• EURO2012 A POLONIA E UCRAINA, ITALIA CLAMOROSAMENTE BOCCIATA •

18/4/2007

(GIUSEPPE PALMIERI) - Calciopoli? I fatti di Catania? Stadi cristallizzati ai tempi di Italia '90? Queste, o ancora altre, le cause della clamorosa bocciatura della candidatura italiana ad ospitare la fase finale degli Europei 2012? A Cardiff, il comitato esecutivo dell'Uefa, presieduto da Michael Platini, neo-presidente francese, ha deciso di assegnare a sorpresa Euro2012 a Polonia e Ucraina, che hanno presentato una vincente candidatura congiunta. All'apertura della busta, l'esplosione di gioia dei sostenitori dei due Paesi dell'Est europeo, e la contemporanea, evidente doccia fredda dei vari Pancalli, Carraro, Zoff, Lippi e persino le lacrime del ministro Giovanna Melandri.
Ora, a margine della grande delusione, resta soltanto molto da interrogarsi sui motivi della bocciatura, sui motivi di quei due voti in meno (8 a 4 per Polonia-Ucraina), che ha capovolto le aspettative della vigilia, favorevoli all'Italia per le note tradizioni calcistiche e per gli impianti, sia pure obsoleti, ma comunque tanti presenti nel nostro Paese.
L'Italia si presentava all'Uefa da Campione del Mondo in carica (non vogliamo considerare eventuali "gelosie" come causa della bocciatura), con sulle spalle l'esperienza dell'organizzazione dei Mondiali nel 1934, 1990 e degli Europei nel 1968, vinto proprio dagli azzurri, e 1980. Presentava la sua grande tradizione calcistica, il suo n.1 nella classifica Fifa, le sue metropoli note in tutto il Mondo, Roma, Milano, Napoli, Firenze e cosi via. Presentava i suoi stadi, capienti e pieni di storia di questo sport. Presentava la sua voglia di migliorare e ripulire il pallone nostrano, per ospitare alla grande una edizione da ricordare del Campionato Europeo. E invece no. Bocciati. Tutte queste credenziali ignorate, o battute dalla candidatura polacco-ucraina, due nazionali mai qualificate alla fase finale degli Europei, nonostante i due terzi posti mondiali della Polonia datati '74 e '82, due nazioni nelle quali gli impianti di Kiev, Donetsk e Lvov sono da costruire da zero e gli altri, a Danzica, Poznan, Varsavia, Wroclaw (Polonia) e Dnipropetrovsk (Ucraina), da ristrutturare completamente. Anche i nomi delle città sono, con tutto il rispetto, davvero poco paragonabili alle città piene di storia e tradizioni, calcistiche e non, della penisola italiana. Allora perchè questa scelta? Come sappiamo, nel calcio, quando un avversario è più forte, quando perde, spesso ci sono gol in contropiede e autoreti. E di autogol l'Italia del pallone in questi mesi ne ha fatti tanti. Dallo scandalo nel periodo del trionfo mondiale di Calciopoli, che con partite truccate e manovre di controllo del mondo arbitrale, ha gettato un ombra lunga e nerissima sul calcio italiano. Alla morte dell'ispettore Raciti, nella folle notte di Catania, che ha decretato la bocciatura totale della sicurezza negli stadi italiani. Alla notte di Roma-Manchester che ha confermato questa tesi, con l'aggiunta delle accuse alla polizia italiana, considerata inutilmente violenta. Fino a tutti i problemi emersi nella gestione degli stadi, tra le città che volevano ristrutturare gli impianti, a quelle che volevano costruirne uno nuovo, nonostante il parere contrario delle società di calcio (vedi caso Napoli). E alla nota, discutibile gestione dei soldi derivanti dall'organizzazione del Mondiale italiano del '90.
Insomma tante, troppe autoreti, soprattutto negli ultimi mesi, e Polonia e Ucraina hanno piazzato il contropiede decisivo, con una candidatura ritenuta più convincente, ottenendo quei due voti in più che sono bastati a sovvertire i pronostici, lasciando all'Italia solo una cocente delusione, una bocciatura pesantissima sulla quale riflettere. E le lacrime della Melandri. Davvero troppo poco.

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