La
scorsa
estate,
gli
avvocati
di
tutta
Italia
si
divertivano,
chi
per
passione,
chi
per
lavoro,
chi
per
interesse,
a
seguire
la
battaglia
di
Luciano
Gaucci
per
salvare
il
Catania
dalla
C1. Il
famoso
caso-Martinelli,
che ha
fatto
giurisprudenza,
ha
scatenato
l'inferno
fra le
varie
sedi
dei
TAR.
E'
stato
il
pretesto
per
una
lotta
senza
quartiere
che
Gaucci
ha
ingaggiato
contro
tutto
e
tutti
con un
unico
scopo:
far
restare
il
Catania
in B
dopo
che,
sul
campo,
la
squadra
era
retrocessa
in C1.
Da qui
tutti
i
cavilli
tirati
fuori
dal
cassetto
contro
tutti
gli
scandali
dell'estate,
compreso
quello
delle
fideiussioni
false.
Gaucci
raggiunse
il suo
scopo
ma la
Federazione,
per
evitare
di
apparire
agli
occhi
di
tutti
la
sconfitta,
prese
una
decisione
che
uccise
l'etica
sportiva
ripescando
tutte
le
retrocesse
(così
non si
potrà
dire
che il
Catania
ha
vinto...)
insieme
alla
Fiorentina,
che
aveva
appena
vinto
il
torneo
di C2.
Gaucci
festeggiò
insieme
a
Ruggiero
Stincardini,
il
legale
che lo
accompagnò
in
tutti
i
tribunali,
e
pazienza
se
alla
fine
nel
conto
ci
sono
finiti
milioni
di
euro
come
onorario
per i
legali
e mesi
di
squalifica
e di
ammende
per i
complimenti
fatti
a
Federazione
e al
suo
capo,
Franco
Carraro.
Memore
delle
gesta
vittoriose,
Gaucci
quest'anno
ci
riprova.
Situazione
analoga:
c'è
Gaucci,
c'è
una
sua
squadra
che è
retrocessa
quartultima
(il
Perugia),
c'è
lo
scandalo.
Quale?
Quello
legato
al
Parma.
In
queste
ore,
Parma
ha una
nuova
società,
la FC
Parma,
nata
dalle
ceneri
della
AC
Parma.
Una
società,
naturalmente,
ripulita
di
tutti
i
debiti
e
venuta
fuori
grazie
alla
sapiente
opera
di
Luca
Baraldi,
che
con i
suoi
piani
aveva
già
tolto
le
castagne
dal
fuoco
alla
Lazio.
Gaucci
ha
presentato
ricorso
al
CONI
verso
questo
atto
giuridico.
Il
perché
è
semplice:
il
caso
del
Parma
dovrebbe
rientrare
nell'applicazione
del
Lodo
Petrucci:
la
vecchia
società
non è
in
grado
di
iscriversi
al
campionato,
ecco
che ne
viene
affiliata
un'altra
che
però
riparte
dalla
categoria
inferiore.
Il
dado
è
tratto,
insieme
alla
volontà
di
Gaucci:
Parma
in B,
Perugia
ripescato
in A.
Il
ricorso
è
partito,
Gaucci
conferma.
Stincardini,
pure.
Che
significa
tutto
ciò?
Che,
come
c'era
da
aspettarsi,
non
solo
Gaucci
non
vuole
mollare
il
Perugia
- per
il
momento
- ma
vuole
a
tutti
i
costi
mantenerlo
in A.
Se poi
vuol
cederlo,
questo
lo si
vedrà
poi.
Probabilmente,
lo
consegnerà
nelle
mani
del
figlio
Riccardo,
portandovi
in
panchina
Stefano
Colantuono
e una
bella
fetta
di
giocatori
del
Catania.
E
il
Napoli?
Già,
il
Napoli.
Gaucci
lo
vuole,
lo
brama.
Ma
comincia
a
stancarsi
di
questa
trattativa.
Va
troppo
per le
lunghe,
per i
suoi
gusti.
E
incontra
troppi
paletti.
Messi
appositamente
dalle
istituzioni,
coinvolte
- ora
e solo
ora -
in un
gioco
politico.
Non
per il
bene
del
Napoli,
sia
chiaro,
perché
delle
sorti
del
club
azzurro
a
sindaco,
governatore
o
assessore
che
sia,
mai è
fregato
nulla.
Lo si
può
affermare
senza
tema
di
smentita:
parlano
i
fatti.
Ora,
però,
sono
entrati
in
scena
ministri
ed
onorevoli.
E al
gioco
delle
parti,
la
classe
politica
napoletana
non può
mancare.
Chissà
se,
per
l'esito
della
trattativa, è
meglio
così. A
Napoli
di
certo
il
Vesuvio
non
manca.
Viste
le
premesse
ed il
profilarsi
di
certi
eventi,
viene
il
dubbio
se
possano
coesistere
due
vulcani.
Nel
dubbio,
meglio
tenersi
il
caro
vecchio
Vesuvio
e
cercare
una
soluzione
meno
esplosiva.
Così
da
tenere
fuori
dal
calcio
l'interesse
di
certi
personaggi
che
fanno
passerella
quando
si
vince
e che
si
trincerano
dietro
chiacchiere
di
Pulcinella
e
dietro
le
loro
scrivanie quando
la
situazione
è
grave.
Marco
Santopaolo
26/6/2004
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