• OBIETTIVO NAPOLI - PAREGGIO SFUMATO NEL FINALE •

16/3/2008

Il Napoli non è riuscito a strappare un prezioso punto in casa della Juventus che, a pochissimi minuti dal termine, sembrava poter essere portato a casa senza demeritarlo. Gli azzurri si sono dovuti arrendere al forcing dei bianconeri che, dopo un inizio di gara in cui avevano subito il ritmo degli uomini di Reja, nella ripresa hanno preso in mano le redini dell’incontro, chiudendo gli azzurri nella propria metà campo per gran parte del tempo.
Come detto la prima fase di gara del Napoli era stata più che soddisfacente. Ranieri aveva deciso di schierare la sua Juve con un inconsueto 3-4-1-2, con Nedved dietro le due punte e Nocerino sulla fascia destra di centrocampo, cercando così di giocarsela a specchio con gli azzurri, sperando di far prevalere la maggior qualità tecnica dei suoi. Così invece non è stato. I napoletani, più abituati a questo sistema di gioco, detengono fin dall’inizio il pallino del gioco. La squadra riesce spesso ad arrivare bene sugli esterni, dove però Garics e Savini non riuscivano ad avvantaggiarsi delle situazioni favorevoli che venivano a crearsi. Anche a centrocampo gli azzurri si mostrano padroni del reparto e la difesa non soffre particolarmente le azioni offensive dei bianconeri.
Quello del primo tempo è tuttavia un Napoli poco incisivo, che non riesce a raccogliere i frutti del buon gioco espresso.
Nella ripresa il copione cambia totalmente. La decisione di Ranieri di abbandonare la tattica suicida iniziale ridona ai bianconeri nuovo smalto. Con gli inserimenti di Molinaro e Iaquinta la Juventus ritorna alla difesa a quattro tenendo a centrocampo Sissoko sul centro destra, Tiago centrale e Nedved sul centro sinistra ed affiancando Iaquinta a Del Piero e Trezeguet.
La grave pecca del Napoli in questa fase è stata quella di non riuscire a tenere la palla in avanti. A tal proposito si è sentita fortemente la mancanza di giocatori come Blasi e Zalayeta. Il primo perché sarebbe stato in grado di recuperare palloni preziosi a centrocampo e smistarli con lucidità, cosa che raramente è riuscito a fare Pazienza. Zalayeta invece sarebbe stato prezioso a tenere palla in avanti, consentendo ai compagni di salire e rifiatare. Sarà questa una problematica a cui bisognerà trovare una soluzione, in quanto il gioco del Napoli si è sempre basato sulla capacità della punta uruguayana di fare da “boa”. Calaiò o Sosa non hanno queste caratteristiche, essendo giocatori più da area di rigore che hanno bisogno di essere serviti per far male all’avversario.
Sotto l’aspetto difensivo i centrali azzurri sono riusciti a tener bene le punte avversarie. Santacroce ha fornito una prestazione monumentale e anche Cannavaro, Domizzi (fino all’errore finale) e Savini erano stati bravi a contrastare Del Piero e compagni. Le preoccupazioni maggiori sono giunte dal settore sinistro difensivo azzurro, dove Molinaro e Nedved spesso andavano a nozze nell’attaccare un Garics inguardabile.
Agli azzurri, infine, sono mancate anche le accelerazioni di un Lavezzi fuori condizione, che avrebbe sicuramente potuto proporsi in qualche ripartenza più brillante per mettere in difficoltà una Juve abbastanza squilibrata nel finale.

Eduardo Letizia (foto di Felice De Martino)

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