• DETTI E CONTRADDETTI – AMENITA’ DALL’ULTIMA DI CAMPIONATO E DINTORNI •

7/5/2007

(RENATA SCIELZO) – Tristezza per favore va via…così una canzone della Vanoni, così il nostro umore e sicuramente quello di quel manipolo di affezionati che ancora ha la forza di leggerci oggi, da poco ridestati dal brutto sogno di questo funesto weekend di pallone; un weekend nefasto per i nostri colori e davvero monotono per la massima serie, dove ormai, qualche retrocessione e qualificazioni Uefa a parte, tutto è già deciso, tutto è già scritto, con squadre e calciatori “in vacanza da una vita”.
Uno scudetto assegnato prima ancora che il girone di ritorno incominciasse e futili polemiche o sondaggi nel caso in cui il Milan dovesse vincere la coppa dei Campioni.
Ricordate la più terribile delle domande che ci veniva posta in tenera età? Del tipo: “a chi vuoi più bene: a mamma o a papà?” mutatis mutandis diviene “se il Milan dovesse vincere la coppa con le orecchie, chi è più forte: il Milan o l’Inter?”. E via con altre affini chicche pour parler, perché ormai non c’è davvero più nulla da dire.
Ma il Milan potrebbe vincerla davvero la coppa, mosso dal desiderio di vendetta (sportiva) per lo scempio che si è consumato due anni or sono ad Istanbul… e a quel punto non resterebbe che fare i complimenti ai nerazzurri (sì avete capito bene: agli interisti) per la più proverbiale delle sfighe: non vincono e sono polemiche, stravincono e qualcuno (il peggior nemico: gli odiati cugini) all’improvviso senza colpo ferire ruba loro la scena. Della serie: “voi primi in Italia?”, “Noi primi in Europa”. Vedremo… incerti sul da farsi: gufare contro l’antipatico Milan o ridere e infierire sulla già “sfigatissima” Inter?
E’ il caso di dire, prendendo a modello i due bellissimi gemellini che duettano con il “re degli uccellini”: “vince la coppa? Non la vince? E’ più forte dell’Inter?” E noi tifiamo Napoli, tiè.
Proprio così: noi tifiamo Napoli e se per sdrammatizzare abbiamo guardato in casa altrui ora ci tocca lavare i nostri panni sporchi e prendere coscienza di una situazione che in men che non si dica si è trasformata da favorevole in contraria, peggio di quegli inattesi rovesci di fortuna, sebbene tale ipotesi fosse da mettere in conto, perché la partita con il Mantova non era di quelle semplici e perché la fortuna può aiutare, ma non sempre.
Oggi siamo qui a quattro giornate dalla fine, con un calendario tutt’altro che abbordabile, persi tra conti e ipotesi, nella speranza di evitare il mostro playoff e con i grifoni che ci attendono all’ultima di campionato in uno scontro tristezza che potrebbe finire per essere quello decisivo per decretare chi va e chi resta. Ancora più amaro giocare e doversela vedere con una squadra gemellata, quando ci sarebbe piaciuto assistere ad una sola grande festa, all’azzurro fuso con il rossoblù, al mare di Napoli che sposa quello di Genova. Sogni, utopie, che solo un’improbabile matematica potrebbe far realizzare…
E allora ci viene da fare dietrologia, anche se non è nel nostro modo di essere e anche se potrebbe sembrare un voler giustificare le nostre mancanze, le nostre pecche o un voler fare le vittime, come spesso qualcuno ci rinfaccia. Ma se non ci fosse stata Madama vecchia Signora? Ma e se non vanno d’accordo e di sicuro non fanno la storia, tuttavia ci preme rilevare che ancora una volta per salvare l’onore della più amata/odiata dagli italiani a pagare sarà qualcun altro. I giochi non sono ancora fatti e bisogna sperare e stringersi intorno ai nostri ragazzi, tuttavia quale che sia l’esito, anche se ad andare fossimo noi e a restare in B fosse il Genoa, rimarremmo sempre con l’amaro in bocca. L’amaro di chi è consapevole che la Juventus ha uno squadrone da serie A, ma che allo stesso tempo ha pagato sempre troppo poco per il marcio e il lercio che in questi anni la sua dirigenza ci ha propinato.
E le nostre parole non vogliono strappare il facile applauso del lettore, vogliono solo essere una misera considerazione, in un momento di tristezza e soprattutto di malinconia e di amarezza, presi dallo sconforto che il sogno ci possa scivolare tra le dita.
Ma poi torniamo gagliardi e ci ringalluzziamo perché sappiamo e soprattutto speriamo che i nostri lotteranno fino all’ultima stilla di sudore per regalarci un sogno che meritiamo e che meritano anche loro, perché comunque vada saremo sempre arrivati secondi. La prima della classe avrebbe dovuto recuperare in luoghi più opportuni quel brutto quattro in condotta e soffrire come abbiamo sofferto noi, come hanno sofferto pochi.
Fieri ed orgogliosi dei nostri colori e della nostra integrità a testa alta guardiamo avanti e da buoni napoletani ci affidiamo al nostro santo patrono, sapendo che il miracolo l’ha compiuto e sperando, senza essere troppo blasfemi e senza offendere la sensibilità di nessuno, che si sia ricordato anche dei nostri ragazzi.
Alla prossima e forza Napoli.
 

INDIETRO