PREMI
PAGATI-RISPARMIATORI
PELATI
L’ultima
accusa
mossa
a
Cragnotti,
cioè
l’aver
pagato
i
premi
scudetto
nel
2000
stornando
il
denaro
dalla
Cirio,
sarebbe,
se
vera,
davvero
infamante.
È
obbligatorio
usare
il
condizionale
perché
il
dolo
deve
essere
accertato,
essendo
ancora
tutto
al
vaglio
degli
inquirenti.
Se
la
cosa
fosse
accertata
costituirebbe
per
i
risparmiatori
una
doppia
beffa;
l’aver
investito,
di
propria
iniziativa
o
mal
consigliati
dalle
Banche,
cifre
anche
considerevoli
per
poi
averle
viste
sfumare
ha
certo
fatto
piacere,
e
farebbe
ancora
meno
piacere
scoprire
che
la
mancanza
di
“frutto”
sia
stata
poi
causata
dal
prelevamento
dei
soldi
investiti
e
dal
loro
versamento
nei
già
pingui
conti
correnti
dei
calciatori
della
Lazio.
Alcuni
di
essi,
pur
militando
oggi
in
altre
squadre,
sono
stati
ascoltati
come
persone
informate
dei
fatti.
Informate
di
che?
Cosa
possono
sapere
sulla
provenienza
di
quel
denaro?
Ci
pare
del
tutto
improbabile
che
i
giocatori
fossero
a
conoscenza
di
eventuali
manovre
poco
limpide,
peraltro
insospettabili
in
una
società
allora
così
ben
organizzata.
Nessun
dirigente
può
essere
stato
così
ingenuo
da
dire,
nel
momento
in
cui
staccava
gli
assegni,
“guardate
che
questi
sono
i
fondi
dei
risparmiatori”
oppure
“ai
tifosi
che
vi
applaudono
non
dite
che
le
vostre
nuove
fuoriserie
le
avete
acquistate
con
i
soldi
delle
loro
liquidazioni”.
I
giocatori
vanno
in
campo,
se
ci
riescono
vincono
e
se
vincono
ottengono
dei
premi
concordati
con
la
società.
Di
che
denaro
si
tratta
non
è
dunque
affar
loro.
Nel
Napoli,
Maradona
&
C.
intascavano
la
bellezza
di
un
milione
e
mezzo
(di
vecchie
lire)
a
punto;
ogni
pareggio
fruttava
loro
questa
cifra,
dopo
ogni
vittoria
la
cifra
era
raddoppiata
a
tre
milioni.
Possiamo
dire
che
se
in
un
mese
quel
Napoli,
che
era
forte,
vinceva
quattro
partite
di
fila
gli
azzurri
erano
premiati
con
dodici
milioni
puliti.
Nella
stagione
1988/89
il
Napoli
arrivò
secondo
con
47
punti
dietro
l’Inter
dei
record.
Facendo
un
calcolo,
la
società
sborsò
70.5
milioni
a
testa
per
ogni
elemento
della
rosa,
ovviamente
ingaggi
a
parte.
Questa
la
si
può
immaginare
come
una
delle
cause
che
hanno
collassato
economicamente
il
Napoli,
Napoli
che,
per
fortuna,
non
è
mai
stato
quotato
in
Borsa
perché
sennò…
Si
dice
“chi
non
risica
non
rosica”:
investire
in
Borsa
può
anche
dare
buoni
risultati.
Di
questi
tempi
però
è
un
progetto
alquanto
azzardato
e
se
ne
stanno
accorgendo
un
po’
tutti,
non
certo
solo
nell’orbita
Cirio.
I
calciatori,
loro,
stanno
tranquilli.
Gli
stipendi
sono
assicurati,
mal
che
vada
si
cambia
club,
ma
i
comuni
risparmiatori
chi
li
rimborsa?
La
cifra
incriminata
ammonta
a
10
milioni
di
€.
Per
i
calciatori
sono
soldi,
per
i
risparmiatori
Cirio
si
sono
trasformati
in
lenticchie.
Antonio
Gagliardi
3/3/2004