• DETTI E CONTRADDETTI - AMENITÀ DALL’ULTIMA DI CAMPIONATO: IL GIORNO DOPO…. •

7/11/2006

(RENATA SCIELZO / foto di Felice De Martino) - Arriva con un giorno di ritardo la nostra rubrica settimanale. Speriamo che i lettori vogliano accettare le nostre scuse, anche perché il motivo del ritardo è presto detto. Da un lato abbiamo voluto attendere l’esito del big match, dall’altro l’estrazione di un molare del giudizio ci ha messo letteralmente a Knock Out.
Un dolore atroce, alleviato pensando che c’è chi sta peggio: al mister ultimamente devono averli tolti tutti e quattro…..
Come non detto. I lettori ci vogliano perdonare la pessima boutade e lo sconfinamento personale (a chi vuoi che interessi del nostro fu molare…)
Già del nostro “fu molare” non interessa a nessuno, ma del “nostro fu Napoli”non a tutti, ma a molti, per fortuna, interessa ancora qualcosa, e tra quei molti ci siamo NOI.
Qualcuno (già si sentono le voci urlanti degli avvocati difensori delle cause perse… ) ci accuserà di far polemiche, di voler essere sensazionalisti, di attaccare la squadra a tutti i costi, ma chi ha volontà di leggere, e nemmeno tanto tra le righe, sa benissimo che non è questo il nostro obiettivo. Ci piace informare, ci piace raccontare il Napoli, e poi più in generale il calcio, alla nostra maniera, magari con un piglio un po’ polemico o con un pizzico di sale, ma senza cercare presunti sensazionalismi di quarto ordine per fare un po’di audience. Non è nelle nostre corde.
Quando raccontiamo il Napoli o il calcio, lo facciamo per dovere di cronaca, ma anche e soprattutto perché ci piace farlo, perché oltre che appassionati cronisti siamo tifosi. Tifosi un po’ sui generis, tifosi che di partite ne guardano parecchie, non solo quelle della propria squadra del cuore, tifosi che non solo sono in grado di giudicare l’andamento di una partita, ma che soprattutto vogliono e hanno tutto il diritto di farlo. Questo per chiarire che non siamo giornalisti e basta, che non siamo tifosi e basta. Ragioniamo con il cuore e con la testa e entrambi ci dicono che le cose proprio non vanno.
Chi vuol seguire la corrente e continuare a credere e a sperare nel miracolo di Reja, prego si accomodi pure, poi a fine stagione, non venga a piangere al nostro capezzale e non ci costringa come le mogli pedanti o quelli che la sanno lunga a dire: L’AVEVAMO DETTO.
Noi non scriviamo per boicottare il Povero Mister, noi scriviamo perché ci preme dire che il Napoli non gioca. E non ci attendevamo il calcio champagne, ma un minimo – ribadiamo – un minimo di costruzione di gioco.
Bene: se non c’è gioco, non solo non c’è spettacolo, ma nemmeno c’è futuro. E’presto detto. Una semplice similitudine spiega bene il nostro modo di vedere le cose. Preparatevi perché vi tedieremo nuovamente con il nostro mal di denti: dolore atroce, cosa si fa? Prima si tenta di capirne la causa e di localizzarlo, poi, laddove non ci siano soluzioni fattibili, si estirpa il male alla radice.
Ora fuor di banale metafora, ci pare che il dente a parecchi tifosi azzurri, dolga parecchio. Di schemi se ne sono provati abbastanza, di gioco se ne è visto poco: non ci vuole un mago con la sfera di cristallo per capire che bisogna iniziare ad estirpare. E duole dirlo signori, ma, se si reputa che Bucchi, De Zerbi e Calaiò sono tre ottimi giocatori e che la squadra tutto sommato può aspirare alla serie A, allora il problema è presto localizzato: siede sulla scottante panchina azzurra. E la panchina non la rende scottante chi si limita a registrare il non gioco, ché è cosa così palese, ma chi si ostina a rimanerci riscaldandola. Ci siamo andati pesante – vero? - e soprattutto nulla abbiamo detto e contraddetto, se non sferrare i soliti attacchi al mister, giusto?
MAH…innanzitutto ci preme sottolineare che i nostri non sono attacchi inconsulti, già la parola attacco è impropria, quanto piuttosto pareri conditi con un pizzico di ironia o condotti sull’onda del divertissement, poi torna utile ribadire che qualora qualcuno dovesse sentirsi offeso nel leggere le nostre presunte illazioni al vetriolo, può benissimo decidere di non leggere. Il verbo leggere come dice il buon Daniel Pennac non sopporta l’imperativo, per cui nulla vieta che non si legga.
Caterina Caselli qualche anno fa - un po’ parecchi a dire il vero- cantava: “La verità ti fa male lo so…nessuno mi può giudicare nemmeno tu….” Etc. etc.
Non cadano in errore i nostri 25 lettori pensando che sia questo il nostro credo o il nostro motto: questo semmai è il modus vivendi di qualcun altro, di chi non vuole sentirsi dire il vero nudo e crudo, di chi non vuole che liberamente si esprima il proprio disappunto nei confronti di una squadra che si ama, ma che delude, di chi non vuole che si attacchi il solito stuolo di idioti, che ieri ha contribuito per l’ennesima volta a marchiare a fuoco la nostra città, di tutti coloro che preferiscono indossare l’habitus di struzzo, mettere la testa sotto la sabbia in attesa che un eventuale miracolo si consumi, un miracolo, che, come si è chiarito per l’ennesima volta ieri sera al cospetto di svariate migliaia di anime, è ben lungi dal realizzarsi.
E allora diamo ascolto al Presidente: che vengano pure i progetti con calciatori giovani, nei vivai nostrani ci crediamo (e la Roma, vedi alle voci Aquilani, Rosi, De Rossi, ne è la prova), ma che siano giovani talentuosi e degni di nota e soprattutto che a guidarli ci sia un buon direttore d’orchestra, altrimenti saranno solo note stonate, nulla di più.
Un’ultima scusa, ma forse ne abbiamo chieste troppe e chissà quante vorrebbero che ne chiedessimo, abbiamo un po’ sovvertito le regole di questa rubrica, ma ne valeva la pena: per amore di cronaca e di verità, per desiderio di bel gioco, perché siamo un po’ sadici e volevamo vendicarci del nostro mal di denti, sperando che a qualcuno la verità facesse male davvero…
Alla prossima, sperando che i denti, estratto il cattivo, facciano meno male.
 

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