UN'ESTATE
FOLLE
Sconcertante!
E' assolutamente sconcertante
ciò che sta accadendo in
questi giorni intorno al mondo
del pallone.
Un
presidente, Gaucci, che non ha
lo spirito sportivo per
accettare il verdetto
emesso dai campi di
gioco; tribunali che diventano
improvvisamente solerti ed
efficienti come mai si era
visto prima e per cose ben più
importanti; politici che si
travestono da ultras, con
tanto di sciarpe del club al
collo, per gridare per strada
in favore della propria
squadra; quotidiani locali che
si trasformano in strumento di
pressione sui politici
regionali; il Governo
nazionale, il cui presidente
è anche patron della squadra
campione d'Europa, che scende
in campo per determinare
quante e quali squadre debbano
giocare i prossimi campionati
di serie A e B.
Insomma,
lo scadimento più grossolano
del livello civile della
società italiana.
Alle
origini del caos
Tutto
è cominciato per colpa di
Gaucci. Il suo ricorso
iniziale alla giustizia
sportiva sul caso Martinelli
è quanto di più antisportivo
si possa immaginare. E' vero,
Martinelli ha giocato in
quella famosa partita, ma
nella precedente no, proprio
per scontare il suo turno di
squalifica.
Ma
ha giocato nella primavera, è
stato detto dai Gaucci, e
questo non è consentito. E
qui entrano in ballo le colpe
della Federazione, che non ha
saputo scrivere regole chiare
ed inequivocabili.
Resta
il fatto che in serie B
Martinelli ha scontato il suo
turno di squalifica e che il
risultato di Catania – Siena
è stato 1 – 1.
E
poi, se questa regola vale per
Catania – Siena non si
capisce perché non debba
valere per Catania –
Venezia, partita nella quale
il Catania, con grande
coerenza (sic),
ha schierato il
giocatore Grieco dopo che nel
turno precedente lo stesso
calciatore aveva scontato il
turno di squalifica giocando
nella primavera. Ed il
risultato finale è stato 2 -
0 per il Catania.
Evidentemente
per Gaucci esistono due pesi e
due misure. Il Siena non
poteva utilizzare Martinelli,
il Catania invece poteva
utilizzare Grieco.
La
solerzia dei TAR
Quello
che stupisce di più, in tutta
questa vicenda, è la solerzia
dimostrata dai vari Tribunali
Amministrativi Regionali di
volta in volta interpellati,
in particolare quelli di
Catania e di Reggio Calabria.
Al
di là di cavilli e codicilli,
il TAR catanese ha dato la
netta sensazione di
parteggiare per la squadra
etnea. In particolare quando
ha deciso di riunirsi in
seduta straordinaria il 13
agosto per annullare la
sentenza della CAF su Catania
– Venezia, riammettendo i
rossoblù in serie B.
Peggio
ancora il TAR di Reggio
Calabria. Normalmente un TAR
si compone di tre membri ma,
il 14 agosto, il presidente
del tribunale reggino decide
di interrompere le sue vacanze
e, da solo, emette un decreto
monocratico cautelare che
esclude il Napoli dalla serie
cadetta, reo di aver
presentato false fidejussioni,
e lo sostituisce con il
Catania.
Il
decreto monocratico è un
evento alquanto raro, un
provvedimento assolutamente
straordinario e provvisorio.
Eppure il presidente del TAR
reggino non ha avuto alcuna
esitazione.
Il
presidente in questione
risponde al nome di Luigi
Passanisi e, piccola
particolarità, è catanese.
Inoltre, come ha fatto,
Passanisi, nel bel mezzo di
un'indagine della magistratura
romana, che ancora oggi sta
indagando sui fatti in
oggetto, ad essere
assolutamente certo che il
Napoli ha compiuto un
illecito? Come ha fatto,
Passanisi, a sapere prima
ancora dei giudici romani
titolari dell'inchiesta che il
Napoli ha raggirato la
Co.Vi.Soc.? Come faceva a
sapere che il Napoli ha
presentato le fidejussioni
oltre il termine massimo?
Probabilmente
ne sapeva quanto noi che
leggiamo i giornali!
Guarda
caso per l'Ufficio inchieste
della FIGC il Napoli è stato
truffato, mentre i magistrati
romani stanno indagando sui
faccendieri che ruotano
intorno al calcio e non certo
sulla società del presidente
Naldi.
Tanta
solerzia si spera di rivederla
ancora da parte dei TAR,
soprattutto laddove le
speculazioni della mafia sono
particolarmente insidiose.
Chissà, magari la controprova
potrebbe darcela qualche
ricorso sul famigerato ponte
sullo stretto.
I
politici ultrà
C'è
solo l'imbarazzo della scelta.
Ma la palma di “capo della
curva” spetta di diritto a
Ignazio La Russa, coordinatore
di Alleanza Nazionale, che ha
dato prova di un tifo da
“fedayn” per la squadra
etnea.
