30/11/2008
(EDUARDO LETIZIA) - Nella giornata in cui
l’arbitraggio imbarazzante di Rosetti ha
lasciato ben intendere quanto tremendamente
scarso sia il livello attuale della classe
arbitrale italiana, il Napoli non è
purtroppo riuscito a dare una svolta al suo
periodo negativo.
La sconfitta odierna è nata, come spesso
accade nelle partite in trasferta, da un
errato approccio alla gara. Anche oggi il
Napoli ha regalato quasi mezz’ora agi
avversari, a causa di un atteggiamento
estremamente remissivo e da una sorta di
paura di attaccare che ha permesso all’Inter
di dominare la gara nella prima fase di
gioco, in cui gli uomini di Reja non sono
riusciti praticamente mai a superare la metà
campo.
Come è stato evidente anche oggi, quella di
attendere troppo gli avversari non è una
tattica che favorisce le caratteristiche
della squadra partenopea, che non ha
certamente nell’affidabilità difensiva la
sua migliore peculiarità, essendo solita
concedere un numero elevato di occasioni
agli avversari. Infatti la squadra di
Mourinho dopo 24 minuti di gioco si trovava
già in vantaggio di due reti, e l’andamento
del match lasciava presagire un’umiliante
goleada.
Sul 2-0 invece il Napoli ha rotto ogni
indugio ed ha iniziato a giocarsi la partita
apertamente. Gli esterni, che erano rimasti
costantemente bloccati nei primi minuti,
hanno iniziato ad accompagnare maggiormente
l’azione, soprattutto con Mannini sulla
sinistra, e la difesa ha alzato il suo
baricentro, diminuendo la distanza con
l’attacco e favorendo le ripartenze sui
recuperi di palla.
A fare la differenza sono state tuttavia,
come al solito, le giocate del Pocho Lavezzi
che, dopo una prima mezz’ora di nulla, ha
dato la scossa alla squadra e, con la
collaborazione di un ottimo Zalayeta,
tornato finalmente ai livelli della scorsa
stagione, è riuscito a realizzare la rete
del 2-1 ed a portare una maggiore pressione
offensiva alla difesa dei nerazzurri.
Nella ripresa il Napoli ha cercato di dare
seguito al buon finale di primo tempo, ma
spesso le trame intelaiate sfumavano al
momento di concretizzarsi, cosicché le
azioni realmente pericolose sono state, a
conti fatti, poche.
Se Lavezzi, Zalayeta e Mannini sono stati
gli elementi che hanno creato più grattacapi
alla difesa interista, altri giocatori, come
Maggio e, soprattutto, Hamsik, non sono
riusciti ad aiutare minimamente la squadra.
La pessima prova dello slovacco, in
particolare, ha causato gravi problemi al
reparto centrale degli azzurri, in quanto
l’ex bresciano non riusciva a rendersi utile
né in fase di copertura, né in appoggio alle
punte, né in fase di impostazione. Proprio
nella fase di costruzione della manovra il
Napoli ha trovato oggi le maggiori
difficoltà. Nelle occasioni in cui dovevano
essere gli azzurri ad impostare le azioni,
si venivano a creare delle situazioni di
evidente imbarazzo, in cui la palla restava
tra i piedi dei difensori (solitamente
Rinaudo), che non trovavano alcun
centrocampista in grado di proporsi per
iniziare l’azione, essendo Gargano spesso
pressato da Stankovic e trovandosi Hamsik
quasi sempre in una posizione intermedia tra
centrocampo e attacco, nascosto dietro
l’inossidabile Zanetti, sicché il difensore
di turno si trovava costretto a cercare
improponibili lanci lunghi, per lo più preda
degli scaltri difensori interisti.
Le migliori azioni azzurre sono così nate da
recuperi di palla in mezzo al campo, grazie
all’ottimo lavoro in fase di interdizione da
parte di Gargano e Pazienza, che poi
venivano trasformati in più o meno
pericolose ripartenze, allorquando la palla
veniva scaricata sui piedi di Lavezzi o
Zalayeta.
Il Napoli dovrà trarre i dovuti insegnamenti
da questa gara ed in particolare dovrà
dimostrarsi più sicura dei propri mezzi
nelle partite lontano dal San Paolo e dovrà,
d’altra parte, acquisire una maggiore
maturità in fase difensiva. In un periodo di
evidente difficoltà della retroguardia oggi
è sembrata alquanto curiosa l’esclusione di
quello che si è dimostrato il miglior
difensore azzurro finora, Fabiano
Santacroce. Sicuramente la scelta sarà stata
suggerita a Reja dall’esigenza di aggiungere
centimetri alla sua retroguardia. Tuttavia
le difficoltà aeree della difesa,
soprattutto su palle da fermo, sono state
ugualmente palesi e sicuramente la
reattività e la sfrontatezza di Santacroce
sarebbero state più utili alla causa
rispetto agli eccessivi timori ed alla
macchinosità di alcuni difensori scesi oggi
in campo.
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