UN ANNO PIENO DI SORPRESE

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Calcisticamente parlando il 2001 è stato un anno foriero di simpatiche novità ma anche ricco di scandali che hanno scosso le fondamenta del Palazzo e che ancora rimbombano nonostante li si voglia seppellire nelle coscienze pallonare.

Andiamo con ordine, il 2001 ci ha regalato il secondo scudetto consecutivo della capitale, e vedere le maglie giallorosse scudettate è di sicuro una bella novità. Cragnotti e Sensi sono riusciti ad interrompere l’assoluto predominio dei club del Nord sulla serie A, che finalmente non si decide solo nelle sale d’attesa di Milan e Juventus. Totti e compagni, preceduti dai laziali, hanno impedito che le mani sullo scudetto fossero solo nordiche, recuperando quella funzione di restituzione di competitività calcistica all’Italia intera e ridato quell’ interesse al campionato che mancava dai tempi del crollo del mitico Napoli di Maradona.

La nuova stagione si è poi aperta con il miracolo Chievo Verona, e che questa sia stata una sorpresa per tutti non si discute, un piccolo quartiere (circa 5000 anime) di una città neanche tanto grande è ora in cima al campionato più difficile del mondo, e dalla sua vetta domina i miliardi spesi dalle squadre più blasonate. Il team di Del Neri è un esempio di umiltà e fervore calcistico che non si vedeva da tempo, inoltre la sagacia tattica non manca alle supermatricole della serie A.

In compenso squadre come Parma e Fiorentina, solo pochi mesi fa rivali nella finale di Coppa Italia, rischiano seriamente la retrocessione per colpa di problemi con cause diverse che hanno portato ad un certo disimpegno delle società. Rimanere competitivi è difficile ed anche il non esaltante cammino europeo dei nostri clubs evidenzia un passo indietro da analizzare con precisione se si vuol dare una sferzata verso prestigiose vittorie internazionali.

Le note dolenti del 2001 sono costituite dagli scandali doping e passaportopoli. Nonostante controlli più rigidi i casi di doping, o comunque di sostanze ritenute dopanti, sono sempre eclatanti, gli ultimi sono quelli di due campioni come Guardiola e Stam, che aprono però un interrogativo vista la provenienza da due tornei stranieri, e se l’Italia fosse solo la punta di un iceberg europeo dove il doping è sostanzialmente tollerato? Le pene ridicole inflitte a giocatori come Davids sono solo un incentivo alla scorrettezza.

Stesso discorso per i passaporti falsi, ci sono troppi soldi in ballo e nessuno vuole scontentare le società portatrici di denari, e così per Veron o altri non succede niente, mentre in casi più evidenti (Recoba) le squalifiche si riducono di appello in appello.

La giustizia calcistica esiste? E’ permesso tutto a chi regge questo dorato mondo? E quanto tempo resta prima che tra ingaggi assurdi e scandali mal coperti il pianeta calcio collassi?

Le risposte forse al prossimo anno…

 

Raimondo Miraglia 

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