di
CARLO
TECCE
Le
trasmissioni riprenderanno
regolarmente martedì. Per due
giorni il pallone si eclissa,
siede in panchina a scapito
della riflessione.
S’intrecciano gli stati
d’umore, alcuni fremono per
gli ultimi atti, dediti a
sancire una sospirata promozione
oppure a decretare una
matematica salvezza, altri
scongiurano il trascorrere del cronos
per allontanare l’inevitabile
retrocessione. Un esiguo lasso
di tempo per gli economi del
calcio, più in voga degli
allenatori o degli stessi
calciatori. Sistemare i bilanci,
le parcelle, le fideiussioni:
alle porte c’è il campionato
parallelo dei ricorsi
amministrativi (?) per assestare
un contenzioso sportivo. E se il
“soccer made in Italy” è
considerato un’industria, un
bene collettivo, è giusto che
si rispettino tutti i sacri
crismi della burocrazia e del
fisco. Per una fusione con la
quotidiana realtà di un
cittadino dello Stivale. Colui
che è privilegiato nel
pagamento delle tasse (?). E
poi, i puristi s’interrogano
sui risultati “prevedibili”,
sui pareggi al grido di non
farsi male. Perché annientare
la concorrenza e scatenare un
processo di ripercussioni a
catena? Gli interessi in gioco
sono talmente appetiti da
sconfinare dalle regole. Perché
l’uomo è perfettibile, ma non
perfetto. I furbi, i parassiti,
i disonesti. Ci saranno sempre.
Dovunque e in ogni epoca
storica. Il divario Nord-Sud
esiste e persiste nel sistema
finanziario e si rispecchia
nelle varie categorie, con una
netta discrepanza delle
partecipanti per zona
geografica. L’estate si
preannuncia tropicale e, dunque,
non è da escludere una riforma
repentina e “forzata” come
lo scorso anno. Chissà, la
serie B potrebbe scindersi in
due gironi, meridionale e
settentrionale (in C è così)
per garantire un equilibrio e
copertura totale sul territorio
della pizza e degli spaghetti al
pomodoro. In questo breve
periodo di pace e serenità, un
augurio fra gli altri è da
prescrivere. Che ci sia
giustizia e chiarezza. Anche tra
i Palazzi delle manovre segrete,
che ci sia libertà di scelta e
non cariche ricoperte dalla
medesima persona. Approfittando
del silenzio di queste 24 ore,
il futuro appare meno nebbioso,
ma quando le cavallerie
ricominceranno a sfilare ci si
dovrà appellare al buon senso
dei potenti. Di chi decide. Di
certo non a noi, che, però,
abbiamo diritti da rivendicare.