7/12/2008
(EDUARDO LETIZIA) - Come spesso accade,
anche oggi, al cospetto del Siena, il Napoli
ha mostrato due aspetti di sé totalmente
differenti tra la prima e la seconda parte
di gara.
Nel primo tempo gli uomini di Reja si sono
trovati in netta difficoltà al cospetto
dell’organizzazione tattica e
dell’aggressività dei senesi. La squadra di
Giampaolo è stata eccellente nel chiudere
tutti gli spazi agli avversari ed a proporsi
in un costante lavoro in fase di pressing,
che non lasciava il tempo di ragionare ai
centrocampisti azzurri, fermando l’azione
partenopea ben prima che si avvicinasse alla
propria area di rigore.
Questa adottata oggi dal Siena è una tattica
che gli azzurri soffrono tremendamente, in
quanto i centrocampisti del Napoli non sono
in possesso di qualità tecniche eccelse
(nello specifico trovano difficoltà nel fare
passaggi precisi) cosicché, quando vengono
pressati, sono estremamente soggetti a
commettere errori, anche elementari. Il
centrocampista napoletano dai piedi
migliori, Hamsik, gioca in una posizione più
avanzata e defilata, quindi il suo lavoro
esula dal dare il via alla manovra ed è
volto più alla rifinitura della stessa.
Tuttavia lo slovacco, soprattutto nel primo
tempo di oggi, ha trovato non poche
difficoltà nell’entrare in partita, come,
tra l’altro, è spesso accaduto in questa
stagione. Le motivazioni di ciò, a nostro
avviso, sono da ricercare anche in una
motivazione tattica. Con la presenza sul suo
lato di Mannini, elemento che spinge
moltissimo sulla corsia mancina, Hamsik ha
visto ridursi il suo raggio di azione. Lo
scorso anno infatti, con la presenza alle
sue spalle di Savini, giocatore molto più
adatto alla fase di copertura, lo slovacco
aveva più libertà di proporsi anche in una
posizione più larga sulla sinistra e poteva
fruire di più spazio per i suoi inserimenti
lungo tutto l’arco dell’attacco. Con Mannini,
invece, Hamsik è costretto a tenere una
posizione più centrale e, in teoria, a
frenare le sue avanzate per dare copertura
in occasione delle discese del compagno
(cosa che tuttavia non sempre fa).
A sostegno di questa teoria c’è il fatto
che, nel secondo tempo, con l’uscita di
Mannini ed il conseguente allargamento di
Hamsik sulla corsia sinistra, la rete
dell’1-0 è stata propiziata proprio da un
bell’inserimento del numero 17 azzurro su
quel lato.
D’altra parte è bene sottolineare come, nel
primo tempo, le uniche azioni pericolose
degli azzurri si siano sviluppate grazie
alle discese di Mannini sulla corsia
mancina, che è stato senza dubbio il
giocatore più intraprendente nei primi 45
minuti.
Per ovviare alle difficoltà della sua
squadra Reja ha saggiamente deciso di
rivoluzionare gli equilibri della squadra
nella ripresa, cambiando totalmente modulo
tramite l’ingresso di Denis al posto, come
detto in precedenza, di Mannini.
Il mister azzurro decideva così di schierare
i suoi con un 3-4-3, che vedeva la
contemporanea presenza in attacco di Denis e
Zalayeta, con quest’ultimo allargato un po’
sulla sinistra. In questo modo Reja è
riuscito a risolvere drasticamente il
problema della poca incisività dei suoi
uomini nell’area avversaria. La
contemporanea presenza in campo di cinque
giocatori offensivi, oltre alle due punte
rimanevano in campo Lavezzi, allargato sul
settore destro dell’attacco, e Maggio e
Hamsik sugli esterni, costringeva inoltre il
Siena ad arretrare il proprio baricentro e
rendeva sconsigliabile l’attuazione di un
pressing aggressivo come quello del secondo
tempo.
Questa nuova disposizione tattica, unita ad
un differente approccio mentale, ha permesso
al Napoli di trasformarsi definitivamente,
consentendo così di far emergere le proprie
individualità. Lavezzi, ma anche Hamsik,
Denis e soprattutto Maggio, hanno cambiato
nettamente l’inerzia della gara in favore
degli azzurri, ed il Siena non è riuscito
più a rendersi pericoloso, nonostante gli
ingressi di Calaiò e Frick ad infoltire la
prima linea.
Ben diversa era stata invece la pericolosità
offensiva degli uomini di Giampaolo nel
primo tempo. I bianconeri erano infatti
riusciti a sfruttare bene l’eccessiva
propensione offensiva dei due esterni
azzurri, arrivando spesso ad infilarsi con
astuzia e rapidità negli spazi da loro
lasciati vuoti. Questo accadeva soprattutto
sul settore di sinistra (destro per la
difesa del Napoli), da dove Maccarone spesso
costringeva all’uno contro uno Santacroce
che, allargandosi per coprire la corsia
esterna, lasciava ampi spazi centralmente,
dove Kharja andava spesso ad intrufolarsi. A
tal proposito è stato meno brillante del
solito il lavoro di copertura di Blasi,
spesso costretto a rincorrere gli avversari
perché fuori posizione, così come nel cuore
della difesa si sono avuti troppi errori da
parte di Paolo Cannavaro.
Concludiamo con la speranza che il Napoli
possa ripartire da questo buon secondo tempo
per chiudere al meglio questo girone di
andata, cancellando le incertezze e la
staticità dell’ennesimo, negativo, approccio
alla gara.
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