• 99 AMARANTO – PROSSIMAMENTE SUL GRANDE SCHERMO •

25/3/2007

(RENATA SCIELZO) - “Ci sono calciatori che con un miliardo si fanno la Ferrari, lo yacht, io mi ci sono comprato la maglietta del Livorno. Tutto lì.”

A pronunciare questa frase il numero 99 amaranto, capitano, bandiera e simbolo del Livorno. Insieme a Igor Protti al quale l’amministrazione comunale ha di recente conferito la cittadinanza onoraria, Cristiano Lucarelli, bomber e talento indiscusso del calcio nostrano, è diventato il simbolo della squadra e della città labronica. Ma non solo. E’ il simbolo dell’attaccamento alla maglia, dell’ amore per la propria squadra del cuore, di un calcio dal sapore antico, che non insegue lustrini e miliardi, ma si muove lungo le coordinate del cuore e della passione.
A testimoniarlo la storia di questo ragazzo. Piedi buoni, stacchi di testa imperiosi, un talento innato, il fiuto del goal e una sola maglia: quella amaranto. La maglia di una squadra che il “calciatore che disse no al miliardo” ha trascinato in A, con la quale l’anno successivo ha vinto la classifica marcatori, realizzando ben 24 reti, con la quale, dopo che erano suonate le sirene di grandi e grandissime, ha disputato la coppa Uefa.
A rendere onore alle scelte antisistema e in controtendenza di Cristiano Lucarelli da oggi c’è un film che ne racconta la parabola, tra difficoltà, dubbi e rifiuti.
Il docu-film, perché si tratta di un film documentario, ricco di testimonianze e aneddoti, e di cui è protagonista lo stesso Lucarelli, è stato realizzato da Federico Micali ed è liberamente ispirato al libro “Tenetevi il miliardo” di Carlo Pallavicino, edito da Baldini e Castoldi.
La storia sembra un racconto di Osvaldo Soriano o di Edoardo Galeano, ma non ha nulla di fantastico e immaginifico, è storia vera e tutti lo sappiamo.
E’ la storia di un calciatore che ha trasgredito le regole del sistema calcio, un sistema che non conosce sogni e passioni, un sistema che rende molti calciatori zingari di professione, quando non addirittura mercenari alla mercè (ci scusi il gioco di parole) del dio denaro. E’ il racconto di una rinuncia e di un rifiuto d’amore che in pochi avrebbero fatto. Qualche altro giocatore è rimasto legato alla sua maglia, ma con ben altre prospettive, ben altri compensi, ben altri sponsor, ben altra visibilità.
ll film è uscito dopo più di un anno di lavorazione ed è stato presentato giovedì in anteprima a Livorno, la Livorno di Cristiano Lucarelli:quella città diversa, popolare, passionale, diffidente, orgogliosamente “rossa”, che si snoda tra i cantieri navali e le gradinate dell’Ardenza. Quella città che ha dato i natali ad uno che la domenica non dedica i suoi goal alla moglie o alla fidanzata, all’allenatore o alla famiglia, ma agli operai cassintegrati. In palese dissonanza con lo sport system - molti non condividono le sue esternazioni sopra le righe - a Cristiano Lucarelli non si possono non riconoscere coerenza, una buona dose di talento, uno spirito libero e anarchico, fieramente anticonformista, fieramente orgoglioso e una passione vera per il pallone e per il gioco, una passione da tifoso che si palesa ogni domenica sul campo.
Il film è stato distribuito nelle edicole toscane in allegato a “Il Tirreno” e alla rivista “L’occhio e la Luna”.
A partire dai primi di aprile, dopo rigorosa anteprima nelle sale di Livorno, potrà contare su una capillare distribuzione nazionale che partirà dal circuito delle sale cinematografiche.
Un film indipendente e con un bellissima colonna sonora perfettamente in linea con il progetto, cui hanno partecipato i Modena City Ramblers, la Banda Bardò, la Banda Bassotti, gli Yo yo Mundi, i Gatto ciliegia contro il Grande Feddo; un film che chi ama il calcio DEVE andare a vedere; un film che farà commuovere, sognare e soprattutto sperare, sperare in un calcio nuovo, non mercificato; un calcio che guarda a Lucarelli e che non ne giudica i “pugni chiusi”, ma ne esalta le scelte e la sensibilità.
Ultimo dei romantici, Cristiano Lucarelli, ha interpretato e interpreta alla perfezione il senso romantico e la possibilità di salvezza di un calcio ormai quasi scomparso.

“La storia del calcio è un triste viaggio dal piacere al dovere. A mano a mano che lo sport si è fatto industria è andato perdendo la bellezza che nasce dall’allegria di giocare per giocare. Per fortuna appare ancora sui campi di gioco, sia pure molto di rado, qualche sfacciato con la faccia sporca che esce dallo spartito per il puro piacere di lanciarsi verso l’avventura proibita della libertà”
Eduardo Galeano – Splendori e Miserie del gioco del calcio

Vedere per credere!
 

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