PRETENDESI
CHIAREZZA,
LA
GENTE E' STANCA
No,
stavolta non ci caschiamo. Sarebbe
la seconda volta. Non lo diciamo. A
Como il Napoli non ha toccato il
fondo. Qualche domenica fa lo
avevamo detto, e ci eravamo
sbagliati. Come vediamo, il vuoto
resta e la caduta diventa sempre più
rovinosa, ma non si arresta con lo
schianto. Il Napoli come in un
abisso, precipita e non si ferma.
Squadra senza carattere in campo,
commento unanime. Senza
concentrazione, dato insindacabile.
Squadra nervosa. Come nervosi lo
sono ormai tutti. Nessuno escluso. I
tifosi si preparano a un'altra
giornata di protesta, forse si farà
peggio di Verona, chissà. I
giornalisti trattati male hanno i
nervi a fior di pelle, i tesserati
del Napoli non aiutano. Perché
l'illazione nasce da quello che a
Napoli hanno chiamato, nonostante
tutto, silenzio stampa.
L'allenatore che parla di
salvezza, dice che resta perché
"questa squadra può salvarsi,
se non credessi alla salvezza me ne
sarei già andato". Pauroso,
grottesco o pazzesco, forse però
tutti e tre gli aggettivi connotano
meglio il Simoni-pensiero. Pauroso,
e ci siamo. Grottesco perché fino a
neanche due settimane fa si parlava
dell'impresa, "quasi
impossibile". Lacrime
napoletane di una farsa giunta al
quarto atto ma non all'epilogo. Pazzesco
perché nessuno può credere che si
parli sfacciatamente di salvezza
come obiettivo cui tendere. Simoni
il realista, è l'amara verità. La
squadra "può" salvarsi,
non si può dire che il
tecnico abbia esagerato perché
saremmo catastrofici. Ma non da
neuro, perché il Napoli questo è.
E se quella che è una lunga
maratona era motivo di speranza per
la rincorsa, adesso diventa muro del
pianto per quello che il Napoli oggi
è. E cioè, una società allo
sbando. Prendersela con i
calciatori? E perché? Doppio
gioco e tira-molla, gli stipendi non
arrivano perché non ci sono i
risultati, i risultati non arrivano
perché non ci sono gli stipendi. Naldi
ha rotto con tutti, giocatori
(pronti a mettere in mora il club se
l'ennesima promessa sarà
disattesa), con lo staff
tecnico (Perinetti medita di
andarsene, Simoni pure per un
mercato da schiaffi) e con i tifosi,
"rotti" da tutto e da
tutti. La goccia che ha fatto
traboccare il vaso, l'affare Spinesi.
Pianetazzurro aveva scritto che il
giocatore era del Napoli. Così era.
E lo ha rivelato lo stesso Spinesi,
che aveva la parola di Naldi. All'ultimo
minuto, però, i soliti giochetti al
ribasso, e uno dei calciatori
migliori in circolazione, 26enne
acquistabile per un tozzo di pane
raffermo (300 mila euro, ovvero un quinto
di quanto abbia speso un Melfi
- C2c - per costruire la
squadra) è sfumato, per la rabbia
di un ragazzo che, cascato
nell'illusione azzurra e del
suo presidente, ora dovrà
praticamente reinserirsi (con grande
fatica) a Bari fino a giugno. Il
paradosso: il peggior attacco del
girone cede un attaccante e non
compra un cannoniere dal gol facile.
Per un tozzo di pane raffermo.
Tuttavia, la gestione dell'affare Spinesi
è un buon viatico per un'analisi
del Calcio Napoli. Naldi non ha
voluto prendere il giocatore in
saldo. Il motivo? Ignoto ai più.
Di certo non è stata - o almeno c'è
da augurarselo - la
constatazione che per la A non c'è
più nulla da fare. Per due motivi
speriamo che non sia andata così.
Primo perché ciò denoterebbe una
visione riduttiva del problema
Napoli: qui i gol, prima che per
andare in A, servono per evitare la
C. Secondo, e più grave: Naldi non
vede neanche un futuro per il calcio
Napoli. Il motivo? Un triennale a
Spinesi avrebbe rappresentato il
primo passo per risorgere. Non
quest'anno ma il prossimo, magari.
Come fu fatto con Schwoch. Primo
anno salvezza, l'anno dopo
promozione. Da qui la nostra
dicotomica mappa giunge alla
biforcazione finale. Il futuro del
Napoli: il presidente Naldi non può
continuare su questa strada che fa, tra
l'altro, pensare a cattive
intenzioni. Il presidente deve
uscire allo scoperto e, giocoforza,
scegliere fra due possibilità. La
prima: portare i libri in tribunale,
farla finita con questa agonia ed
annientare il Napoli con un solo
colpo, evitandogli una lunga e
insensata agonia e aprendogli una
nuova benché pericolosa via. La
seconda: accettare aiuti esterni
mediando con coerenza e concretezza.
Il presidente ha dichiarato che
vuole nomi e cognomi. Bene. Il primo
già c'è, e si chiama Fabio Milone,
l'intermediario che tratta
l'ingresso in scena della IBD. Altri
ce ne saranno. Ma bisogna uscire
allo scoperto, decidersi. Il tempo
sta scadendo e in misura
inversamente proporzionale,
aumentano i debiti. Altre vie di
uscita all'impasse generato da una
società che ormai è allo sbando
non ce ne sono. Fuori la verità,
presidente Naldi: si sta scavando la
fossa con le sue stesse mani. Noi
però vogliamo chiarezza.
Pretendiamo chiarezza. Così come
tutti i sei milioni di napoletani
nel mondo. Chiarezza di idee e
decisioni: così non si può andare
avanti, sarebbe sempre peggio. E la
gente è stanca. Pretendesi
chiarezza.
Marco
Santopaolo
1/2/2004
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