• TOTTI, L'ETERNO INCOMPIUTO •

26/2/2007

(VINCENZO CIMMINO)- Campione è colui, almeno nell’immaginario collettivo, che associa a delle gesta eroiche una bontà d’animo fuori dal comune. Nel mondo dello sport il campione è colui che possiede una tecnica sopraffina abbinata a correttezza e lealtà nei confronti dell’avversario. Baggio era un grande campione, Zola altrettanto, Maldini pure, Totti invece non può essere definito tale.
Trentottesimo minuto di Roma-Reggina: alla squadra capitolina viene fischiato un calcio di rigore, Totti si avvicina al dischetto di gesso, il portiere della Reggina Campagnolo, ex compagno ai tempi delle giovanili della Roma, gli dice scherzoasamente “Tanto te lo paro, lo so che tiri a destra”. Totti calcia il pallone proprio a destra del portiere che puntualmente lo blocca. Epilogo della storia: il Pupone si incavola e va su tutte le furie inveendo contro il numero uno calabrese. Ma la partita del capitano giallorosso continua sulla linea del nervosismo andando poco dopo a ‘sfidare’ Aronica e riprendendo il discorso interrotto con Campagnolo al momento dell’imbocco del tunnel degli spogliatoi. Eppure motivi di tanto nervosismo non c’erano: la Roma si è sbarazzata agevolmente per 3-0 della Reggina e l’episodio del rigore poteva tranquillamente essere preso con ironia, magari con un sorriso, così come ha provato a fare Campagnolo in primo momento.
La realtà è che Totti non è nuovo ad episodi del genere, indipendentemente da rigori segnati o meno, il numero 10 spesso si è lasciato sopraffare dal proprio sistema nervoso-emotivo, caratteristica che lo ha portato molte volte a perdersi per strada proprio nei momenti più importanti della sua carriera, tra zuffe ed espulsioni. Ricordiamo per esempio l’ultimo episodio in ordine cronologico quando, indispettito da una prova non alla sua altezza, al momento di una giusta espulsione scaraventa malamente per terra il suo preparatore-amico Vito Scala, reo di essersi avvicinato a lui per rincuorarlo.
Probabilmente Francesco Totti, come sostenuto da più parti, è stato viziato troppo dall’ambiente che lo circonda; ha scelto di restare a Roma a vita e Roma lo ha ringraziato osannandolo ed assecondandolo sempre e comunque, anche quando ha palesemente torto.
Apriamo un altro capitolo, Totti e la Nazionale: quanti di noi capiscono veramente i motivi della rinuncia del fantasista alla maglia azzurra? Pochi, perché il pretesto di voler stare più vicino alla sua famiglia cade subito quando si pensa che la convocazione nella selezione del proprio paese dovrebbe essere il traguardo massimo per un calciatore, Totti o Pinco Pallino che sia. Se in centinaia di calciatori fanno volentieri sacrifici del genere perché non potrebbe farlo anche lui? Oltretutto Totti con la maglia dell’Italia non ha mai fatto vedere cose eccelse e quindi in lui avrebbe dovuto prevalere il desiderio di rivalsa, cosa che evidentemente non tange il romano.
Per tanti, troppi di questi motivi, Totti ormai viene indicato da molti, romani esclusi, ‘l’eterno incompiuto’, colui che proprio in questi anni avrebbe dovuto fare il salto di qualità per diventare il primo vero campione italiano del nuovo millennio ma che invece sembra si stia perdendo per strada.
Totti, il campione che avrebbe potuto essere Campione…
 

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