A BERGAMO
BUONE RISPOSTE
La squadra
C’è ancora qualche paura da scacciare nella
testa, ma la cura ricostituente di Simoni
comincia a dare più forza alla
squadra azzurra.
La partita di Bergamo è stata attenta,
organizzata, ed ha costretto l’Atalanta
a fare ben poco. Eppure quella
bergamasca non è una squadra
qualsiasi. Magari non sta
attraversando un momento
brillantissimo sul piano del gioco
ma è pur sempre la prima della
classe.
Questo conferma quanto bene stia facendo agli
azzurri la cura Simoni, che ha
riproposto uomini e schieramento
tattico di giovedì scorso (4-4-2),
anche se con
un atteggiamento più
difensivo, contrapposto
al 4-3-2-1 della squadra
di Mandorlini.
Nel primo tempo, giocato molto bene dagli azzurri,
Manitta ha dovuto compiere il
suo primo intervento solo intorno
alla mezz’ora e questo la dice
lunga
sulle difficoltà dell’Atalanta
nel concludere in porta.
Esemplare la linea difensiva partenopea. Portanova
e Tosto hanno dominato
sulle fasce, costringendo i
bergamaschi
ad effettuare cross soltanto
dalla trequarti, facilmente
neutralizzabili. I due esterni hanno
detto la loro anche in fase
offensiva, anche se raramente hanno messo dentro palloni appetibili per Vieri.
Zamboni
ha annullato Comandini, che
ha festeggiato nel peggiore dei modi
la sua duecentesima partita da
professionista, e nel secondo tempo
non si è fatto intimidire
nemmeno dal gigante Budan,
che l’ha rilevato.
Stessa sorte per
Pazzini, alle prese
con i muscoli e la forza di Bonomi.
Mandorlini nella ripresa ha inserito
anche la giovane promessa Montolivo,
ma la musica non è cambiata.
Anche il centrocampo ha retto bene l’onda
d’urto della capolista. Montervino
e Montesanto da un lato e Bernini
e Montezine dall’altro,
hanno combattuto senza risparmiarsi,
chiudendo tutti gli spazi. Marcolin
si è piazzato davanti alla difesa
ed ha tenuto a bada il pericoloso Vugrinec,
mentre troppo isolato è apparso il
povero Vieri in avanti.
Insomma l’incubo di Palermo, seppur ancora
presente nella mente dei calciatori
del Napoli, è stato superato.
Niente più crolli, niente più
scoramento.
Dal campo la sensazione è stata addirittura che
con un pizzico di determinazione in
più si poteva anche far male alla
capoclassifica, ma la preoccupazione
di subire il gol ha consigliato
agli azzurri di non scoprirsi
più di tanto.
Nel ripresa i bergamaschi hanno pressato di più,
sono persino riusciti a penetrare
diverse volte nella linea difensiva
azzurra per crossare dal fondo, ma
uno splendido Manitta ha spento
qualsiasi velleità avversaria. Ci
hanno provato un po’ tutti, da Budan
a Gautieri, da Pazzini
a Marcolini, ma l’estremo
azzurro è stato sempre reattivo ed
attento, sicuro nelle uscite.
Un pareggio importante, questo di Bergamo, che
permette alla squadra di Simoni di
uscire da un periodo diffcilissimo e
di guardare con un pizzico di
ottimismo al futuro.
Simoni
La sagacia tattica, ma anche la tranquillità e la
sicurezza che ha saputo infondere a
giocatori che fino a poche settimane
fa sembravano impauriti e spaesati,
ha del miracoloso.
Ma ora che il ciclo terribile è finito bisogna
cominciare anche a fare gioco. Gente
come Zanini e Pasino
non possono continuare a rimanere
fuori. Chi sta giocando attualmente
a centrocampo sta combattendo e
dando l’anima, meritando gli
applausi di tutti, ma qualcuno
dovrà
uscire nelle prossime gare se
si vuole fare il salto di qualità
nella costruzione della manovra.
I singoli
Manitta e Zamboni sono stati bravissimi. Il primo,
con umiltà e concentrazione, ha
dato sicurezza a tutto il reparto
arretrato; il secondo è stato un
gigante, praticamente insuperabile.
Straordinaria una chiusura in
scivolata su
Pazzini, lanciato da solo
verso Manitta. Ha evitato un gol
quasi sicuro.
Portanova è in crescita, bravo Simoni a
recuperarlo, soprattutto sul piano
psicologico.
Bernini è un gran lottatore, generoso. Peccato
per quei piedi non proprio di
velluto. Marcolin ha confermato una
volta di più il suo ritmo
compassato. Ha fatto il metodista ma
al centrocampo azzurro continua a
mancare un cervello, un vero
costruttore di gioco.
Montezine ha fatto bene la sua parte,
sacrificandosi anche in copertura,
ma in quel ruolo non può essere
certo lui il “faro” della
squadra.
Infine Vieri. Oggi troppo solo lì davanti, ha
potuto fare poco. Domenica arriverà
il rognoso Pescara al San Paolo e i
tifosi si augurano che Max continui
a fare il Bobo.
L’inviato
Rino Scialò
23/11/2003
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