• IL NAPOLI E' PRONTO PER UN FUTURO DA GRANDE? •

29/12/2007

Nell’ultima settimana in casa Napoli si è fatto un gran parlare di rinnovi e di futuro. L’argomento principale di cui si è discusso è stato quello relativo alla conferma di mister Reja sulla panchina azzurra anche per la prossima stagione. La notizia è giunta direttamente dalla voce del presidente Aurelio De Laurentiis, che si è detto compiaciuto del lavoro svolto dal suo allenatore in questo anno, confermandolo per il prossimo campionato, ed è stata accolta con grande soddisfazione dal mister goriziano che ha dichiarato che se dipendesse da lui rimarrebbe a Napoli per altri dieci anni. Sul piano dei risultati e della personalità dell’allenatore la scelta parrebbe inopinabile. Reja è infatti riuscito lì dove molti allenatori, anche più apprezzati, avevano fallito, risalendo prima dall’inferno della serie C, poi, cosa ancora più complicata, approdando dalla serie cadetta nel campionato di A, traghettando finora la sua squadra nelle zone medio alte nella massima serie. Reja si è inoltre dimostrato l’uomo adatto a convivere con le difficoltà che la piazza napoletana presenta, grazie alle sue qualità di persona seria, umile, a modo e rispettosa, che gli hanno permesso di portare avanti un ottimo rapporto con giornalisti e tifosi. Da questi punti di vista quindi va riconosciuto ogni merito a Reja, che va indubbiamente ringraziato per il lavoro svolto finora. Ci sono però talune caratteristiche nel tecnico azzurro che stridono con i fantasiosi progetti interplanetari che il presidente De Laurentiis dice di voler portare avanti per la sua società. Tali caratteristiche sono soprattutto di natura tattica. Reja non sembra infatti il tecnico adatto a guidare una formazione che mira a raggiungere grandi traguardi. Questo a causa della sua natura di allenatore un po’ all’antica che bada per prima cosa a non prenderle e che talvolta incappa in alcuni evidenti errori di natura tattica. La critica che da più parti gli viene mossa riguarda la sua ostinata volontà di schierare la sua squadra con un’anacronistica difesa a cinque, in tutte le occasioni ed a prescindere dall’avversario che si trova ad affrontare. Proprio a causa di questa convinzione tattica il Napoli si è trovato spesso in difficoltà contro squadre, anche inferiori tecnicamente, che giocavano con due esterni larghi, abili ad infilzare alle spalle i due esterni azzurri. Due gare esemplari in tal senso sono state quelle contro Cagliari e Atalanta.
Un’altra carenza che ha palesato Reja in questi tre anni a Napoli è stata la difficoltà di gestire organici ampi, affidandosi sempre ad un gruppo ristretto di 14/15 giocatori e lasciando il resto dei suoi uomini ai margini della prima squadra. Questo ha creato non pochi evidenti casi di malumori nello spogliatoio napoletano, come quelli legati a Dalla Bona, Calaiò e De Zerbi, per limitarci a quelli più recenti. È pur vero che alcune delle cosiddette riserve azzurre, quando impiegate quest’anno, hanno fatto rimpiangere i titolari, dando ragione al loro allenatore (Rullo, De Zerbi, Calaiò ad esempio), ma è altrettanto vero che per l’esclusione a priori di alcuni elementi si è talvolta ricorso a dannosi stravolgimenti tattici della squadra, come quando per sostituire Blasi, un incontrista, si è preferito inserire Bogliacino, che ha caratteristiche del tutto diverse e molto più offensive, anziché un elemento più simile all’ex Juventino come Montervino, o anche Dalla Bona o Gatti (oramai tristemente attivo compagno di Capparella nei tornei di scopone scientifico in tribuna). In una ipotetica stagione di vertice e magari con impegni su più fronti, la gestione di rose ampie è una caratteristica fondamentale per un allenatore. Per questi motivi non siamo del tutto convinti che la fiducia incondizionata a Reja per la prossima stagione possa essere una scelta saggia. Ovviamente speriamo che il tempo ed i risultati possano smentirci…
Con l’avvicinarsi della riapertura del mercato nell’ultima settimana si è fatto un gran parlare anche di calciomercato. È modesta opinione di chi vi scrive che, così come l’anno scorso, anche da questo mercato di riparazione non ci si debba attendere grandi colpi da Marino e De Laurentiis, i quali si dicono ben soddisfatti del rendimento dei propri uomini. Sarebbe tuttavia sbagliato lasciarsi annebbiare la vista dalle giocate di Lavezzi, dai gol di Zalayeta e dalle fiammate di classe di Hamsik, non vedendo, o non volendo prestare attenzione, alle falle che pur si presentano evidenti nell’organico partenopeo. Ormai anche i giornalisti giapponesi e statunitensi (per usare delle immagini tanto care al nostro presidente) sapranno da tempo che al Napoli mancano del tutto esterni di ruolo. Sinceramente fatichiamo a comprendere perché lo staff tecnico azzurro voglia continuare a non ammettere un dato talmente evidente. Con tutto il rispetto e la stima non riteniamo che Garics (o Grava) e Savini possano ritenersi due esterni adatti ad una squadra il cui presidente ha l’ardire di snobbare un posizionamento in Coppa Uefa. Se si esaminano le partite del Napoli risulta evidente che gran parte delle azioni degli azzurri naufragano allorquando la palla transita tra i piedi di uno dei due esterni, soprattutto ciò avviene sul lato sinistro, dove al povero Savini, centrale difensivo di ruolo, sarebbe certo ingeneroso chiedere giocate da ala sinistra. Lo stesso capita sull’altro settore quando viene schierato Grava, mentre nel caso in cui ci sia Garics in quella zona la situazione presenta qualche variante. L’austriaco infatti riesce pure a giungere spesso al cross, ma nell’intero arco della sua carriera in azzurro ne ricordiamo solo un paio effettuati in maniera precisa, ed in più spesso il giovane si rende protagonista di evidenti errori in fase difensiva.
Oltre a rinforzi sugli esterni al Napoli occorrerebbero delle nuove, valide, alternative per la panchina, considerando che molte “riserve” non godono della stima di Reja e che moltissimi giocatori sono ormai stufi di sedere in panchina o, molto più spesso, in tribuna ogni domenica, privi di ogni possibilità di mettersi in mostra.
In definitiva nella società azzurra si possono disegnare questi tre ritratti di altrettante figure principali: il presidente, De Laurentiis, che vorrebbe in futuro andare alla conquista del mondo e che vorrebbe anche fare nuovi acquisti, almeno a quanto dichiarato da Marino. C’è poi, appunto, il diggì Marino che ritiene i suoi giocatori insostituibili da altri presenti sul mercato (su quale mercato ci chiediamo noi a questo punto???). Chiude, infine, questo terzetto il mister Reja, che deve per forza di cose dirsi soddisfatto delle scelte societarie, ma che al momento di mettere in campo la sua squadra dà l’impressione di colui che deve sempre inventarsi qualcosa con quanto messogli a disposizione… Per il momento va bene così, ma quando il futuro diverrà presente siamo sicuri che queste strategie di mercato, e di gestione tecnica in generale, daranno i frutti sperati dall’ambiziosissimo presidente azzurro?

EDUARDO LETIZIA

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