• DETTI E CONTRADDETTI – AMENITA’ DALL’ULTIMA DI CAMPIONATO E DINTORNI •

12/2/2007

(RENATA SCIELZO / foto di Felice De Martino) – Dopo la pausa forzata e le innumerevoli discussioni eccoci ancora una volta qui a parlare di fischi, fiaschi e porte chiuse.
Partite e goal sono sempre meno al centro dell’attenzione di giornali e trasmissioni sportive, perché quello che fa audience è tutt’altro: i fischi dell’Olimpico, il ritorno di Ronaldo, l’ennesimo svarione arbitrale, il tornello sì, il tornello no, il gruppo di facinorosi nel campionato d’eccellenza e compagnia cantando.
Poco spazio da dedicare ai protagonisti, alle azioni, ai goal.
E allora quasi passa sotto silenzio che nella serie cadetta il nostro Napoli ha agganciato la prima della classe, che in serie A l’Inter continua la sua marcia solitaria e raggiunge il record europeo di vittorie consecutive, che il capitano giallorosso segna la 139ima rete in carriera e la 14ima in campionato, confermandosi capocannoniere momentaneo e miglior bomber in attività, sopravanzando Chiesa di un goal, che la Reggina di Mazzarri fa sfracelli e se non avesse avuto punti di penalizzazione sarebbe lì a lottare per l’Europa.
Ma poco conta, perché è vero che lo spettacolo continua e deve continuare, ma è stato ripreso là dove l’avevamo lasciato. Non sono stati gli stadi a porte chiuse e iniziative similari a far cambiare rotta, né tanto meno era immaginabile o auspicabile che si potesse cambiar rotta dall’oggi al domani.
Le violenze verbali imperversano negli studi televisivi e le discussioni continuano a focalizzarsi su tutto ciò che è paracalcistico, ma poco sui match in senso stretto. Tutto ciò alla lunga non solo stanca e annoia, ma contribuisce suo malgrado ad alimentare certi comportamenti.
Un esempio: i fischi dell’Olimpico.
Nessuno nega che parte dell’Olimpico - o meglio parte della Curva Sud – abbia avuto un comportamento indegno ed oltraggioso durante il minuto di raccoglimento e silenzio in memoria di Licursi e Raciti, ma perché dar importanza e attenzione a certi atteggiamenti?
Non sarebbe stato meglio limitarsi al mero diritto di cronaca e magari “valorizzare” l’applauso dell’intero stadio che ha letteralmente subissato e messo a tacere i fischi?
A sbagliare spesso sono anche i media. Non si sta dicendo di non raccontare, ma di procedere con più cautela su un terreno estremamente delicato e minato, riducendo al minimo e relegando a puri fatti degni della benché minima importanza quei comportamenti che vanno biasimati. Non tacere, ma sminuire. Non negare, ma glissare. Non demonizzare, ma isolare.
Ci sembra che accada il contrario e non ci sembra la direzione giusta. Si fa il gioco degli idioti. Perché, ieri come oggi, quel gruppo di “imbecilli” della curva Sud ha purtroppo ottenuto quello che voleva: che si parlasse di loro. E’ non è di questo che il calcio ha bisogno.
Diamo spazio agli esempi positivi, alle iniziative che mirano realmente a restituire al calcio il valore perduto, che vogliono nei fatti contribuire a riportare allo stadio famiglie, scolaresche e bambini.
E pure coi fiaschi non esageriamo. Anche perché lor signori la lista è lunga. Si va dalle porte chiuse a metà ai soliti svarioni arbitrali, che per amor di sintesi ci guarderemo bene dall’elencare. Avrete a quest’ora già goduto di 75 moviole, 80 pareri e 150 rallenty.
Lanciamo solo qualche legittimo dubbio: non si capisce perché in alcuni stadi gli abbonati abbiano accesso e in altri no, non si capisce perché per quei pochi stadi aperti e a norma da qualche parte i controlli si facciano in maniera rigorosa e da qualche altra in maniera rigorosamente superficiale, non si capisce perché gli arbitri continuino a sbagliare senza subire periodi di stop…
Tutti dubbi legittimi ma ai quali le risposte non arriveranno mai, sono interrogativi che rientrano in quei misteri imperscrutabili di cui è ricco il mondo del dio pallone…
Ci concediamo solo una chicca sugli arbitri, perché – e qui siamo tifosi – il nostro amore per il Napoli ci fomenta e ci obbliga ad eccepire… solo una: l’ennesima espulsione comminata a Calaiò. Ci sarebbe da scrivere un trattato. Mettetevi per un attimo nei panni del povero Emanuele, da arciere a bersaglio. Bersaglio da colpire e da affondare, fuori e dentro il campo. Chi alla fine dell’anno andrà a leggere i dati relativi ai cartellini rossi collezionati dal nostro arciere senza aver seguito il Napoli non potrà non pensare ad un giocatore oltremodo scorretto…vi pare il vero? Nessuno ricorderà più che il poveraccio è stato almeno in un’occasione vittima sacrificale del gioco del silenzio andato in scena al S. Paolo… nessuno, tranne i tifosi azzurri, ricorderà che sempre per qualche imperscrutabile ragione ai più è concesso ogni sbaglio, ogni risposta, a Emanuele nemmeno profferir parola.
Ma al bando ogni vittimismo di sorta, guardiamo avanti speranzosi e mettiamo a tacere FISCHI, FIASCHI E PORTE CHIUSE.
Forse ci attendono stadi nuovi e in regola, belli e funzionali. Forse ospiteremo Euro 2012. Forse le leggi varate dal governo riusciranno a mettere un po’ d’ordine in ciò che gravita intorno al calcio. Forse le trasmissioni televisive torneranno ad essere foriere di immagini di azioni, assist e goal. Forse i giornali racconteranno ancora di un dopopartita in cui l’allenatore x dirà che la sua squadra ha giocato bene ma non ha saputo concretizzare e l’allenatore y si beerà per il successo appena conseguito. Forse sarà di nuovo pane e pallone. Forse.
La speranza è l’ultima a morire.
 

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