QUEI VECCHI FANTASMI

 

 

Vecchi fantasmi riempiono il vuoto che circonda il Napoli. Fantasmi, come li chiamò Luigi Compagnone in un editoriale su “Il Mattino”, fantasmi che si credeva fossero svaniti come unico aspetto positivo di questa lenta agonia.

Ci riferiamo a quell’ostilità diffusa nel Nord Italia che si traduceva nei cori beceri che accoglievano i tifosi al seguito degli azzurri in alcuni stadi.

Il Napoli, se debole, è simpatico; oppure meno antipatico agli occhi di chi non lo poteva vedere vincere. Il la è stato dato da “La Padania”, il quotidiano voce della Lega Nord, partito della coalizione di governo che saluta la sempre più probabile fine del Napoli come un atto di giustizia divina.

Giustizia è fatta” è il classico commento che segue la condanna all’ergastolo di un assassino oppure la scarcerazione di un detenuto innocente. Crediamo sia esagerato ricorrere a tale slogan per commentare un evento comunque sportivo. È vero che giustizia e sport ultimamente camminano di pari passo, è vero che il calcio trova sempre più spazio nelle aule dei Tribunali, ma qui non c’è nessun delinquente evaso dal carcere, ci sono solo i tentativi da parte di un imprenditore di salvare un’azienda cercando di appellarsi ad ogni santo possibile.

Francamente ci è difficile capire il perché dell’accanimento del quotidiano leghista; forse è giustizia che il Napoli faccia la fine di Como e Varese, due società anche loro alle prese con la non iscrizione al campionato.

Se la legge dev’essere uguale per tutti, e deve esserlo, non ci sembra “ingiustizia” cercare di fare il possibile per salvare una società che vanta uno dei maggiori bacini di utenza nel panorama calcistico italiano e nemmeno risulta che il fallimento del Napoli possa eventualmente liberare un posto ai due club lombardi: i primi ad avvantaggiarsene sarebbero Bari e Pescara e siccome Bari vuol dire Matarrese ecco le improvvise pontificazioni dell’ex presidente della Federazione per un calcio “che non è mai stato così in basso”.

Se un pittore volesse rappresentare questo momento del calcio napoletano dovrebbe dipingere un ciuccio che raglia disperatamente mentre affonda nelle sabbie mobili, il suo padrone – un contadino con la faccia di Gaucci – che con una fune cerca con ogni forza di tirarlo fuori ed uno stormo di avvoltoi che sinistramente volteggia su di loro pronto a calarsi in picchiata nel caso il salvataggio non vada a buon fine.

Più che avvoltoi, meglio squali dato che siamo in tempo di mare e le barche, tra gli addetti ai lavori, sembrano andare di gran moda.

La barca azzurra sta colando a picco e pinne di numerosi squali nuotano intorno ad essa aspettando il miglior momento per attaccare.

Moggi? De Luca? Zamparini? Possiamo definirli squali? Non lo sappiamo, non conosciamo le loro reali intenzioni.

Moggi forse si, tenendo conto che ovunque sta fa il bello ed il cattivo tempo; fece bene al Napoli ai tempi di Maradona, molto meno bene alcuni anni dopo scegliendo una società molto meno “pesante” come centro di smistamento della sua GEA, dando così un pesante contributo alla prima retrocessione del ‘98. Che ora voglia farsi perdonare? Porti Gilardino, Trezeguet, Blasi e Cannavaro, si accolli interamente l’onere degli ingaggi e forse un processo di riabilitazione potrà essere avviato. Per la verità Galliani è l’unico che ha davvero le sembianze di uno squalo, ma è troppo ancorato al Milan ed al Presidente Berlusconi per preoccuparsi del Napoli e poi è l’unico a non possedere casa a Posillipo…

Poi Aponte, De Luca, Zamparini, tutti pronti a dare una mano. Che significa dare una mano? Significa mettere sul piatto cifre irrisorie oppure cedere, in prestito o a titolo definitivo, qualche giocatore-scarto? Ormai è troppo che si parla ed i napoletani vogliono fatti, non più parole. Ora il vero porto è Soccavo e qui sono sbarcati olandesi, inglesi, presunti principi arabi più qualche buontempone del posto.

Tutti apparsi e dissolti come neve al sole oppure impalpabili come fantasmi; A.A.A. cercansi persone serie, soprattutto vere, cioè in carne, ossa e portafogli.

Due parole sull’ormai comica vicenda scommesse. Gli arbitri inquisiti sono stati riabilitati, alcuni tra i giocatori indagati sono scesi in campo, c’è stato un gigantesco colpo di spugna che ha quasi messo la parola fine.

“Quasi” perché l’unico rimasto impigliato nella rete è Stefano Bettarini:  sospettato di essere il “bello” della combriccola, è stato tagliato dalla Samp e rischia di chiudere anzitempo la carriera.

Forse è l’unico che pagherà; che colpendo lui si voglia togliere di mezzo anche Simona Ventura? 

 

 

 

Antonio Gagliardi                                           29/7/2004

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