• DETTI E CONTRADDETTI – AMENITA’ DALLA 13.A DI CAMPIONATO E DINTORNI •

24/11/2008

(RENATA SCIELZO) – La 13.a è andata e pure l’Inter sembra essere andata. Sembra aver iniziato la sua corsa solitaria verso l’ennesimo tricolore. Ma il “sembra” è d’obbligo perché racchiuse in un fazzoletto, addossate le une alle altre ci sono un bel po’ di squadre.
E allora incominciamo questa settimana con un anelito di speranza, nonostante la beffa di ieri, il gelo che imperversa sull’intera penisola e il match che attende al varco i nostri paladini: Inter – Napoli; quello che potrebbe rivelarsi un importante spartiacque in questo ormai consumato avvio di stagione. Non commettiamo l’errore di caricare di troppe responsabilità i nostri ragazzi e proviamo a lasciarli giocare come hanno fatto nelle prime uscite, sperando che possano recuperare l’entusiasmo iniziale e gli ardori giovanili.
Dopo questo doveroso preambolo proviamo a vedere cosa ieri e l’altro ieri ci ha fatto arrabbiare, imprecare o più semplicemente divertire.
Il sabato pomeriggio ha visto l’Udinese soccombere malamente in quel di Firenze, ma degna di nota è stata la serata, nella quale l’Inter di Mourinho con un risultato di misura ha liquidato l’avversaria storica: una vecchia Signora apparsa un po’ scarica e sotto tono, nonostante dovesse provare ad agganciare gli odiati primi della classe. Ranieri ha perso la sfida con Mourinho, a segnare ci ha pensato Muntari, vera star in quest’Inter di campioni e acquisto rivelatosi fondamentale. Adriano prova a carburare ma senza riuscirci e alcuni colleghi sapientoni si mostrano troppo generosi nei suoi riguardi. La sua prova è stata mediocre, per non dire insufficiente, perché invece ci si ostina a dire il contrario? Perché si chiama Adriano? Ibra, nonostante le sue magie, vede poco la porta. Sbaglia bersaglio come pochi. Ma questo nessuno ha il coraggio di dirlo. Perché Ibra è Ibra. Habemus Szlatan dicono i suoi tifosi e i giornalisti al soldo…
Esaurito il capitolo Inter – Juventus – non vorremmo commettere l’errore dei nostri colleghi alla tv- che sembrano vedere solo queste due squadre, passiamo al pomeriggio della domenica.
Altra giornata da dimenticare per le giacchette nere con un Milito prima punito e poi graziato, secondo l’ottica: “l’arbitro prima toglie, poi dà”. Goal regolarissimo ingiustamente annullato e rigore inesistente ingiustamente assegnato. Ed è la sorte a girare le spalle al principe. Aveva già battuto e trasformato cinque rigori, ma ieri dinanzi a Carrizo ha tirato alto. Alla fine la partita tra Lazio e Genoa si è conclusa 1-1 grazie a Mister Papera Rubinho su Dabo, ma quante ce ne sarebbero da raccontare su un match che ha visto protagonista prima la noia e poi l’arbitro e i suoi prodi assistenti. (Che tristezza!!!). Cambiando campo la litania non cambia. I nostri si sono visti beffare ancora una volta dal Cagliari (e mo basta…!!) e il povero Russotto, ammonito a pochi minuti dall’ingresso in campo e richiamato da Reja, si è visto pure annullare il goal del 3-1, goal che avrebbe chiuso definitivamente una partita che si concludeva con una superbeffa firmata Daniele Conti. Potremmo discettare per ore sulla mala sorte, su Denis in veste “bradipo” e su altri elementi della rosa che sembrano versare in uno stato di torpore perenne da circa tre giornate a questa parte.
Non avrebbe senso. Lasciamoli “cuocere nella loro acqua”. Può darsi che da una beffa ne venga fuori un atteggiamento positivo, che si destino, che imbraccino finalmente le armi e facciano ferro e fuoco a Milano. Ci auguriamo che le nostre parole non siano mal interpretate, ma a Milano contro l’Inter ci vorranno 11 guerrieri.
Intanto si riprende la Roma, ad oggi fin troppo bastonata, e lo fa sul campo del Lecce, quel Lecce che già retrocesso le costò anni or sono uno scudetto praticamente già vinto. La Roma ne fa tre con l’ex di turno Vucinic, che segna ma per rispetto di chi lo ha amato non festeggia, il brasiliano Juan e il capitano Totti, che ritrova il suo coup de theatre: il cucchiaio e lo dedica alla bella mogliettina Ilary Blasi, lontana in quel di Milano e più volte pizzicata in compagnia dai fotografi di gossip. Ma questo non è affaire nostro, quanto del capitano giallorosso alle prese con l’infortunio al ginocchio da smaltire, la forma fisica da ritrovare, i pargoli da accudire e la dolce mogliettina da controllare…Povero Pupone.
Nella serata di domenica il risultato è stato come avevamo previsto “di rigore” ma a parti invertite. Della serie “chi di rigore ferisce, di rigore perisce”. E’ andata così al Milan, bloccato fuori casa dal Toro e fermato nel tentativo di avvicinamento ai cugini nerazzurri. Cairo festeggia un pareggio prestigioso, Moratti, Mourinho & co. ringraziano, Ancelotti e i suoi incassano l’ennesimo pareggio, che conferma quel che è abbastanza visibile ad occhi nemmeno troppo clinici: il Milan può fare bei risultati, può vincere, ma fatica a convincere, nonostante i Pato, i Kakà, i Ronaldinho e il redivivo Pirlo.
Alla prossima, sperando che ci sia molto da ridere e poco da contraddire.

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