurata, e non mi riferisco propriamente ad errori tecnici, ma gestionali nel vero senso del termine. Fu messa in piazza la storia dei contratti in scadenza di Tiribocchi e Vergassola: il primo è restato con il muso lungo, il secondo è andato via, ma da quel momento le cose non hanno più funzionato. I panni sporchi si lavano in famiglia. Il Genoa ha sbagliato la campagna acquisti estiva perché Preziosi era impegnato nella risoluzione di guai di ragione societaria, ha provveduto a riparare in inverno. Non si preoccupino i tifosi del grifone, che l'anno prossimo si candida ad essere il nuovo Palermo. Il discorso del Bari è diverso: era evidente che il ciclo dei Matarrese si era concluso, ogni percorso ha un inizio e una fine e non può durare in eterno. Da ragazzino non mi spiegavo il motivo per il quale Trapattoni lasciò la Juventus, evidentemente fece la cosa migliore. Matarrese ha regalato stagioni importanti sbagliandone altre, ma è naturale che la parabola sia ormai esaurita. Sbagliata la strategia di riconfermare Tardelli, un tecnico ottimo per salvare la squadra prendendola in corsa ma inadatto - e lo dicono i numeri - a vincere un campionato. Ed un altro ancora è il discorso che riguarda il Napoli...".

 

- Ecco, il Napoli: lei ad inizio stagione lo aveva fortemente accreditato al salto di categoria. La realtà dice altro: dove ha sbagliato il Ciuccio? 

"Premesso che se il campionato cominciasse oggi io rifirmerei il mio pronostico che vedeva i partenopei in seconda fila, l'analisi della crisi del Napoli è complicata. Ci sono stati evidenti errori di mercato anche se ritengo che la rosa sia da primi cinque-sei posti. Innanzitutto una mancanza di sicurezza fra i pali, benché Manitta sia un buon portiere. Poi, l'ingaggio di Olive. E' facile dire a gennaio che è stato preso un giocatore venuto a Napoli a svernare, ma queste denunce le si dovevano fare a luglio. Invece mi sembra che tutti abbiano esaltato l'ingaggio dell'ex mediano del Bologna, anche se il rendimento in campionato dimostra che le valutazioni erano errate. Mettiamo due errori di mercato e chiudiamo qui la parentesi tecnica. Il Napoli ha infatti sofferto la scarsa tranquillità societaria nonché la scarsa armonia all'interno dello spogliatoio. Due partite da vincere nei prossimi mesi, due condizioni ineludibili per rilanciarsi".

 

- Il rilancio però passa attraverso due punti fondamentali. Il primo, la questione tecnica: c'è ancora grande incertezza, Naldi ha rinviato a maggio ogni discorso tecnico. Il nuovo ds dovrebbe essere Martino, che ultimamente ha confermato al nostro giornale il suo interessamento al Napoli. Siete corregionali: è la scelta giusta? E soprattutto, da chi deve ripartire il Napoli per programmare una grande stagione, da quale tecnico (un giovane o Simoni) e da quale giocatore? 

"Martino è un ottimo direttore sportivo d'altronde lo dicono i risultati che ha ottenuto con la Reggina. Penso che al vostro giornale abbia detto tutto: venire al Napoli dipende più da Naldi che da lui. Se gli viene presentato un progetto serio, la garanzia di avere carta bianca sul mercato e di non subire interferenze nel suo operato, al sessanta per cento e più Martino lascia Reggio e approda all'ombra del Vesuvio. Ma il Napoli deve ripartire soprattutto dalla rosa che ha. Una rosa che è molto competitiva, diciamo che ne andrebbe confermata un 70%. Il restante 30% dovrebbe essere costituito da ritocchi mirati. I giovani? Naldi può anche dire di voler puntare su di loro, ma mi pare un progetto di difficile attuazione. Ci sono società come Udinese, Chievo o Perugia che dispongono di una fitta rete di osservatori che segnalano un calciatore con il ds della società chiamato a visionarli. Il Napoli non può mandare "allo sbaraglio" il suo diesse ai tornei sui giovani, per un progetto simile serve una grande struttura organizzativa altrimenti non si va da nessuna parte. Il discorso giovani non è uguale a quello di dieci anni fa, quando qusti venivano presi dalla B a basso costo. Pescare in C? Sì, è questa la strada. Giugliano e Benevento ad esempio dispongono di validi talenti. Il discorso sul tecnico, invece, è difficile da affrontare, dipenderà inevitabilmente dal programma. Di Simoni è inutile parlarne bene, sulla sua carta d'identità ci sono abbastanza numeri che ne fanno palesemente un tecnico vincente. Posso dire che fra gli emergenti di B il migliore è Mazzarri del Livorno, seguito da Tesser e Iachini. Gente preparatissima che ha lanciato giovani e ha lavorato con materiale poco costoso ottenendo ottimi risultati".

 

- Secondo punto: questione societaria. Lo sa che nella situazione attuale, l'anno prossimo lei potrebbe non occuparsi delle vicende del club azzurro nel consueto "punto sulla B"? 

"Guardi, non sono un facile ottimista ma le assicuro che sono convinto che il Napoli giocherà il prossimo campionato di B. Fallimento per me è una parola pesante, anche se spesso questa e altre parole sono usate come caramelle. Anzi, Naldi merita parole di solidarietà perché con il suo intervento ha scongiurato - qui si può dire - il fallimento del Napoli. Certo, ha commesso tantissimi errori e forse si è circondato di gente che gli ha solo complicato la vita, ma a mio avviso merita di essere lasciato lavorare in pace. La situazione è drammatica? Io dico che è molto molto difficile, ma le assicuro che il Napoli in passato si è tirato fuori situazioni molto più complicate. Sa qual è stato il problema? Che è tornato sempre sugli stessi errori dopo aver risolto i problemi. Ecco, c'è da sperare che stavolta Naldi risolva i problemi senza tornare su errori già commessi in passato, che riporterebbero il Napoli alla situazione attuale".

 

- Serie B: in un campionato così lungo, delle pastette già si sente l'odore... 

"Se per pastette si intendono alcuni pareggi, allora non sono d'accordo, perché a mio avviso si tratta di una logica strategica di due squadre alle quali va bene non farsi male. Le pastette "si gustano" quando una squadra è demotivata e l'altra lanciata, ed il risultato arride con grande margine alla squadra che vola. Per me, invece, lo "spalmacampionato" che ha reso così affollato e massacrante il torneo di B ha aiutato a "garantire" il campionato. In presenza di forti motivazioni portate da cinque promozioni più una e di uno spareggio per il quarto posto che porta alla C1, le squadre vivono anche il finale di campionato animate da obiettivi ancora perseguibili. I play-off e i play-out? La formula in serie C garantisce spettacolo fino alla fine, sarei abbastanza favorevole ad una sua introduzione nel campionato di B. Così come a tutti quegli espedienti che renderebbero ancora più avvincente un campionato estenuante ma molto bello".

 

- Un'ultima cosa, Pedullà: crede che il format del prossimo campionato possa cambiare? 

"Domanda da un milione di dollari, le rispondo con quella che potrebbe sembrarle un'ovvietà ma che rimane un'ipotesi più che plausibile: dipenderà dalla trasparenza di tanti bilanci...".

 

Più chiaro di così...

 

Marco Santopaolo                                        30/4/2004

 

 

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