SCOOP
O
BOUTADE,
L'AMARO
RESTA
Il
sussurro
diventa
voce,
la
voce
diventa
indiscrezione,
l'indiscrezione
diventa
notizia,
la
notizia
diventa
verità
o
bufala.
L'iter
che
il
lavoro
di
ogni
giornalista
segue
è
molto
schematico,
che
poi
il
percorso
abbia
tempi
diversi
questo
è
risaputo.
L'ultima
però
sarebbe
clamorosa
se,
al
momento
dell'estremità
dicotomica,
prendesse
la
via
della
prima
ipotesi.
Chievo
Verona
ed
Hellas
Verona,
due
squadre
di
una
stessa
città
ma
agli
antipodi
per
tutto
e
unite
dal
solo
stadio,
starebbero
pensando
alla
fusione.
Ciò
che
porterà
con
ogni
probabilità
i
due
presidenti
a
sedersi
al
tavolino
per
un
passo
storico,
sono
i
problemi
societari
delle
due
squadre.
Da
una
parte
c'è
l'Hellas,
da
tempo
messo
in
vendita
da
patron
Pastorello,
che
rischia
la
C
se
il
mercato
invernale
non
sarà
adeguato,
e dall'altra il
Chievo,
che non
riuscirà
a
lungo
a
sopportare
il
peso
della
serie
A
soprattutto
se,
a
fine
stagione,
partiranno
gli
uomini
del
miracolo.
Nella
sostanza,
Del
Neri
e
Sartori,
tecnico
e
direttore
sportivo
della
favola
gialloblu,
pronti
a
fare
le
valigie
per
scelta
professionale.
E
tra
l'altro
il
presidente
Campedelli
non
si
sa
fino
a
quanto
potrebbe
sobbarcarsi
la
gestione
di
un
club
diventato
"grande"
per
i
propri
soli
meriti.
Siccome
l'unione
fa
la
forza
e
il
due
più
due
da
venti
secoli
fa
quattro,
allora
l'idea
è
nata
e
può
essere
sviluppata,
naturalmente
in
tempi
non
brevissimi.
La
fusione
avverrebbe
la
prossima
stagione,
con un
posto
in
B
che
rimarrebbe
vuoto
per
una
nuova
società
dalla
denominazione
ancora
incerta
(Hellas,
Chievo
o
nessuna
delle
due?
Chi
rinuncerà
a
cosa?).
Di
certo
la
fusione
non
è
un'ipotesi
facilmente
proponibile
alla
piazza,
che
non
ha
la
mentalità
lungimirante
ma
è
legata
sempre
alla
tradizione,
alla
storia
e
all'identità
del
proprio
club.
Proprio
in
Veneto,
qualche
anno
fa,
una
bufera
di
polemiche
investì
i
presidenti
di
Cittadella
e
Padova (la
prima
in
B,
la
seconda
in
C2)
quando
annunciarono
una
fusione
imminente,
con
il
risultato
che
l'operazione
saltò
per
una
sorta
di
insurrezione
popolare.
La
vicenda,
se vogliamo,
si
è
chiusa
proprio
nei
giorni
scorsi,
quando
i
vertici
del
Cittadella
Padova
hanno
deciso
di
cambiare
denominazione
sociale:
da
"AS
Cittadella
Padova"
a
semplicemente
"AS
Cittadella":
quel
fastidioso
"Padova",
apposizione
della
propria
identità,
fu
necessario
per
il
prestito
dello
stadio
Euganeo
ai
tempi
felici
della
serie
cadetta.
Questo
per
dire delle
difficoltà
che,
inevitabilmente,
Campedelli
e
Pastorello
troveranno
sulla
loro
strada
se
vorranno
intavolare
anche
solo una
trattativa
allo
scopo
di
sopravvivere.
La
strada
della
fusione
si
apre
infatti
proprio
per
non
essere
schiacciati
dal
peso
stesso
delle cose,
o
di
sé
stessi.
Le
favole
hanno
sempre un
lieto
fine, ma
se
vogliono
durare,
nella
realtà devono
avere
una
trama
diversa
da
quelle
candidamente
narrate
dalla
nonnina
sulla
sedia
a
dondolo.
In
questo
calcio di
mostri
e
di
colossi,
potrebbe
non
esserci
più
spazio
per
un Chievo
o
per
i
Chievo. Aiuto.
Marco
Santopaolo
01/12/2003