SALVATORE
BAGNI, IL GUERRIERO
Strano
il rapporto di Salvatore Bagni con Napoli squadra e città.
E’
iniziato e finito malissimo, ma in mezzo ci sono da
raccontare 4 anni di affetto, di stima, di grandi
vittorie che legarono il giocatore, emiliano
d’origine, alla nostra metropoli, da quando nel luglio
del 1984 l’Inter e il Napoli si accordarono per il suo
trasferimento nelle file azzurre (pare per una
rispostaccia data dal “nostro” al Presidente
neroazzurro Pellegrini).
Bagni
rifiutò il passaggio adducendo non meglio precisati
“motivi familiari”. In realtà dietro al suo
atteggiamento c’era la Roma Club che in quel momento
dava maggiori garanzie di lottare per lo scudetto.
Le
polemiche scoppiarono violentissime quando il Consiglio
federale decretò, per il rifiuto del giocatore, la sua
esclusione dalla Nazionale olimpica che si apprestava a
disputare le Olimpiadi di Los Angeles. I compagni si
schierarono con lui, dichiarando di non voler partire
senza Salvatore, ma dopo tre giorni di alta tensione
tutto si risolse con il suo sospirato “sì” al
Napoli. Sicuramente non ebbe mai modo di pentirsi visto
il rapporto strettissimo che seppe creare con i tifosi
che stravedevano per il suo modo di giocare tutto
“anema e core”.
Ma
è riduttivo ricordarlo solo per le sue doti atletiche e
per la grinta feroce che metteva in campo. Lottatore
caparbio, tenace, mai domo, riusciva in campo a soffrire
come pochi altri, mettendo a disposizione del collettivo
oltre le sue formidabili doti atletiche, anche il suo
impegno costante ed il tiro (potente e preciso) del
mediano “vecchio stile”. Possedeva, inoltre, una
buona tecnica di base: non a caso nasce nel Carpi in
serie D nel ruolo di ala tornante nella stagione
‘76-‘77. L’anno dopo è già in serie A con la
maglia biancorossa del Perugia, dove disputò anche il
fantastico campionato del
‘78-’79 quando la squadra umbra si classificò al 2º
posto rimanendo imbattuta per l’intera stagione!
Si
trasferì a Milano nell’81, e questo segnò la svolta
della sua carriera. Rino Marchesi intuì che Salvatore
avrebbe reso ancora di più nella posizione di mediano
davanti alla difesa. Il cambio di ruolo gli consegnò la
maglia di titolare in Nazionale, dove disputò anche lo
sfortunato mondiale del 1986 (complessivamente ha
giocato 41 partite con 4 gol).
Con
l’arrivo a Napoli si tolse lo “sfizio” di vincere
lo scudetto per la 1ª volta nella sua carriera, vero
“braccio destro” nella gestione dello spogliatoio
insieme al suo grande amico D.A. Maradona. Bagni ha
rappresentato in un certo senso la reincarnazione del
dottor Jekill e Mister Hide: chi lo conosceva bene
garantiva che la sua docilità e generosità erano fuori
dal comune, ma in campo si trasformava diventando un
“demonio” in tutti i sensi.
Tralasciando
il suo enorme contributo dato in campo, non meritava,
per l’onestà e la schiettezza del personaggio, di
chiudere male l’avventura sul Golfo, perché tacciato
di “golpismo” insieme a Ferrario, Giordano e Garella.
Aveva purtroppo un ginocchio malandato e questo determinò
il suo trasferimento ad Avellino, dove ha chiuso la sua
brillante carriera.
In
totale ha disputato con gli azzurri partenopei 105
incontri con 12 gol.
Dopo
tanti anni, il pubblico napoletano non si è dimenticato
di lui, prova ne sia che qualche tempo fa, in seguito ad
una brutta storia di ricatti che coinvolse l’ex
giocatore (rapirono la bara del piccolo di Salvatore
morto tragicamente in seguito ad un incidente stradale,
chiedendo una cospicua somma di denaro alla sua
famiglia), fu esposto in “curva B” un enorme
striscione che dichiarava tutto l’affetto e la
solidarietà possibile dei tifosi azzurri.
Oggi
Bagni (dopo aver fatto una breve apparizione come
dirigente del Napoli) è diventato fra i più seguiti e
apprezzati commentatori della TV satellitare sportiva.
Emanuele
Orofino
25/7/2003