Insieme
al 2002 si chiude l’anno
probabilmente più difficile per la
storia del Napoli, un anno fatto di
problemi societari, di fallimenti
sfiorati, di euforie affrettate e di
tristi realtà.
Il
2002 iniziò nel migliore dei modi,
il Napoli vinse a Como per due a
zero con reti di un superMagoni e di
Stellone, il Napoli puntava
direttamente verso la A. Sul piano
societario stava continuando
l’incertezza che contraddistingue
le stagioni azzurre, Giorgio
Corbelli sul finire del 2001 aveva
finalmente convinto Ferlaino a
vendergli le sue quote del Napoli,
tutto sembrava si stesse mettendo
per il meglio, ma l’ingegnere
avanzava ancora crediti e minacciava
pertanto pericolosi seguiti. Infatti
Ferlaino portò avanti una battaglia
legale in Lussemburgo (sede della
Napoli S.A., società formalmente
detentrice del pacchetto azionario
della S.S.C. Napoli) per bloccare la
validità del trasferimento delle
azioni.
La
situazione rimase in stallo per
diverse settimane, poi in febbraio
Corbelli favorì
l’ingresso in società, con
una piccola percentuale
(all’inizio 10% per poi arrivare
al 20% su insistenza di Corbelli),
dell’albergatore Salvatore Naldi.
I venti miliardi di lire versati da
Naldi all’imprenditore bresciano e
da questi girati a Ferlaino,
risolsero alcune discordie e
l’ingegnere si defilò.
Quando
sembrava che il Napoli potesse
finalmente risollevarsi dopo dieci
anni di mala gestione, a marzo ci fu
l’improvviso arresto di Corbelli
su disposizione della magistratura
di Bari per associazione a
delinquere finalizzata alla
falsificazione di opere pittoriche e
grafiche di autori contemporanei. A
quel punto la situazione ritornò
caotica, il Tribunale di Napoli, da
anni alle prese con i debiti di
Ferlaino, decise di mettere la
S.S.C. Napoli sotto amministrazione
giudiziaria, un provvedimento, che
privò dei poteri di gestione
Corbelli e Naldi, atto a garantire i
creditori di una società sulla
quale incombe il sospetto di gravi
irregolarità innanzitutto nella
stesura dei bilanci.
Lo
scopo dell’amministrazione, a capo
della quale venne messo il professor
Gustavo Minervini, non era vendere
il Napoli ma gestirlo in vista
di un possibile risanamento, mettere
in ordine i bilanci e agevolare
l’ingresso di nuovi padroni.
Nel
frattempo il 28 aprile, sul piano
prettamente sportivo, si deve
ricordare l’incontro al San Paolo
tra il Napoli e la Reggina
catenacciara di Franco Colomba, un
vero e proprio spareggio promozione,
che finì con il risultato di uno a
uno (gol di Savoldi e pareggio di
Vidigal), il team di De Canio fallì
così l’aggancio alla zona A, e si
demoralizzò negli incontri
successivi, fino a chiudere la
stagione negativamente facendosi
battere in casa dal Como, appena
promosso in A, che si riprese i
punti persi all’andata.
A
metà maggio la Corte d’Appello di
Napoli accolse il ricorso della
società e l’amministrazione
giudiziaria venne revocata, ma
Corbelli sin da quando riacquistò
la libertà, aveva già deciso di
vendere il Napoli, convinto che
tutti i suoi guai fossero iniziati
dando del filo da torcere a Ferlaino
e volendo fare del Napoli una grande
realtà. Naldi dovette quindi
accollarsi l’amministrazione del
club finché decise di fare il
grande passo: rilevare le quote di
Corbelli e diventare l’unico
proprietario della Società Sportiva
Calcio Napoli.
A
campionato finito con il quinto
posto, il Napoli, colmo di
obbligazioni e stipendi arretrati,
rischiò anche la mancata iscrizione
al campionato di B per l’attuale
stagione, ma Naldi, provvedendo a
pagare alcuni debiti, scansò questa
eventualità.
Dello
stesso Naldi si ricordano i grandi
proclami fatti in estate, come la
promessa di acquistare giocatori che
stavano disputando il mondiale
nippo-coreano o quella di colmare
tutti i vuoti dell’organico
denunciati da De Canio mirando così
alla promozione, tali promesse
volarono però ben presto nel
dimenticatoio quando sia il
misterioso Haq che la Marriot, sui
quali Naldi confidava per un
affiancamento in società, fecero
marcia indietro, né altri
imprenditori partenopei ritennero
possibile accompagnarlo in questa
difficilissima avventura.
Nonostante
tutto, attorno al suo progetto,
Naldi radunò l’entusiasmo di
molti napoletani ma De Canio non ne
fu persuaso e decise di non voler
andare avanti in azzurro, le prime
tappe del nuovo Napoli consistettero
quindi nell’ingaggiare un ds al
posto di Pavarese ed un nuovo
allenatore, le scelte caddero su
Marchetti e Colomba. Intorno ai due
protagonisti della gestione tecnica,
Naldi si circondò di vari
consiglieri, per alcuni (ricordiamo
Peppe Bruscolotti che avrebbe dovuto
intrattenere rapporti con la
tifoseria, e poi che fine ha fatto
il Petisso?) l’esperienza è stata
breve e poco soddisfacente.
Il
resto è storia recente: il Napoli
relegato in fascia B dalla Covisoc,
la campagna acquisti deficitaria,
l’organico incompleto
numericamente e tecnicamente, i
risultati pessimi della squadra, il
club mai sceso così in basso nella
sua esistenza, il rischio
retrocessione in C, le dimissioni di
Marchetti per incomprensioni con la
società, il tardivo esonero di
Colomba e l’arrivo di Franco
Scoglio.
Ora
Naldi assicura di nuovo tutti,
promettendo capitali e campioni in
arrivo. Di questi tempi si dice anno
nuovo vita nuova, sarà finalmente
vero?
Raimondo
Miraglia
26/12/02