25/1/2009
(EDUARDO LETIZIA) - Reja sembra aver trovato
il modo per equiparare le prestazioni
deficitarie in trasferta a quelle in casa:
iniziare a perdere anche al San Paolo.
È ormai confermato come il sogno Champions
non possa essere alla portata del Napoli di
questi ultimi mesi, troppo pieno di carenze
tecniche e del tutto privo di
un’organizzazione tattica.
Se fino ad ora le strabilianti giocate di
Lavezzi avevano un po’ mascherato quelli che
erano i limiti della squadra, nell’ultimo
periodo queste non sono bastate a risolvere
i problemi di un allenatore sempre più in
balia degli eventi, come ha dimostrato la
gara odierna.
Già dalla vigilia della partita si avvertiva
l’incongruenza della scelta di schierare un
centrocampo composto da soli interdittori,
aumentando le difficoltà di una zona del
campo che già con Hamsik fatica a produrre
gioco. La mancanza di qualità in mezzo al
campo ha condizionato tutta la gara.
Innumerevoli le palle perse dagli azzurri,
imbarazzante la difficoltà della squadra di
portare a compimento due passaggi precisi di
fila. I mediani azzurri, inoltre, non si
sono dimostrati in grado nemmeno di
infastidire l’azione dell’ispiratore della
manovra della Roma, Pizarro, oggi lasciato
eccessivamente libro di dettare le giocate
alla sua squadra.
Ancora più sconcertante è la fragilità della
difesa dove, a differenza dell’attacco, dove
Lavezzi spesso riesce ad ovviare ai limiti
dei compagni, manca un elemento dalle
qualità e dalla personalità tale da riuscire
a comandare un reparto mal gestito
dall’allenatore. L’ingenuità e
l’approssimazione ormai sono diventate delle
caratteristiche peculiari della retroguardia
partenopea, dove ormai sembra improponibile
continuare a proporre la linea a tre. In un
reparto in aperta difficoltà è infatti
improponibile pensare di tenere due esterni
altissimi come Maggio e Mannini, che
lasciano spesso isolati i tre centrali e
consentono agli avversari di attaccare con
facilità le corsie laterali.
Reja sta inoltre dimostrando una sorta
d’incapacità nell’apportare modifiche alla
sua squadra a partita in corsa. La scelta
odierna di tenere in panchina Russotto è
stata incomprensibile quasi quanto le sviste
arbitrali, che non mancano mai di inficiare
le gare del Napoli. Allo stesso modo è stata
sintomo evidente di impotenza tattica la
sostituzione di Zalayeta, uno dei migliori
tra gli azzurri, con il sempre deludente
Denis, oggi arma in più della difesa
giallorossa nel finale.
Urge trovare nuove alternative al gioco di
una squadra apparentemente in crisi e sempre
uguale a sé stessa, nel bene e nel male.
Tali alternative devono essere trovate da
Reja, ammesso che il mister goriziano
dimostri l’inventiva e la voglia di
cambiare.
Altro uomo che deve essere protagonista
della ripresa azzurra è Marino. Il Napoli ha
dimostrato di non avere una rosa adeguata ad
aspirare a traguardi elevati. I ricambi sono
modesti, soprattutto a centrocampo e in
attacco, ed incidono negativamente sulle
prestazioni e le scelte dell’allenatore.
De Laurentiis in settimana ha lamentato lo
scarso utilizzo di gran parte degli elementi
della sua rosa. Probabilmente il presidente
dovrebbe sedere ad un tavolo con Marino e
riflettere se la colpa di questo
insufficiente utilizzo sia di Reja o della
scarsa qualità della rosa. Dopo di ciò
sarebbe il caso di agire di conseguenza,
anche se ormai il mercato di riparazione
volge al termine e l’immobilismo che Reja
sta praticando in campo, sembra aver preso
anche Marino in fase di mercato…
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