• LA NAZIONALE PARLA "NAPOLETANO" • 

15/10/2007

(RENATA SCIELZO) - In un periodo in cui nostro malgrado siamo lasciati fuori da ogni stadio di Italia e in cui sempre nostro malgrado da qualcuno più civile di noi, cui è ancora consentito recarsi sugli spalti, veniamo classificati “Fogna di Italia”, abbiamo non pochi motivi di cui andar fieri.
La nostra nazionale, quella italiana, di quell’Italia che va ancora per fortuna da Bolzano a Trapani, da Aosta a Lecce, parla parecchio quell’idioma bello e musicale, quell’idioma dalla storia secolare, quell’idioma reso celebre da Basile e da Di Giacomo e in tempi più recenti da Totò ed Eduardo de Filippo: il napoletano.
Ci gonfia il petto e ci riempie di gioia e orgoglio sapere che ben 5 ragazzi della nostra terra, cinque talenti puri e cristallini, esportano il calcio italiano e “napoletano” negli stadi di tutt’Europa.
Ci piace sentir loro cantare l’inno, ci piace sentirli parte di un paese di cui noi ci sentiamo parte integrante e da cui spesso quattro imbecilli cercano di farci sentire esclusi. E’ bello vederli rappresentare l’azzurro del mare della loro regione e l’azzurro della divisa istituzionale del loro paese: l’Italia. Ed è ancor più bello pensare che quegli stessi imbecilli che ci hanno detto “Napoli, fogna di Italia” siano i primi, o comunque siano tra i tanti, che si ritrovano a dover tifare ed urlare per cinque ragazzi del sud, cinque ragazzi cresciuti tra mare, sabbia e pallone…altro che fogne. Cinque ragazzi che hanno sudato per arrivare fin là, che hanno meritato graize al loro impegno e alla loro abnegazione il successo ottenuto.
E’ l’Italia tutta partenopea, come non accadeva da tempo, di Fabio Cannavaro, campione del mondo e pallone d’oro, del neoacquisto Paolo, sempre più destinato a seguire le orme del fratello maggiore quanto a successo e soddisfazioni e dei tre jolly d’attacco Totò di Natale, Fabio Quagliarella e Pasquale Foggia.
Una gioia in più per noi la storia di Paolo: una di quelle storie un po’ malinconiche e strappalacrime, ma degne di esser raccontare, perché questo è il calcio che ci piace.
Paolo da Parma torna a Napoli in B, pur di vestire la maglia della sua città. Gioca, lotta su ogni pallone, fa della difesa del Napoli un muro invalicabile, qualche volta la butta anche dentro. Morale della favola: il Napoli risale in A grazie anche al suo contributo e quello stesso Napoli gli regala visibilità e popolarità, quello stesso Napoli a cui tanto amore ha dato, gli restituisce applausi e lo immette sulla strada che conduce a Coverciano. Un sogno. Due fratelli, due storie diverse eppure eguali, che conducono tutte lì alla nazionale, dove si sogna una coppia di centrali con un solo nome: CANNAVARO.
Ma non sono meno belle, sebbene non vestano la maglia azzurra, le storie degli altri ragazzi. In tempi non sospetti ci prodigammo per sostenere sia Totò che Fabio Quagliarella, al quale quasi “predicemmo” un sogno che si è fatto poi realtà. Per noi, tifosi del Napoli oltre che della nazionale, il massimo sarebbe vederli indossare anche la maglia azzurra cittadina, ma quale che sia il loro destino, li portiamo lo stesso nel cuore, li seguiamo con affetto e ogni loro goal, che spesso è una perla di bravura da incorniciare, è una gioia doppia, purché non si trovino di fronte al nostro Napoli, ché sarebbe non poco spiacevole.
A pagare le spese di un’esperienza del genere, un piccolo grande dramma, Pasquale Foggia, uno degli ultimi giunti a Coverciano. Il ragazzo si sta esprimendo ad altissimi livelli nel Cagliari e ha gettato più volte nella disperazione i tifosi partenopei che continuano ancora a chiedersi perché Marino e De Laurentiis in tempi di calciomercato non ci abbiano fatto un pensierino. Continuano a chiederselo da quando proprio Foggia ha rovinato con un rigore battuto alla perfezione il ritorno del Napoli in serie A dopo l’inferno. Perché è vero che è passata qualche giornata, ma a Napoli nessuno ha dimenticato: quel rigore tirato alla perfezione, ma privo di esultanza, segno di grande professionalità e di grande rispetto, un rispetto che Napoli non ha dimenticato.
Dove arriveranno questi cinque talenti del sud? Fabio Cannavaro non deve dimostrare più nulla, ha già dato tutto e pur non essendo più un giovincello continua ad essere il muro di sempre, gli altri stanno dimostrando e dimostreranno tutto il loro valore, senza montarsi la testa, sapendo che il cammino è lungo, ma che Napoli - e si spera l’Italia intera – è con loro.
Perché è bello vedere il talento che si sposa al cuore e fa urlare uno stivale intero.

ERRATA CORRIGE: i nostri talenti sono davvero tanti...last but not least avevamo addirittura dimenticato di menzionare Antonio Nocerino, pilastro della Juve e ultima delle new entry in nazionale. giovane di grandi promesse e di grandissima personalità.
Speriamo possano perdonarci il diretto interessato e i nostri lettori per la grave e brutta dimenticanza.
Restando in casa bianconera e tra i volti nuovi il pensiero allora va al giovanissimo Raffaele Palladino...con la speranza che quanto prima si aggiunga anche lui alla lista. Della serie i "magnifici sette".
 

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