27/1/2008
(EDUARDO LETIZIA) - Una cauta disamina
tattica della gara è impossibile, alla luce
del ridicolo teatrino messo in scena da Reja
e company bella questa domenica. Lasceremo
eventualmente inutili scusanti alle parole
di Marino e dello stesso Reja, che
sicuramente saranno soddisfatti della prova
offerta dai propri uomini.
Oggi si è assistito al fallimento di Reja,
ma soprattutto a quello di Pier Paolo
Marino, un dirigente osannato da tutti per
il gran merito di aver “scoperto”
l’attaccante della nazionale argentina (Lavezzi),
il giovane più promettente del campionato
italiano (Hamsik), le cui qualità erano note
a tutti gli addetti ai lavori, ed un
centrocampista abile soprattutto nel fornire
preziosi passaggi agli avversari (Gargano).
Altri suoi “grandi colpi”, nella sua
avventura a Napoli, corrispondono al nome,
per fare alcuni esempi, di Belardi,
Berrettoni, Briotti, Corrent, Varricchio,
Romito, Giubilato, Bucchi, De Zerbi, Rullo…
Quindi andiamoci piano con il santificare le
persone. Tutto ciò per giungere alla gara di
oggi, dove si è ammirato un signor
giocatore, Pasquale Foggia, che da anni sta
proponendosi al Napoli ma, che non
rientrando nelle grazie dell’onnisciente
Marino, non è mai potuto approdare nella sua
squadra del cuore. Il risultato? In pratica
il buon Foggia ha sconfitto da solo, per due
volte, gli azzurri, in una squadra dove i
suoi compagni di classe non sono certo
fuoriclasse di fama internazionale… Chissà,
forse, il buon Pier Paolo non avrà avuto mai
modo nella sua carriera di seguire il numero
10 cagliaritano… Ma non è tutto. Reja
sicuramente avrà le sue colpe, che a breve
non mancheremo di elencare, ma a sua
parziale attenuante ci sono le note
circostanze che lo vedono costretto da tempo
a guidare una squadra carente sugli esterni,
soprattutto a sinistra dove Rullo ha fatto
le gioie di BIONDINI, per tutto il primo
tempo, priva di un regista, ormai dai tempi
di Jimmy Fontana, mancante di un giocatore
di peso a centrocampo che possa sostituire
Blasi e povera di alternative valide in
panchina. Il buon Marino fino ad ora non è
ancora riuscito a colmare queste enormi
lacune che sono sotto gli occhi di tutti da
mesi. La giustificazione che sul mercato non
ci siano elementi validi crolla miseramente
andando a vedere gli acquisti sul mercato o
le trattative di altre società. Già in altre
sedi abbiamo avuto modo di elencare
possibili elementi utili alla causa del
Napoli, pur non essendo in possesso delle
“enormi” qualità da talent scout del diggì
azzurro.
Passiamo a Reja. Abbiamo avuto modo di
esprimere, in questa settimana, tutta la
nostra solidarietà per l’”uomo Reja”,
all’indomani degli incresciosi avvenimenti
di domenica scorsa. Ma quest’oggi
l’allenatore azzurro ha davvero sfiorato il
ridicolo, per il modo in cui ha disposto in
campo la sua squadra e nell’atteggiamento
che ha infuso in essa. Venire a Cagliari a
fare il catenaccio era impresa
inimmaginabile anche per Oronzo Canà, mitico
allenatore della Longobarda interpretato da
Lino Banfi. Reja ha invece impartito uno
schieramento incomprensibile ai suoi
giocatori tanto che lo stesso Viviani pareva
in difficoltà nell’impartire le insensate
indicazioni, provenienti dall’alto (dalla
tribuna), ai ragazzi in campo. La chicca di
oggi è stata quella di far marcare il
cagliaritano Jeda (Jeda, non Kakà) a uomo da
Cupi, mettendo il proprio difensore davanti
alla difesa, dimenticando però che quella
posizione agiva già Garagano. Di qui il
panico di un primo tempo, passato a cercare
di trovare una coerenza al centrocampo e
alla squadra tutta, che intanto cercava di
difendersi dagli attacchi dei TEMIBILISSIMI
Larrivey e Acquafresca! L’ennesimo
infortunio di Cupi (quando lo si prende
Santacroce???) ha un po’ rimesso a posto le
cose, visto che Reja è stato costretto a
riorganizzare la sua squadra secondo lo
schema classico. Proprio con la disposizione
solita e grazie alla consueta iniziativa
personale di Hamsik e Lavezzi, con
l’assistenza di Bogliacino che si destava
per l’occasione da un sonno lungo 95 minuti,
gli azzurri riuscivano a passare in
vantaggio.
Purtroppo però arriva il momento in cui, con
gli ingressi di Foggia e Fini, il Cagliari
prende le fisionomie di una vera squadra di
calcio, e tanto basta per avere la meglio
degli azzurri. Il fanalino di coda del
campionato riesce a rinchiudere i partenopei
nella propria aria di rigore. Il centrocampo
napoletano è incapace di fare filtro,
Gargano non riesce a recuperare un pallone
al limite della sua area, Hamsik pare
esausto dopo aver trascinato da solo la
squadra per tutta la gara, Bogliacino, per
quanto ne sappiamo, potrebbe anche essersi
recato al bar per prendere un caffé… La
difesa è retta solo da Contini e Cannavaro,
privi di ogni assistenza. In avanti Viviani,
ovviamente dietro nefaste indicazioni di
Reja, manda in campo Sosa al posto di
Zalayeta, che in tutta sincerità, non
ricordavamo avesse qualità da contropiedista.
Il risultato finale è noto.
Le domande in chiusura nascono spontanee. Si
può ritenere Reja ancora capace di
traghettare questa squadra? E si può essere
ancora convinti, con Marino, che questo
gruppo non necessiti di MINIMO 3-4 innesti?
Le risposte sono scontate.
È crisi? No, di più…
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