E'
PRONTA LA RIVOLUZIONE
Un
fiore nel deserto. Le dune di sabbia pronte a
rimodellarsi in vista di una tempesta che sia una
scossa, una rondine non fa primavera e un
chiarimento non fa bel tempo. Di gennaio cosa è
rimasto? Il passato, ovvio, ma anche un
mercato dai musi lunghi. I patti d'acciaio
ventilati non convincono, tanto che l'impressione è
che ci sia altro. I giocatori, si dice, accettano
una riduzione di stipendio. Forse perché in
questo caso finalmente vedranno uno stipendio.
Alleluia. Una rosa di squattrinati con
poca benzina nelle gambe, fermamente consapevoli
di dover rimanere alle pendici del Vesuvio fino
a giugno. Che idee. Chi può, però, andrà via. Naldi
non può mandare a casa tutti i giocatori, che
pure lo hanno deluso. Eppure quelle richieste
di chi, leggi gruppi di tifosi organizzati,
auspicano che sia la primavera a vestire l'azzurro
e non questo gruppo di ragazzi, potrà ben presto
essere accontentato, seppur parzialmente.
Utopistico lo scenario di vedere in campo undici sbarbatelli, verosimile
l'ipotesi di una promozione dei responsabili
del settore giovanile azzurro. Non è un mistero
che Giorgio Perinetti presto andrà
via, voleva farlo - lo aveva fatto -
all'indomani della chiusura dell'Hotel Quark con
l'affare Spinesi, trasformatosi
all'improvviso in un fungaccio nero, e non
certo per colpe sue. E che dire di Gigi Simoni,
tecnico che con i numeri è ai confini di un
tremendo paradosso, visto che se non va a punti
contro il Messina diventa "peggio di
Agostinelli"? Il numero inchioda, la
statistica parla. Il campo decide. Olè. E
allora? Allora gli screzi e i rancori non sono fumo,
non si cancellano poi con un colpo di
spugna che sa di comunicato stampa, fiducia
incondizionata. A chi? Ad un gruppo che, parole
del presidente, ha deluso. E che, di questo passo,
avrà ancora meno fiducia. Il grande passo è
pronto, Naldi ci pensa. Se la prima mossa la
faranno i diretti interessati, allora sarà
tutto più facile. Simoni è stanco, non lo
lascia intendere, ma è stanco e deluso. Nonché
pentito, pentito di aver accettato
Napoli e di averne perso il bel ricordo che ne
aveva. Perinetti e il tecnico di Crevalcore pronti
ad uscire di scena, forse molto presto, forse
fra non molto. Comincia così la lotteria dei nomi, dei
successori. Uno dopo l'altro, eccoli in serie: Fedele,
Martino, Leonardi,
Maglione, Fusco per
il ruolo di diesse. Alcuni di questi
esercizio di purissima fantasia (vedi Maglione),
altri altamente improbabili (vedi Leonardi),
altri papabili. Di tecnici non si parla,
anche perché Naldi deve già sborsare un
milioncino tondo tondo per i vari Scoglio,
Agostinelli e appunto Simoni. Stavolta,
infatti, prima di guardare all'orizzonte,
Naldi guarderà - e presumibilmente pescherà - in
casa propria. Se Perinetti andrà via a
traghettare la squadra fino alla fine della
stagione sarà Enzo Coscia,
cognato di Naldi e responsabile del settore
giovanile azzurro. Un buon viatico per la
promozione in prima squadra del tecnico della
primavera Raimondo Marino. Il
destino del Napoli legato non tanto alla
partita di Messina, quanto alla volontà
di Perinetti e Simoni. Difficile infatti
che Naldi prenda decisioni in proposito. L'addio
del direttore sportivo è vicinissimo dopo un
anno divisibile in sei mesi ottimi e sei
disastrosi, il cui anello riparatore (Spinesi) è
stato rigettato dalla proprietà. Il saluto del tecnico,
pure, è prossimo. Il Napoli non dà
segni di miglioramento, con il Messina rinascere
o, amaramente, morire. E l'acciaio
diventerebbe ruggine, il fiore concime per la
sabbia. Per dar via ad un nuovo corso. Dai
mille punti interrogativi. L'ultima carta della
disperazione, per la salvezza - sportiva - del
Napoli. E potrebbe rivelarsi tanto un asso di
cuori quanto un due di picche: amaro ma vero, la
salvezza il Napoli se la gioca a carte.
Marco
Santopaolo
6/2/2004
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