• DETTI E CONTRADDETTI – AMENITA’ DALLA 19.A DI CAMPIONATO E DINTORNI •

21/1/2008

(RENATA SCIELZO) – L’imbarazzo della scelta davvero per quest’ultima giornata del girone d’andata del nostro campionato all’italiana.
Partiamo dallo scempio del pomeriggio, da quello consumatosi in serata o peggio ancora nei salotti tv?
Per amor patrio guardiamo prima alle beghe di casa nostra. Poi rifletteremo sul campionato che si sta giocando (ma è il caso di continuare a giocare…?) e da ultimo ci soffermeremo sull’obiettività di cronisti, commentatori e salottieri di ogni sorta.
Il pomeriggio napoletano è di quelli roventi e, nonostante non siano sopraggiunti i primi caldi, un po’ ce l’aspettavamo. La Lazio è squadra capace di generare non poca rabbia con il suo gioco ostruzionistico e con il fallo tattico puntuale. Ma questo chi segue un po’ di pallone, vale a dire non solo le partite giocate dalla sua squadra, lo sa già. Poi ci si è messo l’arbitro “internazionale” Rocchi (parente di Tommaso, come ha già detto il presidentissimo?), del tutto inadeguato a condurre una gara di campionato all’italiana, figuriamoci a gestire match di respiro internazionale. Poi ci si è messo il terzo tempo saltato (a riprova che tutto ciò che è imposto dall’alto non sempre funziona e che sarebbe bello stringersi la mano perché ci si sente di farlo, non perché lo impone una regola). E poi - last but not least - ci si è messo il teatrino dei due litiganti: Totò e Peppino nelle vesti rispettivamente del presidente e dell’allenatore di una squadra di calcio di serie A, la nostra, e da ultimo chi su tutto ha provveduto ad origliare, ricamare, ingigantire, esasperare e chi più ne ha più ne metta.
Insomma uno spettacolo al quale sinceramente avremmo preferito non assistere. Si consuma tra le mura del S. Paolo, poi silenzio stampa o meno, lo show continua sulle reti nazionali, sulle radio locali, infine va ad occupare titoli e paginoni della carta stampata.
Dimissioni sì, dimissioni no. Reja di qua, Reja di là. Il presidente ha detto, il presidente ha fatto …bla bla bla e ancora bla. Ciliegina sulla torta l’esilarante battutina serale del presidente della Lazio, Lotito, per gli “amici” Lotirchio: “Al S. Paolo si erano fermati tutti gli orologi”, alludendo - casomai non si fosse capito - all’extra time che ha consentito all’immenso Hamsik di pareggiare.
Ora senza troppe chiacchiere chiariamo subito quell’unico pensiero che ci passa nella testa pesante e confusa dopo una partita con le coronarie andate a vento.
Non sappiamo se abbia ragione Reja o De laurentiis e nemmeno vogliamo entrare nel merito della questione (e non perché ci piace Ponzio Pilato, ma perché siamo come S. Tommaso e non avendo assistito in diretta all’episodio poco ci fidiamo di chiacchiere e controchiacchiere), sappiamo però con certezza che tra i due c’è una certa idiosincrasia, che il Napoli ha bisogno di rinforzi, che non è forse questo il momento più adatto per sbattere la porta in faccia al tecnico goriziano.
E allora pochi salutari rimedi: 1) arriviamo a giugno traghettati da Reja, accontentandoci di quel che verrà (ricordiamoci che eravamo partiti ambendo alla sola salvezza); 2) pensiamo ad un allenatore con la “A” maiuscola per la prossima stagione; 3) pensiamo ai rinforzi, perché obiettivamente per come siamo messi, Reja ha fatto abbastanza.
Ne deriva che De Laurentiis oltre che parlare deve mettere mano alla tasca, che Marino deve darsi da fare per capire chi, come e quando far arrivare in maglia azzurra. Poi il resto è tutto gossip, è tutto carne a cuocere che produce solo fumo e chiacchiere da bar.
Per fortuna che in questo sfacelo generale un ragazzino di 20 anni e tifosi da applausi ci hanno fatto gioire e sorridere. Marek Hamsik e quei tifosi che hanno cacciato di forza dalla tribuna quell’imbecille che si divertiva a lanciare bottigliette ci hanno fatto capire che non è poi così tutto nero, terzo tempo o non terzo tempo che sia. Almeno per un po'...
La serata però avrebbe puntualmente dimostrato il contrario, o meglio, avrebbe instillato il noi, il serio dubbio di essere protagonisti dell’ennesima farsa. Sono ancora in atto processi, testimonianze e compagnia bella per Calciopoli, quando subito ad una "cupola" se ne sostituisce un’altra.
L'Inter in versione posticipo rubava letteralmente (senza mezzi termini) al Meazza tre punti ai danni di un Parma indifeso, vittima delle turbe mentali (dicesi sudditanza psicologica, ma noi pensiamo anche peggio…) del guardialinee di turno e dell’arbitro Gervasoni.
Il tutto alla luce del sole e con nonchalance, con Bergomi e Caressa su Sky che si affannavano a giustificare l’ingiustificabile, con Spillo Altobelli che nel salotto buono di Italia 1 difendeva l’indifendibile, con un Ibrahimovic campione piccolo piccolo che si faceva beffe dell’avversario ed era prontamente giustificato da opinionisti e giornalisti pour parler:“un pizzicotto a Dessena, e che sarà mai, era ironico, non violento…”. Questo accadeva alla luce dei riflettori, alla nostra tv. Questo usciva dalle bocche di giornalisti e presunti tali che parlano di sportività e di terzo tempo, che incensano il potere forte di turno, che non hanno vergogna di calpestare la dignità, che non sanno cosa significhi la parola obiettività. E dovrebbero far cronaca??
Aggiungere altro? Ci pare superfluo.
In una domenica come un’altra ci hanno distrutto nuovamente il calcio, e se il teatrino e la farsa devono continuare così, piuttosto che stare a guardare pessimi attori, comparse e figuranti da strapazzo noi domenica prossima ce ne andiamo a teatro davvero. Ma quello vero con sipario e attori degni di essere chiamati tali.
E nel segno del teatro chiudiamo, citando il genio di Eduardo: "Adda' passa' a 'nuttata".
Alla prossima.

INDIETRO