• SANTORO: “L’OBIETTIVO È POTENZIARE IL SETTORE GIOVANILE” •

4/3/2005
ESCLUSIVA - (dal mensile n. 4, Salvatore Palermo) - Questo mese abbiamo intervistato Giuseppe Santoro, responsabile del settore giovanile del Napoli, per saperne qualcosa in più sulla situazione attuale e sulle prospettive future del vivaio azzurro.
Com’è strutturato in questo momento il settore giovanile del Napoli?
“Allo stato attuale abbiamo cinque squadre: beretti, allievi, giovanissimi e due squadre di mini-giovanissimi sperimentali, coprendo così l’intero arco anagrafico del settore giovanile. Intento questo perseguito per accorciare i tempi dell’emergenza con la quale siamo partiti e per monitorare quanto prima il territorio, perché naturalmente se hai le squadre fai i campionati, se fai i campionati osservi anche gli altri. E’ un modo un po’ più veloce, anche se ci ha costretti ad uno sforzo organizzativo per il quale forse non eravamo ancora pronti, per tentare di affrontare nel modo migliore l’emergenza dettata da un nuovo contesto societario tutt’ora in allestimento”.
Quali sono i progetti futuri inerenti al vivaio? E quanto tempo occorrerà per avere un’organizzazione efficiente?
“I progetti sono tanti e vanno dall’aspetto squisitamente tecnico, che resta principe nel settore giovanile, fino ad aspetti legati al marketing sociale, cioè: al rapporto con le scuole, con il territorio, con le scuole calcio e quindi con le diverse realtà cittadine. Questo perché il nuovo brand societario e la fiducia che tutti ripongono nella proprietà De Laurentiis e nella figura del direttore generale Marino è sfruttabile sotto più punti di vista. Proprio per questo motivo è importante instaurare un forte legame con il tessuto sociale napoletano. Naturalmente per costruire un settore giovanile importante occorre fisiologicamente un tempo di organizzazione, o meglio di autorganizzazione, abbastanza lungo. Comunque all’interno del progetto quinquennale del club c’è sicuramente un grande interesse, che spesso anche il direttore ed il presidente hanno sottolineato, per il settore giovanile. Questo naturalmente è molto incoraggiante per chi come me lavora in questo ambito. Organizzare e poi valorizzare il vivaio rappresenta, per la nuova immagine che la società vuole dare di sé, un punto di partenza fondamentale sul quale costruire programmi ambiziosi per il futuro. Costruire una società importante significa farlo dalle fondamenta e quindi dal vivaio. Alla base del successo di una società sportiva c’è quasi sempre il settore giovanile. Per successo non intendo soltanto quello che molte persone immaginano, cioè la vittoria della prima squadra, ma intendo anche il dare un’immagine esteriore di organizzazione, di oculatezza nelle scelte e soprattutto di programmazione a lungo termine. E quando una società calcistica riesce a raggiungere questi tre obiettivi spesso raggiunge anche le vittorie”.
Per quale motivo Caffarelli, che stava facendo bene con la Beretti, è stato affiancato a Reja in prima squadra?
“Qui occorre fare una precisazione. Caffarelli è stato chiamato da Reja, che è stato suo allenatore, per accorciare i tempi della conoscenza della prima squadra. E quindi per quanto stesse facendo benissimo con la Beretti, avendolo richiesto Reja come figura di fiducia personale per favorirlo nell’ambientamento ci è sembrato giusto accontentarlo soprattutto alla luce del fatto che il tempo a nostra disposizione non era molto e che soprattutto la prima squadra resta la priorità assoluta in un club. Avendo poi sempre fatto le partite il giovedì con la prima squadra, Gigi conosce tutti i ragazzi benissimo. La prospettiva di considerare quello di Caffarelli un declassamento è completamente errata, andare in prima squadra è una cosa importante”.
 

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