ANCHE I RICCHI PIANGONO

 

 

Calisto Tanzi è l’ultimo in ordine di tempo,ma sarebbe più esatto dire la famiglia Tanzi alias la Parmalat.

Dopo Cragnotti ed il caos che coinvolge il Gruppo Cirio, anche Calisto Tanzi, proprietario della Parmalat, è nei guai; il colosso alimentare, vera e propria multinazionale a conduzione familiare, sembrava un’inaffondabile corazzata ma ora naviga in un mare di debiti.

Urgono, ed al più presto, 150 milioni di Euro, per far fronte alle prime scadenze. I venti di bufera soffiano già dallo scorso novembre con il crollo in Borsa e con la Consob ad interrogarsi su come la Parmalat rimborserà dei titoli emessi. Rimborso per il quale, entro pochi giorni, servono i 150 milioni di cui sopra.

La lieta novella cominciò quando Tanzi decise di affiancare Ernesto Ceresini, costruttore edile, al timone della società emiliana.

Con la scomparsa dell’ingegnere, Tanzi decise di assumere in toto la guida della società, creando una vera e propria multinazionale del calcio.

Erano ancora i ruggenti anni ’80 e possedere una società di calcio era il vero status symbol, altro che barche e macchine sportive…; la prima vetta fu conquistata con la salita in serie “A” nel 1990, l’anno, ricordiamocelo, del secondo scudetto del Napoli.

La squadra in campo mostrò una forza sorprendente superando, senza nemmeno grossi patemi, alla seconda giornata il Napoli campione di Maradona e Careca e finendo col conquistare, da matricola, un posto UEFA.

Da quel piazzamento in poi fu un crescendo di risultati; 1992 - Coppa Italia, 1993 – Coppa Coppe, 1994 – Supercoppa Europea, 1995 - Coppa UEFA, vinta a San Siro contro la Juve.

Cosa può esserci di meglio di una squadra vincente in Europa per una società che è sponsorizzata da un marchio alimentare? Nacquero così società satelliti nell’orbita Parma, ed il marchio Parmalat si rafforzò ovunque in Europa e nel mondo.

Paradossalmente, però, non in Italia; benché tutti i venti soffiassero a favore e le risorse sembrassero illimitate, il Parma lo scudetto non riuscì mai a vincerlo. Questo era il vero sogno del Cavalier Calisto che pur di raggiungerlo non badò a spese.

In primis la trattativa per Baggio; il fantasista, in rotta con la Juventus, sembrava destinato verso Parma se non altro perché gli emiliani erano gli unici a potergli garantire senza problemi l’intero ingaggio, vera nota dolente delle svariate trattative che riguardavano il campione di Caldogno.

Poi sappiamo che Roby disse si a Berlusconi, scelta fatta per ripicca verso Juve e Inter che lo avevano trattato senza il suo assenso.

Per un Baggio che non arrivò ci fu la scoperta di un giovane portiere Buffon, due mastini in difesa come Fabio Cannavaro e Lilian Thuram, la conferma dell’ottimo argentino Veron, di due prolifici bomber, Chiesa e Crespo, con l’unica svista, concediamola pure, l’ingaggio del bulgaro Hristo Stoitchkov.

Fabio e Paolo Cannavaro sono stati i massimi esponenti di quella  doppia corrente che univa Napoli a Parma e che ha permesso allo squattrinato ciuccio di tirare a campare per qualche anno; proprio quel grande Napoli che diede il benvenuto al piccolo Parma in serie “A” dal suo trono di campione d’Italia nel ’90…   

Un filo doppio che anni fa è stato reciso dai veleni per i sospetti risultati di alcune partite che hanno decretato la retrocessione del Napoli in “B” dove è tuttora.

Il giocattolo però si sta rompendo; la Parmalat, come detto, versa in acque agitate ma la squadra del Parma sembra, al momento, non risentirne a causa di un buon andamento in campionato. Intendiamoci, il Parma A.C. si è da un paio di anni ridimensionato dal punto di vista tecnico, via le stelle superpagate e dentro giovani promettenti con il risultato di una squadra oggi competitiva per le zone alte con un monte ingaggi quasi dimezzato

Ma questa oculatezza non è bastata; la squadra forse risentirà della crisi societaria, la famiglia Tanzi potrebbe seguire il calcio in maniera sempre più distaccata fino ad uscire del tutto e ciò sarebbe un peccato.

Prima della Parmalat sulle maglie gialloblù figurava lo sponsor “Prosciutto di Parma”; latte o salumi poco importa, purché compaia il nome della città.   

 

 

Antonio Gagliardi                            11/12/2002                     

 

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