La
notte è fatta per amare. E per
sognare. "Chi non salta
di Salerno è...", il
grido al quale 30 mila cuori
impazziti di gioia si
abbandonano. Impazziti per cosa?
Per una promozione? Per una
roboante vittoria contro una
grandissima squadra,
pluridecorata? No. Ma Napoli è
così, vede una bella partita e
si infiamma. D'altronde,
l'entusiasmo è giustificato e
può essere condiviso da
tutti coloro i quali hanno
ammirato un Napoli perfetto. Un
grandissimo Napoli, contro un
Cagliari piccolo. Molto piccolo.
Venti punti nelle ultime dieci
gare, questi gli azzurri. I
numeri non sono bruscolini. Ma
contano. Sono l'unica cosa che
contano. Cosa c'è dietro questa
progressiva escalation che ha
portato i napoletani a regalarsi
una serata di gioia per la loro
squadra, che ha oscurato persino
il ritorno di un mito come
Gianfranco Zola? Innanzitutto,
una squadra serena. Si è visto
un Napoli lucido e concentrato,
senza l'assillo di niente.
Voglioso, combattivo. I lanci in
verticale, i "tre
passaggi", i cambi di gioco
repentini. Progressioni, schemi,
capovolgimenti di fronte. La
Treccani del calcio, un tomo che
il Napoli era fino a poco tempo
fa impossibilitato ad aprire.
Poco tempo fa, il Napoli non era
sereno per leggere. Né per
concepire la finezza. Troppe le
nubi all'orizzonte, troppe le
situazioni difficili. Si è
chiuso il calciomercato, i
calciatori hanno capito che
Napoli era il loro destino. E
hanno giocato con una marcia in
più. Non solo. Saremmo poi
cattivi e ingiusti. I giocatori
prima non potevano dare tutto.
Erano bloccati nelle gambe e
nella testa. Da uno status quo
che solo una tranquillità di
fondo poteva minare alla base.
Si è usciti dall'impasse che
bloccava la squadra con il
lavoro e l'applicazione. Ora
tocca alla società. Perché una
volta raggiunta la salvezza, di
quello si comincerà a parlare.
Spalmairpef o meno, i tifosi del
Napoli hanno il diritto di
sapere. Il Napoli, purtroppo, è
in difficoltà. Grave. Come
tanti, certo, ma Roma e
Lazio non possono costituire una
Santa Rita alla quale
appigliarsi. Se vedessimo
la stessa applicazione con la
quale la squadra ha sopperito
alle difficoltà, se solo
vedessimo questa determinazione
in società, allora potremo
dirci ottimisti. Noi aspettiamo,
aspettiamo anche se il tempo è
poco. Una grande squadra merita
una grande società. Un grande
pubblico merita entrambi.
Napoli, merita questo ed altro.
Marco
Santopaolo
27/3/2004