STATE
ZITTI
SE
POTETE
Quello
di
portarsi
il
dito
alla
bocca
è
da
sempre
un
gesto
che
vuol
dire
“bocca
chiusa”
e
quindi
“silenzio”.
Ce
l’hanno
insegnato
i
nostri
genitori,
ce
l’hanno
rivolto
i
maestri
a
scuola
e
ha
accompagnato
una
frase
in
voga
nelle
caserme
“zitto,
muto
e
rassegnato”
a
conclusione
di
un
ordine
da
parte
di
un
superiore
o
di
un
soldato
più
anziano,
leggasi
nonnismo.
È
un
gesto
imperativo,
fatto
da
chi
è
in
una
posizione
di
supremazia
tanto
da
poter
imporre
il
silenzio
a
chi
gli
è
di
fronte.
Magari
anche
quando
chi
ti
è
di
fronte
ha
perso
una
partita
o
ha
subito
un
gol.
La
moda
del
dito
davanti
la
bocca
la
lanciò
il
grande
Gabriel
Batistuta
che
mise
a
tacere
il
Camp
Nou
di
Barcellona
quando
con
la
maglia
della
Fiorentina
segnò
la
rete
che
portò
i
viola
in
vantaggio
in
un
turno
di
Champions
League,
gesto
imitato,
sempre
dopo
una
segnatura,
finanche
da
un
giocatore
del
Ravenna
che
osò
zittire
il
San
Paolo
quando
la
squadra
romagnola
maramaldeggiò
contro
il
Napoli
(4-2).
Tale
gestualità
a
dire
il
vero
non
ha
fatto
molta
breccia
tra
i
protagonisti
delle
domeniche
calcistiche
visto
che
si
preferisce
molto
di
più
togliersi
la
maglia,
correre
a
perdifiato
verso
la
curva
o
scalciare
la
bandierina.
Però
dalla
scorsa
domenica
le
quotazioni
del
“silenzio”
sono
in
netto
rialzo.
Un
miliardo
e
mezzo
di
persone
avrà
visto
lo
“zitto”
intimato
da
Totti
a
Tudor
alla
fine
di
Roma-Juventus
4-0,
“zitto”
accompagnato
da
altri
due
gesti
e
cioè
le
dita
a
simboleggiare
i
quattro
gol
presi
e
l’intera
mano
sinistra
come
a
dire
“prendi,
incarta
e
porta
a
casa…”.
Il
gesto,
come
detto
dal
giallorosso,
era
una
questione
tra
lui
e
il
difensore,
le
telecamere
però
lo
hanno
ripreso
trasformandolo
in
uno
sberleffo
a
tutti
gli
juventini
sparsi
nel
mondo.
Ora,
dato
che
ogni
goliardia
di
Totti
a
Roma
diventa
cult,
come
accadde
per
la
T-shirt
con
cui
sbeffeggiò
i
laziali
(vi
ho
purgato
ancora),
quelle
quattro
dita
sono
già
dipinte
sulle
magliette,
sono
oggetto
di
sfottò
nei
Forum
su
Internet
divenendo
inevitabilmente
anche
oggetto
di
polemiche.
A
freddo,
settantadue
ore
dopo,
il
tecnico
juventino
Lippi
ha
tenuta
accesa
la
miccia
invocando
il
rispetto
per
gli
avversari.
“Bisogna
saper
perdere,
ma
anche
saper
vincere”;
detta
così
non
fa
una
grinza,
è
una
frase
giusta
che
dà
ragione
a
chiunque
la
pronunci.
Ma
può
permettersi
Lippi
tale
alzata
di
scudi?
Molti
gli
rinfacciano
di
non
essersi
scandalizzato
in
egual
misura
quando
Maresca
imitò
le
corna
del
Toro
dopo
aver
segnato
in
un
derby
e
di
considerare
meno
grave
il
calcione
rifilato
da
Montero
al
capitano
romanista.
Gli
sfottò
di
Totti
sono
stati
salutati
dalla
critica
con
simpatia,
come
una
ventata
di
allegria
in
un
pianeta
calcio
sempre
più
esasperato
e
grigio.
Gli
avversari
si
possono
dileggiare
anche
giocando,
facendo
il
torello,
facendo
tocchettini
ed
accademia
gratuita.
Maresca
fece
sì
il
toro
in
risposta
a
Ferrante,
ma
la
cosa
passò
sotto
silenzio
proprio
perché
era
Maresca.
Se
l’avesse
fatto
Del
Piero?
Noi
ci
permettiamo
di
aggiungere
che
il
giusto
sta
nel
mezzo
Il
romano.
Totti
ha
alcune
cose
in
comune
con
il
madrileno
Raul
Gonzales
Blanco.
Entrambi
pezzi
da
novanta
nella
squadra
della
propria
città,
concorrono
per
il
Pallone
d’Oro
ed
hanno
la
stessa
abitudine
di
esultare
portando
la
mano
alla
bocca
per
baciare
l’anello.
Raul
anni
fa
segnò
con
la
mano,
slealmente
baciò
il
monile,
l’arbitro
non
si
avvide
ed
il
gol
venne
convalidato.
Totti
non
l’ha
mai
fatto
e
crediamo
che
non
lo
farebbe.
Quindi
completi
l’opera
e
come
ha
lasciato
i
gol
di
mano
a
Delvecchio,
lasci
alcuni
sfottò
ai
ragazzi
della
Primavera,
o
al
più,
a
De
Rossi
o
D’Agostino.
Non
è
più
il
Pupone,
non
ha
più
l’età,
e
la
classe,
per
certi
atteggiamenti.
Antonio
Gagliardi
12/2/2004