Gatta ci…Sharapova

   

  

 

Un urlo, un salto ed una serie di ammiccanti baci lanciati, piroettando su se stessa, al pubblico di Wimbledon in piedi per lei. Questo lo “show” inventato dalla russa Maria Sharapova subito dopo il 6-4 6-4 ai danni di Jelena Dokic nell’ultima edizione del torneo inglese.

Jelena, che in cuor suo l’avrebbe strangolata più che volentieri, le rivolse uno sguardo minaccioso (“ti ritroverò, prima o poi…”) e, livida di rabbia, andò negli spogliatoi senza aspettarla.     

La prese male anche il sottoscritto; ero davanti al televisore e mi avvelenai facendo un tifo sfegatato per la slava pur essendo incuriosito da quest’ultima ragazzina emergente che fino ad allora aveva fatto parlare di se per solo l’avvenenza e per i gemiti lanciati ad ogni palla colpita.

Maria Sharapova, 16 anni, nata a Nyagan (Siberia), ha rischiato di passare subito alla storia come la tennista più urlante del circuito; nei decibel ha superato persino Monica Seles e ciò le è costato più di un richiamo dagli arbitri di sedia.

Faccio così da quando aveva quattro anni, non posso cambiare” prova a giustificarsi, ma non sono solo urli e gemiti a caratterizzare il suo atteggiamento in campo. Chiunque l’abbia vista non ha potuto non notare quel pugno sinistro agitato nell’attesa del servizio dell’avversaria oppure quel sorrisetto beffardo ad ogni punto conquistato (specie se su errore della contendente) per finire con gli ammiccamenti con i quali trascina sempre il pubblico dalla sua parte.

Guai poi a paragonarla ad Anna Kournikova; la moscovita, “lolita” per antonomasia, è professionista dal ’95 non ha ancora vinto un torneo singolare dato che riesce a “sopravvivere” con i dieci milioni di dollari l’anno assicurati esclusivamente dai suoi contratti pubblicitari.

Maria ha, invece, ben altre ambizioni, si può quasi dire che giochi dall’età della ragione; prese per la prima volta la racchetta in mano all’età di quattro anni, poi si trasferì con il padre factotum in Florida, scuola Nick Bollettieri, dove fece capire che aveva qualità per emergere.  

E sta emergendo, gli artigli della “gatta” stanno cominciando a graffiare; si è aggiudicata, pochi giorni or sono il Torneo di Tokyo, primo titolo Wta, che l’ha catapultata tra le prime trenta in classifica e che sarà il primo gradino per arrivare alla posizione n.1, trono al quale lei dichiaratamente aspira.

È ancora presto per capire se davvero la 16enne di Nyagan possa diventare la regina, la stoffa però c’è.

Ma la stoffa da sola non è sufficiente; ci vogliono sangue, sudore e lacrime.

Se il sangue è un eccesso di retorica, il sudore e le lacrime sono reali; il sudore perché nessuna le regalerà nulla…e le lacrime? 

Wimbledon’99 vide, al primo turno, il pianto di Martina Hinghis eliminata a sorpresa dal ciclone Dokic con un rotondo 6-2 6-0, ora mi auguro che un qualsiasi torneo permetta a Jelena di ottenere la sua vendetta “ritrovando” la Sharapova.

E quando si ritroveranno, le lacrime di Maria saranno talmente tante da poterci irrigare tutta l’erba del Campo Centrale.

 

Antonio Gagliardi

                                                                        08/10/2003

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