10/11/2007
(EDUARDO LETIZIA) - Per uno spettatore
neutrale quella tra Palermo e Napoli sarà
sicuramente stata una partita bellissima,
spumeggiante, divertente e aperta, fino alla
fine, a qualsiasi risultato, condita da
numerose occasioni da rete da una parte e
dall’altra.
Gli azzurri hanno creato molto ed hanno
affrontato a viso aperto l’avversario per
tutti i novanta minuti ma, d’altra parte, è
d’obbligo dire che davvero troppe sono state
le azioni concesse ai rosanero. Quando in
una partita ci sono così tante opportunità,
la causa è spesso da ricercare nei numerosi
errori commessi da entrambe le parti e
infatti molti sono stati, questa sera,
quelli commessi della squadra di Reja.
La difesa, in particolare, ha concesso
tantissimo all’attacco palermitano. Brienza
è stato controllato malissimo. Il giocatore
ha fatto letteralmente il buono ed il
cattivo tempo in mezzo al campo, senza che
nessuno riuscisse a tamponarne le
iniziative. Pessime le prove di Maldonado,
che ha più volte rischiato l’espulsione per
i reiterati falli su Cavani, e Cannavaro,
anche lui sempre in apprensione e poco
preciso nelle chiusure difensive. Se la
difesa ha subito molto, gran parte delle
responsabilità sono da attribuire ai
centrocampisti. Hamsik, Gargano e Bogliacino
avranno anche fatto una buona partita in
fase offensiva, ma si sono dedicati solo a
quella. Il filtro a centrocampo è stato
intermittente ed ancora una volta si è
sentita ENORMEMENTE l’assenza dell’unico
incontrista del roster napoletano, Emanuele
Blasi. In mancanza dell’ex Juventino il
centrocampo del Napoli risulta
eccessivamente leggero e squilibrato, poiché
Gargano non può sobbarcarsi da solo il peso
del lavoro d’interdizione di tre elementi. A
tal proposito dobbiamo ribadire una nostra
idea già espressa in precedenza, in altre
circostanze: le riserve del Napoli non sono
all’altezza dei titolari. L’alternativa
naturale a Blasi sarebbe infatti Montervino,
ma evidentemente il capitano azzurro non è
considerato un giocatore all’altezza della
massima serie e dunque, in caso di
necessità, si preferisce inserire al suo
posto un giocatore come Bogliacino che,
sebbene dotato tecnicamente, fa perdere gli
equilibri al centrocampo.
Guardando poi alla fase offensiva, quella
che sembra riesca meglio al Napoli, saltano
all’occhio tutta una serie di ulteriori
problematiche di non poco conto. Quella più
evidente, ancora oggi se n’è avuto conferma,
riguarda la mancanza di un uomo d’area che
sappia concretizzare al meglio le numerose
azioni da gol che pure la squadra crea.
Zalayeta è sì bravo a tenere palla e far
salire i compagni, ma agisce spesso lontano
dall’area e segna poco.
Un’altra tematica poco felice è quella
legata alla questione esterni, che il Napoli
si porta dietro da più stagioni. A tal
riguardo è stata emblematica la prova di
stasera di Garics. Il laterale si è spesso
proposto sulla corsia di destra, ma ha
sbagliato tutti, e sottolineo tutti, i cross
vanificando delle ottime azioni.
Con questi presupposti va sempre a finire
che gli unici capaci di creare qualcosa per
il Napoli risultino alla fine sempre e solo
Hamsik e Lavezzi. Il giovane centrocampista
anche questa sera è stato molto bravo a
proporsi negli inserimenti ed a cercare di
creare gioco per i compagni, ma è stato
spesso impreciso nelle conclusioni a rete.
El Pocho invece ha tentato, come al solito,
di risolvere la partita da solo, ma nel
farlo talvolta dimenticava di essere
attorniato da altri dieci compagni e finiva
per trattenere troppo palla, regalandola
agli avversari.
Ad avvalorare la tesi della supposta
inadeguatezza delle riserve si può prendere,
inoltre, ad esempio i minuti finali delle
ultime gare del Napoli. Ad un certo punto
delle gare in cui si è in svantaggio, Reja
decide di inserire una punta, stasera come
altre volte Calaiò, per far uscire un
difensore, passando al 4-3-3. Ebbene, ogni
volta che il mister azzurro intraprende tale
decisione il gioco della squadra naufraga,
andandosi a schiantare contro un iceberg
costituito da tre giocatori piazzati in
avanti che non sanno cosa fare e intasano
gli spazi, non avendo le caratteristiche
adatte ad interpretare tale modulo di gioco.
Per il buon Lavezzi giocare a 2 o a 35 in
attacco non cambia nulla, il suo gioco non
si modella mai secondo le esigenze della
squadra: lui prende palla e cerca di salvare
capre e cavoli da solo a prescindere da
quanti elementi ci siano in attacco,
talvolta gli va bene, talvolta meno. Calaiò
viene piazzato su uno dei due lati,
solitamente a destra, ruolo che lui non sa
interpretare e così rimane in campo a vagare
senza una posizione ben definita. Rimane a
concludere i terzetto Sosa, che ad un certo
punto della gara subentra sempre a Zalayeta
(salvo sciagurate idee di schierare due
torri), che aspetta al centro dell’area
qualche palla alta che non arriverà mai, in
quanto gli esterni del Napoli, ormai è
evidente, non sanno crossare. Dunque il
povero Reja si trova spesso a corto di
cartucce da sparare quando, negli ultimi
minuti, è obbligato a cercare tra i
rimasugli della panchina qualcuno che possa
risolvergli la partita. Ci sarebbe De Zerbi,
ma ogni volta che il giocatore subentra a
gara in corso, rende spesso chiaro a tutti
il perché del suo limitato minutaggio.
Si può in definitiva dire che il Napoli può
essere piacevole ed in grado di giocarsela
con ogni squadra quando ha a disposizione
gli undici titolari, ma quando qualcuno di
questi viene meno le soluzioni alternativa
non si rivelano all’altezza. Questo in serie
A è un grave limite e la lezione di ciò ce
l’ha fornita il Palermo di stasera che,
seppur privo di alcuni giocatori
fondamentali del calibro di Miccoli, Amauri,
Bresciano e Migliaccio, tutti titolari
importantissimi, è riuscita a venir a capo
di una partita difficilissima grazie a
giocatori che di solito non sono titolari,
quali Tedesco, Brienza, Cavani… Pensate se
al Napoli fossero mancati, a parte Blasi,
Lavezzi, Zalayeta e Hamsik. Quale sarebbe
stato il risultato? Ai posteri l’ardua
sentenza…
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