A
che titolo abbia messo becco
in una vicenda sulla quale non
ha nessuna competenza
istituzionale resta un
mistero.
Certo
ha parlato come tifoso, ma
allora il suo parere deve
valere come quello di
qualsiasi altro
cittadino-tifoso. Invece no.
Le sue minacce di boicottaggio
del decreto anti-tar del
governo, gli
insopportabili ricatti
in fase di preparazione del
documento in favore del
Catania sono gravi e
inaccettabili. E,
sibillino, per chi non avesse
capito bene, ha aggiunto che
ci sarà modo di approfondire
in seguito il decreto in tutte
le sue parti.
Ma
anche il sindaco di Catania,
Umberto Scapagnini, ha giocato
duro, eccome! Ha mandato a
Roma i tifosi del Catania a
spese del comune, per aiutare
la protesta di piazza dei
supporters etnei. Non solo, ha
rilasciato dichiarazioni di
fuoco ad ogni piè sospinto,
commentando con entusiasmo la
decisione del giudice
Passanisi. Peccato che i
catanesi non lo ritengano una
di loro. In città, quando le
cose non vanno bene, per tutti
il sindaco diventa “il
napoletano”.
Sì,
perché il professor Umberto
Scapagnini, di Forza Italia,
medico personale di Silvio
Berlusconi oltre che di fama
internazionale, è nato
proprio a Napoli.
E
poi l'ex ministro Bianco,
l'attuale ministro
Prestigiacomo, il presidente
della commissione
Telekom-Serbia, Trantino,
anch'egli di AN, il cui studio
legale ha preparato i vari
ricorsi al TAR, insomma tutti
ad esercitare il proprio
potere in favore del Catania.
Chissà
cosa ne pensano i tanti tifosi
del Napoli, residenti in
Campania e non, che hanno dato
il loro voto alla Destra.
Un
quotidiano improvvisamente
combattivo
“Lo
scippo al Catania investe i
deputati”. E' uno dei titoli
sparati in questi giorni dal
quotidiano catanese La
Sicilia. E il sommario
recitava: “Cosa faranno i
leader politici siciliani per
ottenere giustizia?”.
E
giù una lista completa di
politici siciliani che
avrebbero dovuto impegnarsi a
favore della squadra etnea. Ci
sono tutti: Stefania
Prestigiacomo, Antonio
Martino, Enrico La Loggia,
Ignazio La Russa, e poi quelli
eletti nella provincia
catanese, come Enzo Trantino,
Nino Strano, Fabio Fatuzzo,
Benito Paolone, Basilio
Catanoso, Filippo Drago, Mimmo
Sudano, Guido Ziccone,
Filadelfo Basile, Pino
Firrarello, Ilario Floresta,
Giuseppe Palumbo, Enzo Bianco,
Giovanni Burtone, Anna
Finocchiaro.
Tutti
minuziosamente elencati.
“Catania
si aspetta fatti, non
parole” ha scritto Salvatore
La Rocca, particolarmente
astioso e polemico nei suoi
articoli. Ne ha per tutti,
persino per un'opinion maker
del calibro di Giorgio Tosatti,
accusato di “sputare
commenti ingannevoli” dalle
colonne del Corriere della
Sera.
Sorprende
tanta animosità da parte di
un quotidiano solitamente poco
incline al clamore. Qualcuno,
come l'Associazione Itaca di
Claudio Fava, il cui papà,
giornalista, fu ucciso dalla
mafia, ritiene che La Sicilia
normalmente faccia le cronache
in ginocchio e che il suo sia
un giornalismo d'omertà.
Ci
salvi la politica!
Ciliegina
finale sulla torta: la discesa
in campo del Governo.
“Adesso
mi tocca salvare anche il
calcio” aveva detto
Berlusconi alla vigilia del
Consiglio dei Ministri che ha
varato il decreto anti-tar.
Il
Governo, di fatto, ha salvato
tutti, anche chi, sul campo,
era retrocesso abbondantemente
in anticipo rispetto alla fine
del campionato.
Serie
B a 24, un torneo
interminabile. Finanche la
Fiorentina ha beneficiato di
tanta grazia. Per carità,
massima simpatia per la società
gigliata. Ma cosa c'entri nei
ripescaggi è tutto da capire.
E
poi ci sono i presidenti dei
club di B, che proprio non ne
vogliono sapere di un
campionato a 24 squadre. C'è
chi minaccia di non mandare in
campo le squadre, Zamparini
addirittura si è dimesso e
minaccia di non garantire la
copertura economica degli
stipendi oltre che azioni
giudiziare di risarcimento
danni.
Se
il calcio doveva essere
salvato così, beh, allora non
ci resta che dire: “Grazie
Gaucci!
Rino
Scialò
17/08/2003