Yamaha & Rossi

     

Fumata bianca. C’è stato il tanto sospirato passaggio del pentairidato Valentino Rossi alla corte della Yamaha. Era un po’ che se ne parlava; stimoli, nuove esperienze unite alla volontà di misurarsi altrove hanno portato a termine la trattativa più complessa nella storia del motociclismo.

Per il Fenomeno di Tavullia i numeri parlano da soli: 124 GP, 59 vittorie e si è aggiudicato il Mondiale 2003, il suo quinto, senza mai scendere dal podio (9 successi, 5 secondi e due terzi posti).

La sua carriera cominciò con proclami piuttosto avventati; si era appena affacciato alle gare e la prosopopea di alcune sue dichiarazioni rasentava una vera e propria spocchia. Attaccò senza peli sulla lingua Max Biaggi dicendo candidamente: “ non lo sopporto, cosa posso farci? ” scatenando ovviamente la reazione del romano che allora era visto come una sorta di mostro sacro: “prima di parlare di me sciacquati la bocca” e da lì fu un crescendo di frecciate da una parte e dall’altra a volte sfociato in qualche principio di rissa sedato a stento. 

La rivalità con Biaggi, per la verità, è divenuta una questione personale più che sportiva; Ritrovatisi nella stessa classe, Max non riuscì a tenere il passo di Vale che nel frattempo si era dimostrato prima nella 125, poi nella 250 ed infine nella 500 un autentico n. 1.

Spesso abbiamo chiesto ad esperti ed appassionati motociclisti se Valentino avesse davvero una marcia in più e la risposta è stata affermativa; adesso come adesso è il migliore in assoluto.

Quest’ultima stagione, funestata dalla morte del giapponese Daijiro Kato dopo un incidente a Suzuka, ha visto solo lo spagnolo Sete Gibernau dargli del filo da torcere, ma la suspense è durata solo qualche gara perché la leadership del marchigiano non è mai stata in discussione.

Rossi-Honda era un binomio invincibile, perché allora separarsi? Cosa spinge un campione a lasciare un grande team? La voglia di vincere altrove dimostrandosi superiori alla “macchina”, sia essa una monoposto F1, una squadra o una moto? Il non sentirsi riconosciuti nella giusta maniera dopo aver vinto tutto? La Honda non ha accettato le richieste economiche avanzate dai manager dell’iridato e così le strade si sono divise.

Appare, a prima vista, una scelta coraggiosa; Rossi ha tutto da perdere, ma ai vertici della Casa giapponese c’è la certezza di aver portato nella propria scuderia colui che contribuirà al rilancio del marchio Yamaha sotto il profilo sia sportivo che commerciale.

Una vittoria Valentino l’ha ottenuta subito; è il campione dei guadagni.

Il nuovo contratto farà di lui lo sportivo italiano più pagato; con i suoi sedici milioni di Euro lordi tiene fior di calciatori a debita distanza sopravanzando persino i piloti Trulli e Fisichella.

Non sappiamo quanto sarà competitiva la sua Yamaha: di certo sappiamo che il centauro di Tavullia, scendendo dalla sella della Honda RC211V, ha quasi rimesso in gioco la sua carriera.

Ma con una carriera così ci si può permettere tutto.

 

Antonio Gagliardi

                                                                        14/10/2003 

 

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