• DETTI E CONTRADDETTI – AMENITA’ DALLA 36.A DI CAMPIONATO E DINTORNI •

5/5/2008

(RENATA SCIELZO) – Tra detti e contraddetti, pianti e rimpianti anche questo non troppo rocambolesco campionato di A volge al termine. Quando mancano solo due giornate al fischio finale, l’ “ordine” sembra essersi ristabilito (almeno secondo i più), marchiando a fuoco quello spartiacque che separa “miseria e nobiltà”, ovvero le grandi dalle meno grandi, e restituendo un posto al sole in Europa ai detentori della coppa con le orecchie, almeno per il momento.
Ne sono successe di belle e di brutte.
Partiamo dalle brutte. La sfortuna ha scelto per questa settimana di albergare nella bella Firenze, strappando ai viola nel giro di pochi giorni tutto ciò che si poteva loro strappare.
L’ambito traguardo della finale di Uefa smaterializzatosi ai rigori con Liverani prima e con Bobone Vieri poi che tirava l’ultimo rigore alle stelle, il quarto posto detenuto fino ad oggi sfumato a soli due turni dalla fine, per un inciampo sul campo del Cagliari e una contemporanea ma non inattesa vittoria dei rossoneri nel derby. Pare d’uopo notare che dove c’è Bobone Vieri qualcosa non gira mai nella direzione giusta. Basti ricordare la sua lunga permanenza in casa Inter. Non sarà mica questo il motivo per cui a fine stagione lo vedremo indossare l’ennesima maglia? Portasse un po’ iella il Bobone “letterino”?
Firenze piange, sogna Milano. Soprattutto quella rossonera. E allora passiamo alle belle. Perché - pare incredibile a dirsi – il Milan non solo ha riacciuffato in extremis l’agognato quarto posto, ma, con un gusto quasi sadico, ha rovinato la festa scudetto agli invisi cugini interisti e soprattutto a Moratti e Mancini. Dimostrando che i detti non lasciano mai il tempo che trovano, sull’onda del “non c’è due senza tre”, i rossoneri hanno inflitto alla pazza Inter la terza sconfitta della stagione. A cominciare l’opera era stato il Napoli, la Juventus aveva raccolto la palla, il Milan ha segnato, colpito e affondato. Ma il destino dell’Inter e tutto nelle sue mani e il 16.0 scudetto è lì che aspetta. Ad un passo dal traguardo gli uomini di Moratti dovranno semplicemente archiviare la pratica in casa con il Siena, già salvo con due giornate di anticipo e sazio per aver sconfitto tra le mura amiche la vecchia Signora. Il fiato sul collo della Roma a –3 non potrà sortire alcun tipo di effetto. All’Inter basta vincerne una su due. Se anche le due squadre andassero pari, il tricolore andrebbe all’Inter, al meglio degli scontri diretti.
Insomma se nella Milano nerazzurra si piange per il derby perso e per la festa solo rinviata, nella Roma giallorossa è tempo di rimpianti. Crespo dichiara che l’Inter non è riuscita a mettere la ciliegina sulla torta, ma che il dolce sarà comunque buono. E non abbiamo dubbi. Per la Roma il dolce sarà un boccone amaro da digerire, tra occasioni sprecate, ultimi minuti da brivido e un Diamanti qualunque di una squadra qualunque che andrà in B e che ha fatto lasciare ai giallorossi due punti per strada a pochi minuti dalla fine con un unico tiro in porta su calcio piazzato. E nella stessa partita l’infortunio di Totti e le eloquenti lacrime di De Rossi. Tutto finiva in un sabato qualunque, un sabato italiano.
"L'oroscopo pronostica sviluppi decisivi [...]. Il peggio sembra essere passato" cantava Sergio Caputo. Passato e finito. Insomma in un sabato qualunque prima di fare i bagagli per Firenze la sfortuna si era goduta le bellezze di Roma, "avventurandosi nella Roma felliniana, equilibrista in bilico nel fine settimana" (ancora Caputo).
Qualcuno, finché la matematica inesorabilmente non dirà la sua, continua a sperare che “miracolisticamente” la signora in nero possa spostarsi a Milano, ma c’è da giurare che indugerà ancora a Firenze. Non c’è fretta dicorrere a Nord per respirare aria di nebbia e lega (e non ce ne vogliano i settentrionali, si dice per boutade).
A conferma di ciò diciamola tutta e arriviamo al nostro Napoli, ieri è andata bene anche al vecchio cuore granata, complici l’arbitro e la dea, quella bendata.
L’avevamo detto. Senza voler indossare i panni della moglie isterica che rimprovera il marito distratto con l’atavico “te l’avevo detto”, la sconfitta a Torino era nell’aria, come nell’aria era la sicura rinascita del Milan, diavolo di una squadra che non muore mai….
Per la verità con il Napoli ci si è messo anche un assistente malandrino che segnalava all’arbitro un rigore inesistente. Il Toro passava così in vantaggio bucando la porta per la prima volta difesa da Navarro. A nulla serviva l’incredibile goal di Contini, Di Michele portava la sua squadra nuovamente in vantaggio e – probabilmente – le regalava anche la permanenza in A. Un tiro di Hamsik nel finale spaventava l’Olimpico, ma nulla da fare, la dea bendata aveva già da un pezzo voltato le spalle a Lavezzi e compagni.
Sono due anni che il Toro sembra salvarsi (ma mai “dire gatto se non ce l’hai nel sacco”, diceva il “saggio” Trapattoni…) per il rotto della cuffia e c’è anche un signore che ha il coraggio di dire che il Toro è un patrimonio del nostro calcio e come tale va salvaguardato. Su certe affermazioni si può anche essere d’accordo, ma lo si è un po’ meno se a farle è l’allenatore della squadra che ha appena lasciato uno o più punti su quel campo. Ma insomma mister Reja!
La sua dichiarazione suona così: “se proprio dovevo fare un regalo a qualcuno son contento di averlo fatto al Toro, storia e simbolo del calcio italiano”.
E non va bene. Non va bene non per il Toro (se si salva in fondo fa piacere a tutti, perché desiderare il male del più acerrimo nemico dell’odiata vecchia signora) ma per i suoi ragazzi che a vincere (Lavezzi su tutti) quella partita ci hanno provato, dimostrando ancora una volta che il Napoli c’è, che il Napoli non molla, che anche quando sembra non dover chiedere più nulla a questo campionato non è disposto a lasciarsi domare.
Sotto a chi tocca. Al S. Paolo arriva un certo Milan. E con un po’ di sadismo – al diavolo la scaramanzia - lo diciamo: “non sarebbe mica male rovinare la festa al Berlusca e a Galliani?”. Un chi di spada ferisce di spada perisce. Napoli sogna e Milano piange. Che ne dite? Vi piace? Sognare non costa nulla. Speriamo che il S. Paolo sia quello di sempre. Peccato non poter giocare di sera.
Alla prossima e come sempre forza Napoli.
 

INDIETRO